Lo scorso aprile, nel momento in cui più clamore avevano sollevato le dichiarazioni di Recep Erdogan sull’intenzione di aprire un nuovo canale, per l’accesso dal mar di Marmara al mar Nero e che tale nuovo canale avrebbe reso carta straccia la Convenzione di Montreux, la russa Rosstrat (Istituto di strategie politico-economiche internazionali) scriveva che un annullamento della Convenzione avrebbe messo in mano alla Turchia un asso pesante nei rapporti internazionali.
Una tale prospettiva, significherebbe infatti che vascelli militari NATO, senza limiti di tonnellaggio e di permanenza (che è il succo della Convenzione, per quanto riguarda il naviglio militare: un massimo di 21 giorni e 30.000 tonnellate in tempo di pace) potrebbero affollare le acque del mar Nero: che è il maggior pericolo che preoccupa Mosca.
A calmare un po’ le apprensioni russe, vale la constatazione che, già a marzo 2020, era stata indetta una gara per appaltare i lavori del nuovo canale; ma pare che la faccenda si stia ripetendo quasi annualmente dal 2013, senza che se ne sia fatto di nulla. Almeno per ora.
Si sa come erano andate le cose nella stessa Turchia, all’annuncio di Erdogan del futuro progetto che, nelle sue parole, dovrebbe servire ad alleggerire il transito attraverso il Bosforo e, a parere (lo scorso aprile) degli analisti di Russtrat e non solo loro, non rientrerebbe nei condizionamenti stabiliti a Montreux nel 1936 sulla limitazione d’accesso alle navi – in particolare quelle militari; ma anche quelle mercantili devono sottoporsi a controlli doganali e sanitari da parte turca – di paesi non rivieraschi del mar Nero.
All’annuncio, Erdogan aveva anche detto di non aver intenzione di aggirare la Convenzione, almeno per ora, ma, in caso di necessità, Ankara «rivedrà senza tentennamenti qualsiasi accordo». Già prima delle parole di Erdogan, l’analista turco Arif Asialoglu aveva scritto sulla russa IA Regnum che la Turchia potrebbe uscire dalla Convenzione di Montreux; di fatto, Asialoglu si era limitato a riportare le dichiarazioni dello speaker della Grande Assemblea nazionale turca, Mustafa Shento’p, secondo cui Erdogan potrebbe ritirare il Paese da qualsiasi accordo internazionale, semplicemente adottando un relativo decreto e ciò si riferisce anche alla Convenzione sullo status degli stretti.
Ecco però che a quattro mesi di distanza, ancora la Russtrat, studiando più attentamente i dettami di Montreux, afferma che, a parere dei propri analisti, nemmeno realizzando il nuovo canale “Istanbul” la Turchia potrebbe aggirare la Convenzione del 1936, nonostante Erdogan sostenga non esserci nessun legame tra il progetto e la Convenzione.
Questo, per il semplice fatto che, oltre al Bosforo (e ancor prima del Bosforo per le navi provenienti dal mar Egeo), c’è lo stretto dei Dardanelli e nel preambolo della Convenzione di Montreux si dice esplicitamente che nella definizione di “Stretti” rientrano “stretto dei Dardanelli, mar di Marmara e Bosforo”, e a tutti si applicano le regole adottate 85 anni fa: tra l’altro, proprio per garantire gli interessi turchi – come avevano scritto i cento ammiragli e ex ammiragli turchi nella lettera a Erdogan – oltre che degli altri stati rivieraschi.
Tutto ciò vale anche nel caso Ankara decidesse di aprire un ulteriore nuovo canale, che aggirasse i Dardanelli: in nessun caso le navi militari riescono a evitare il mar di Marmara, contemplato dalla Convenzione.
Sembra chiaro (scrivendo da profani) che nemmeno l’eventuale uscita della Turchia dalla Convenzione ne possa intaccare la validità generale, pur se la maggioranza dei Paesi che oggi vi aderiscono è parte integrante della NATO e proprio la Convenzione ne limiti i movimenti e la permanenza nel mar Nero, come ripetutosi di recente con la provocazione del cacciatorpediniere britannico “Defender”.
Altra questione è invece l’eventualità che proprio la marina britannica faccia da apripista per rendere nulla la Convenzione, dopo il memorandum di intenti sottoscritto tra Londra e Kiev, per concedere alla Gran Bretagna la possibilità di realizzare due basi navali, una sulle coste del mar Nero e una su quelle del mar d’Azov, in cui, dunque, vascelli britannici, e quindi NATO, potrebbero entrare e stazionare aggirando le norme di Montreux.
Sembra che la partita debba giocarsi su chi sarà il miglio offerente a saziare le ambizioni turche.
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