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08/01/2022

Il governo tira a sorte sulla salute del mondo della scuola

Gli ultimi provvedimenti del Governo, alla vigilia dalla riapertura delle scuole, vanno letti con spirito di semplificazione, al di là della confusione estrema delle indicazioni. Il messaggio è questo: fate un po’ quel che vi pare e come vi pare, ma tenetevi gli alunni a scuola.

È l’unica strada possibile, di fronte all’aumento ormai esponenziale dei contagi tra lavoratori e studenti, una volta che si è deciso molto chiaramente di non praticare l’altra possibile, quella che USB Scuola indica dall’inizio della pandemia: un piano di investimenti strutturali sulle scuole, basato su un ripensamento totale degli spazi, una riqualificazione sistematica degli edifici, l’uso diffuso di tutti gli strumenti e i dispositivi di sicurezza di cui si può disporre (da mascherine adeguate, ovvero FFP2 per studenti e docenti fornite gratuitamente, a impianti di aerazione e purificazione dell’aria che in altri Paesi sono in uso), passando ovviamente da un potenziamento vero dei trasporti, dal ripristino o dall’inserimento delle figure mediche e infermieristiche per ogni istituto, dalla riduzione drastica del numero di alunni per classe, dall’assunzione di contingenti adeguati di docenti e di personale ATA.

Questo non è avvenuto e non avverrà, perché non è nella testa e nei programmi di chi governa e ha altre priorità ed altri interessi.

Perché le scuole rimangano aperte, non resta che affidarsi al caso.

Lo hanno capito anche gli oltre 1000 presidi che hanno richiesto la Dad fino al 31 gennaio, peccando anche loro di una visione emergenziale che oggi dà qualche sensatezza a quella richiesta, ma che non affronta strutturalmente la realtà.

La realtà è che il covid durerà per anni, che i vaccini pur essendo fondamentali non risolvono da soli il problema, che nuove varianti emergeranno nei prossimi mesi e che, senza un ripensamento materiale e progettuale dell’istituzione scolastica, si vivrà sempre sull’orlo dell’emergenza e dei provvedimenti straordinari.

È ripartito anche nel mondo progressista della scuola il dibattito DaD sì, DaD no. Ancora una volta si ragiona sulle conseguenze. Le classi andranno in quarantena, la DaD sarà un fatto compiuto in molte scuole già nelle prossime settimane.

Oltre a seguire scuola per scuola i lavoratori e gli studenti, provando a orientarli, sostenerli e consigliarli, oggi il punto è più che mai ridare ai lavoratori della scuola, agli insegnanti e agli ATA, un piano di riflessione intellettuale e culturale che provi a farli uscire dall’angolo, che possa anche proporre una prospettiva di lotta e non di mera lamentela.

Le prossime elezioni RSU devono essere una prima occasione di dibattito e scontro, anche tra colleghi, perché l’unica alternativa oggi visibile è l’implosione del sistema scuola.

Una soluzione che non dispiace a chi la scuola la vuole ridisegnare in forme molto meno democratiche e formative, spingendola ancora un passo avanti in quel ruolo di servizio all’impresa e all’economia privata che ormai viene dichiarato senza remore o vergogna.

Il virus vero è questo, il vaccino si forma nell’organizzazione, nella lotta e ricominciando a pensare davvero.

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