di Francesco Dall'Aglio
Come volevasi dimostrare, la proposta del patriarca della Chiesa ortodossa russa Kiril, accettata da Putin, di una tregua natalizia dalle 12 del 6 alla mezzanotte del 7 gennaio (Natale, per le Chiese ortodosse che seguono il vecchio calendario, è appunto il 7 gennaio) ha mandato un po’ di gente al manicomio.
Ricordo che una tregua, o “cessate il fuoco”, è una pausa dei combattimenti in cui per un po’ di tempo non muore della gente, giusto per chiarire di cosa si discute. La tregua, tra l’altro, è unilaterale, nel senso che non è concordata con le FFAA ucraine, che sono solo invitate a rispettarla.
Il primo a commentare la proposta è stato Mikhaylo Podolyak, consigliere presidenziale ucraino, che ha parlato di ipocrisia sostenendo che la tregua ci sarà quando i russi se ne andranno dall’Ucraina (la tregua, quando se ne andranno? Non la pace?).
Biden ha rincarato dicendo che la proposta è un tentativo russo di “trovare un po’ di ossigeno“. Il governo tedesco inizialmente è sembrato conciliante (forse appunto perché durante le tregue non muore la gente) e ha affermato di “aver preso nota” della proposta, ma che comunque Mosca deve ritirarsi; poco fa, però, la ministra degli esteri Berboeck ha dichiarato che “la cosiddetta tregua non porterà libertà o sicurezza alle persone che vivono sotto occupazione russa“, che non capisco cosa c’entri.
Poi Dmytro Kuleba, ministro degli esteri ucraino, ha twittato che “il cessate il fuoco non può e non deve essere preso sul serio“. Si è aggiunto Charles Michel, Presidente del Consiglio UE, che in un altro tweet, dopo aver ribadito che c’è un aggressore e un aggredito (in effetti era da un po’ che non lo si diceva) ha sentenziato che l’annuncio del cessate il fuoco unilaterale “è tanto falso e ipocrita quanto le illegali e grottesche annessioni e i referendum che le hanno accompagnate“, cosa anche questa che con l’oggetto in esame c’entra poco.
Aleksy Danilov, segretario del consiglio di difesa ucraino, ha escluso qualsiasi contatto con la Russia per una tregua. Mellifluamente, i russi hanno continuato per tutto il pomeriggio a chiedersi se le posizioni di Podolyak eccetera, che alla fine non avevano esplicitamente negato la possibilità di un cessate il fuoco, rispecchiassero quelle di Zelensky.
E Zelensky ha chiuso la questione poco fa, nell’unico modo in cui poteva farlo: il cessate il fuoco, ha detto (tra l’altro in russo) serve a fermare i progressi ucraini nel Donbass e a trasportare più uomini ed equipaggiamenti verso il fronte. Quindi non se ne fa nulla.
La proposta, al di là del fatto che per eterogenesi dei fini potrebbe portare a qualche morto in meno e quindi è una bella cosa, è ovviamente un trappolone diplomatico nel quale “i nostri” sono cascati mani e piedi.
Del resto non era possibile che facessero altrimenti, visto il tipo di propaganda messa in atto da febbraio: se c’è “un aggressore e un aggredito” mica una tregua può venire dall’aggressore, sarà certamente un inganno, quindi bisogna respingerla e non partecipare.
La proposta è anche un’astuta mossa da parte del patriarcato di Mosca per spezzare il fronte interno dei credenti ucraini, parte dei quali non sta digerendo molto bene l’offensiva governativa contro la libertà di culto della Chiesa ortodossa ucraina rimasta fedele a Mosca e che nelle regioni orientali del paese, Kiev inclusa, non è affatto minoritaria.
Putin si accredita come uomo alla fine pacifico, che una risoluzione diplomatica senza più morti alla fine la vorrebbe, purché “ragionevole”; Kiril passa al contrattacco, proponendosi anche lui come uomo di pace dopo tutte le critiche ricevute per avere esplicitamente appoggiato l’operazione militare, con un sermone di sicuro già pronto su Zelensky “agente di Satana”; e i nostri ci fanno la figura dei guerrafondai senza Dio, che nemmeno a Natale sono disposti a non sparare.
E ovviamente, quando alle 12.00 e un secondo l’esercito ucraino non avrà cessato di sparare, l’esercito russo sarà a malincuore costretto a difendersi (come del resto Pushilin già ha detto qualche ora fa) e la tregua, appunto, non ci sarà: e non sarà colpa loro. Davvero un bel trappolone
P.S. Biden e Zelensky dicono quello che devono dire, ovviamente, e le loro groupies ritwittano entusiaste, ma l’idea che la Russia abbia bisogno di una tregua di 36 ore per rifiatare è risibile, visto come stanno andando le cose intorno a Bahmut e, soprattutto, Soledar.
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