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13/01/2023

La nuova Vandea controdemocratica

Qualcuno ha fatto giustamente notare che esistono similitudini inquietanti tra quanto accadde a Capitol Hill, quanto è successo a Brasilia e quanto sta accadendo in Italia.

Il problema dell’analisi politica è, però, liberarsi dalla sociologia da divulgazione. Non perché non si espongano anche così analisi convincenti, ma proprio perché un conto è la contemplazione del sociologo, altro è l’iniziativa politica in grado di fermare, far arretrare e poi sconfiggere la demagogia reazionaria

Quando, ad esempio, Giuseppe De Rita dice: “Questa Destra è impreparata a governare. E i suoi elettori, la piccola borghesia, le periferie, le corporazioni che non hanno votato sui programmi ma soltanto come onda di opinione, hanno scoperto di essere impreparati alle delusioni della Politica.” (intervista di Maria Novella De Luca per Repubblica del 11/01/23).

Dice una cosa vera, ma è semplicemente un selfie. Siamo sicuri che si tratti d’impreparazione o è invece una linea di condotta?

Sul punto è più precisa Donatella De Cesare: “Questi nuovi perdenti chiedono risposte semplici a questione complesse e sono attraversati dall’esigenza inconscia di negare i problemi che inquietano il mondo.
La destra nazional-sovranista (che non può essere ricondotta a quella novecentesca) fa proprio al caso loro. Li rassicura, li conforta, soprattutto li difende – contro quelli che ricevono aiuti indebiti (vedi da noi il reddito di cittadinanza), contro i neri e i migranti, gli indigeni e i musulmani, le femministe e i transgender, ma anche contro l’establishment.
Vale la pena sottolineare – e forse può essere di riflessione per noi – che questa difesa ha funzionato anche quando i bolsonaristi erano al potere, quando cioè, nel corso di quattro disastrosi anni, anziché governare, hanno agito nel segno del voto identitario mantenendo mobilitata la loro base sociale”
. (Il Fatto Quotidiano, 11.01.2023).

In effetti, se guardiamo anche alle cose italiane, vedremo una destra che ha un preciso e specifico linguaggio dedicato alla sua base elettorale, proprio come Trump o Bolsonaro. In questo senso, la destra italiana parla e agisce solo per i suoi elettori, cioè, come dice De Rita, “la piccola borghesia, le periferie, le corporazioni”.

Non si tratta, dunque, di semplice consenso elettorale, ma della ricerca di un forte legame con determinati strati sociali per spingerli a essere protagonisti dei loro stessi interessi di classe.

La destra di governo o di opposizione, lavora alla presenza politica organizzata di questi ceti sociali, con i quali entrare in conflitto con la democrazia liberale, metterla in crisi, costringerla a mediazioni impensabili fino a non molto tempo fa.

Lo stravolgimento dei rapporti di forza tra l’establishment – che rappresenta gli interessi delle oligarchie del capitalismo finanziario – e i partiti espressione di una democrazia capace di redistribuire la ricchezza (grosso modo la “socialdemocrazia storica”, anche cristiana) sta producendo un nuovo scenario della lotta tra le classi.

La dialettica tra conservatori e progressisti nei governi occidentali si è bloccata, ogni mediazione sembra essere saltata. Un nuovo paradigma si è affacciato sulla scena politica.

Dopo Capitol Hill, i democratici repubblicani americani hanno dovuto fare i conti col trumpismo del dopo Trump, fino a far vacillare l’Amministrazione Biden nelle elezioni di medio termine e rendere quasi farsesca l’elezione dello speaker, ancorché repubblicano, del Congresso.

In Brasile, Lula ha vinto le elezioni, ma non ha la forza numerica necessaria per smantellare il bolsonarismo. L’assalto alle sedi istituzionali è stato un avvertimento inequivocabile: hai sconfitto un Bolsonaro, non quelli né quello che rappresenta.

Secondo Pier Virgilio Dastoli, presidente del Movimento Europeo (movimentoeuropeo.it) in Europa, si profilerebbe un accordo elettorale per le elezioni del Parlamento nel 2024 tra il centrodestra, guidato da Manfred Weber e i conservatori di Meloni, così che la “coalizione Ursula”, che unificava cristiano-sociali, liberali e socialdemocratici, insieme opposti ai “sovranisti”, verrà smantellata e vedremo i socialisti europei finire all’opposizione, in netta minoranza.

C’è da aspettarsi lo sdoganamento dei paesi di Visegrád. Un nuovo paradigma, appunto.

La cosa è esattamente quello che è successo in Italia, dove il governo di unità nazionale presieduto da Mario Draghi – una “coalizione Ursula” de noantri – ha lasciato poi il campo alla destra, col risultato di scaraventare nell’irrilevanza politica il Partito democratico.

Dunque, lo scenario che si delinea è un’alleanza storica tra oligarchie e corporazioni, capace di mettere all’angolo la classe lavoratrice, le masse popolari, che non trovano più rappresentanza né voce in capitolo, in affanno e in grande difficoltà a far valere i propri diritti e la forza dei loro bisogni.

È una nuova Vandea, tradizionalista e reazionaria, una novella “Pro Aris e Focis”, (letteralmente “per i nostri altari e focolari”, slogan rivisitato due secoli dopo dal fascismo in “Dio, patria e famiglia”) che ha forte l’intenzione di restaurare il comando per darlo in mano al ceto medio incattivito, piccolo borghese e corporativo, per ridefinire il perimetro democratico, deprimere i diritti sociali e sindacali, politici e civili.

La Vandea nella Francia del 1793 era controrivoluzionaria, quella del 1922 in Italia era contro lo stato liberale; quella attuale, più che “illiberale”, è letteralmente “controdemocratica”. È la plastica rappresentazione della crisi delle democrazie occidentali così come si ricomposero dopo la Seconda guerra mondiale prima e la Guerra Fredda poi.

L’Italia si appresta a non essere più, neanche solo sulla carta, una repubblica fondata sul lavoro, inteso come mondo vitale di valori sociali dei lavoratori; la repubblica non avrà più il compito di rimuove gli ostacoli alla redistribuzione della ricchezza; il parlamento non sarà più la caratteristica precipua della democrazia italiana.

A questo mirano le “riforme costituzionali” che aprono la strada al cosiddetto “presidenzialismo”. A questo tenderà tutto lo sforzo politico del governo di destra-centro: nuova alleanza tra conservatori dell’ordine economico e i reazionari controdemocratici.

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