06/06/2023
Guerra in Ucraina - Primi assaggi di controffensiva
di Francesco Dall'Aglio
Ho aspettato 24 ore, anzi un po' di più, prima di scrivere qualcosa sull'offensiva ucraina che si sta sviluppando, come si vede dalla carta che allego, intorno al saliente di Vremievsky. Le direttrici d'attacco sono cinque, quattro intorno al saliente e una più a ovest, da Orichiv verso Polohy. Di questi cinque attacchi, condotti con un discreto quantitativo di blindati, corazzati e fanteria, l'unico in direzione di uno degli obiettivi strategici ucraini (anch'essi evidenziati nella carta) è l'ultimo, quello più isolato. Gli altri sono, oltre che una distrazione e un tentativo di attirare riserve, una ricognizione in forze per saggiare la tenuta delle truppe russe nella giunzione tra il fronte di Donetsk e quello di Zaporizhia.
Per ora il fronte russo sembra reggere senza necessità di fare avanzare le riserve, con ritirate e successive avanzate quando le truppe ucraine sono attirate nelle "firebag" predisposte (zone nelle immediate retrovie già designate in anticipo per essere colpite dall'artiglieria e dall'aviazione una volta che le truppe amiche si sono ritirate); l'assenza di aviazione è molto negativa per l'avanzata ucraina, ovviamente, così come lo svantaggio in termini di artiglieria, anche se l'artiglieria ucraina ha intensificato notevolmente il fuoco su tutto il fronte.
Il materiale utilizzato, almeno da quello che vedo (circolano molti pochi filmati per il momento, soprattutto da parte ucraina non se ne vedono) sembra essere per la maggior parte ruotato e non cingolato. Evidentemente stanno utilizzando per lo più la rete stradale, sperando di riuscire a forzare da qualche parte e potere avanzare con celerità per poi fare intervenire le riserve. I famosi "mezzi occidentali" sono utilizzati ancora con parsimonia: oggi si era diffusa la notizia che un Leopard fosse stato abbandonato dall'equipaggio, ma a me la sagoma nella foto sembrava più quella di un AMX-10 RC francese (un blindato a sei ruote con una torretta che monta un cannone da 105, un mezzo più da ricognizione e appoggio che da sfondamento, che sarebbe più congruo allo scopo di queste operazioni) e infatti così è stato poi confermato - anzi, è venuta fuori un'altra foto con due altri AMX abbandonati, che porterebbe il totale a tre. Altri filmati mostrano almeno una decina di mezzi distrutti, tra carri, MRAP e trasporto truppe, ma non è facile fare una stima delle perdite che gli attaccanti stanno subendo. Per ora, ad ogni modo, Leopard e Challenger non se ne vedono, ed è sensato; bisogna prima aprire una breccia e poi farli entrare per allargarla e stabilizzarla, certo non verranno mandati a fare la cavalcata delle valchirie contro i trinceramenti russi.
Tornando alle zone dove si stanno sviluppando le operazioni: sulla carta ho indicato quelli che sono gli snodi fondamentali per l'offensiva ucraina. È evidente che, con la parzialissima eccezione dell'attacco in direzione di Polohym, che si è arenato subito, il grosso degli attacchi è concentrato in una zona periferica, un saliente che però infastidisce parecchio le retrovie ucraine. Riuscire a livellare il fronte in quella zona sarebbe molto utile per ottimizzare le linee, ma per ora l'obiettivo pare molto lontano dall'essere centrato. Bisogna vedere se nei prossimi giorni gli attacchi in quella zona continueranno o se, come già successo per quelli ai fianchi di Bahmut, verranno abbandonati una volta che sarà chiaro che non portano risultati.
Per ora la situazione è questa. Riferire altre notizie, dal flusso infinito di post e rapporti, non serve a molto vista la fluidità della situazione. Per ogni notizia, che sia di avanzate o ritirate, bisogna aspettare almeno 12 ore.
Intanto, da alcuni giorni i russi avanzano a passo rapido a Marinka, dove sono arrivati alcuni reparti "Akhmat" ceceni, e continuano a stringere intorno ad Avdiivka. Non è escluso che l'operazione a Vremievsky sia partita per evitare un altro "effetto Bahmut" a Marinka.
La diga di Kakhovka
Pare confermato che la diga di Kakhovka abbia ceduto per via di un attacco, non per cedimento strutturale (o perché, come detto da qualcuno, i russi non facevano la manutenzione - evidentemente erano gli stessi che a Chernobyl scavavano le trincee nel terreno radioattivo con le mani). Resta da chiedersi chi l'abbia attaccata, e perché. Cui prodest, come dicevano i latini. In assenza di certezze e in un clima mediatico già completamente avvelenato, possiamo solo formulare alcune ipotesi.
Come era ovvio, i media occidentali si sono immediatamente allineati alla posizione ucraina, da cui il clima avvelenato di cui sopra: sono stati i russi, per vari motivi nessuno dei quali buono - perché sono terroristi (Zelensky), perché sono nel panico in vista dell'offensiva che sta per partire (l'intelligence), perché ormai sono pronti ad evacuare la Crimea e si fanno saltare tutto alle spalle (Sergej Sumlenny, un genio da sempre). L'idea di base è appunto che la distruzione della diga convenga all'esercito russo, che così impedirà a quello ucraino di attraversare il Dnieper e avanzare in direzione della Crimea, visto che, come sempre, l'offensiva ucraina è data per inarrestabile; mentre non conviene a quello ucraino, che deve lasciare le sue posizioni. Questa posizione non è del tutto campata in aria, ma ci sono alcune cose da considerare, sia dal punto di vista strettamente militare che delle conseguenze sul territorio.
Dal punto di vista militare, la sponda est del fiume (quella sulla quale sono attestati i russi) è più BASSA della sponda ovest, il che significa che la maggior parte dell'acqua defluirà da quelle parti: e questo significa che saranno in realtà i russi a dovere sgomberare la zone e ad arretrare le loro posizioni, abbandonando i trinceramenti e i campi minati che hanno messo in piedi dalla scorsa estate dopo avere lasciato la sponda ovest del fiume e la città di Cherson stessa (a proposito: la motivazione più valida per l'abbandono di quelle posizioni era proprio questa: in caso di distruzione della diga i reparti russi si sarebbero trovati isolati e sarebbe stato impossibile rifornirli, e penso non sia il caso di dimenticare che esattamente per questo motivo l'esercito ucraino bombardava la diga con i missili, dando poi la colpa ai russi. Che l'abbiano fatto in passato non significa naturalmente che l'abbiano fatto anche stanotte, ma il precedente c'è).
Per quanto riguarda la complicazione dello sbarco ucraino andrebbe ricordato che, al momento, preparativi per questo sbarco non se n'erano visti, e che uno sbarco senza supremazia aerea è impensabile a meno che non si tratti, come fatto finora, di infiltrare piccoli gruppi per vedere come sono messe le difese - difese che, ripeto, ora vanno completamente ripensate dai russi, mentre quelle ucraine sull'altra sponda restano sostanzialmente intatte con l'eccezione di quelle proprio sulla riva del fiume. Sempre a proposito di sbarchi, l'allagamento complicherebbe anche i piani dei russi se volessero tentarlo loro - e anche di questa cosa finora non c'è traccia. Quindi dal punto di vista strettamente militare non è così semplice da stabilire chi ricaverà i maggiori vantaggi. Michael Kofman, uno degli analisti di War on the Rocks, certo non sospettabile di simpatie filo-russe, aveva infatti detto in uno dei suoi podcast che far saltare la diga, per i russi, "sarebbe essenzialmente spararsi in un piede".
Dal punto di vista delle conseguenze sul territorio, anche qui non è facile. Ovviamente le conseguenze per i civili saranno più gravi dal lato ucraino, per il semplice fatto che il centro urbano più grande, Cherson, si trova dal loro lato e alcuni dei suoi quartieri verranno completamente allagati: quindi nell'immediato la situazione sembrerebbe anche qui favorire i russi, che svuoterebbero la città (anche se non è chiaro cosa ci guadagnerebbero). Ci sono però altre considerazioni da fare, che riguardano la Crimea e la centrale nucleare di Energodar, ossia gli svantaggi russi.
La questione della Crimea concerne il suo approvvigionamento idrico, ossia il canale Dnieper-Crimea, che si trova più a nord della diga ma dipende comunque dal fluire regolare delle acque del fiume, e si sta già abbassando anche se di pochissimo; stesso discorso per la centrale nucleare di Energodar, i cui bacini di raffreddamento sono molto più a nord-est, ma valgono le stesse considerazioni del canale.
Inoltre, la diga di Kakhovka non è affatto l'unica diga sul fiume: ce ne sono, come mostra l'illustrazione che allego, altre cinque, e sono tutte in mano ucraina. Se decidessero di ridurre la portata d'acqua della "cascata del Dnieper", agendo su tutte le dighe o solo sull'ultima, prosciugherebbero sia il canale di Crimea che, cosa ancora più pericolosa, i bacini della centrale nucleare - magari per richiedere un intervento dell'AIEA o delle Nazioni Unite, perché una centrale senza dispositivi di raffreddamento non può ovviamente funzionare e sarebbe un disastro ben più grave dell'allagamento di Cherson, con conseguenze stavolta continentali.
Quindi, prima di stabilire chi è stato, cerchiamo di capire a chi conviene maggiormente. Non sono molto sicuro che convenga di più ai russi. Mediaticamente, come sempre, conviene di più all'Ucraina, ma anche questa non è una prova inoppugnabile.
La carta l'ho presa da qui, dove ci sono molti dati interessanti.
Per chiarire meglio la situazione: a sud della diga il terreno verrà allagato, ma a nord si abbasserà il livello dell'acqua IN TUTTO IL BACINO, con le possibili conseguenze per il canale di Crimea e la centrale di Energodar discusse in precedenza, e problemi all'approvvigionamento idrico di entrambe le sponde. Quanto, non lo sappiamo: dipende da cosa succederà con le altre dighe, se rilasceranno più acqua per compensare o no.
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