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06/12/2023

Guerra in Ucraina - La via d’uscita? Gli ucraini sono incapaci...

di Francesco Dall'Aglio

Procede incessante la scoperta dell’acqua calda. Ieri mattina su Bild uno stranito Julian Röpcke si chiede se “abbiamo sottovalutato la Russia?” che tra l’altro ha “sempre più nuove armi e tecnologie“. E si risponde di sì, che in effetti l’abbiamo sottovalutata.

Non le mancano i rifornimenti, ha raddoppiato il numero di blindati e corazzati che produce in un anno (senza contare i vecchi mezzi rimodernati e i “Frankenstein”, quelli costruiti assemblando pezzi di sistemi d’arma diversi), ha quattro volte il numero dei droni che ha l’Ucraina, eccetera.

Eppure è lo stesso Röpcke che il 1 giugno twittava che erano arrivati “gli ultimi giorni della Russia” e che “se la sarebbe goduta“, aggiungendoci anche un #moltopresto in russo. E poiché Twitter e il “webbe” intero hanno memoria lunga, non vi dico cos’è il suo account in questi giorni.

Tanto che ha sentito la necessità di twittare passivo-aggressivamente che lui si era fidato “di alcuni dei maggiori servizi di intelligence del pianeta” e che aveva creduto “nelle abilità dell’esercito ucraino” (allego uno screenshot perché mi ha bloccato tempo fa, proprio per via della controffensiva, e me ne dispiace perché qui lo prendo in giro, ma scrive anche, ogni tanto, cose sensate).

Ecco, intelligence e capacità dell’esercito ucraino. Proprio di queste due cose parla l’articolo-fiume del Washington Post di ieri, talmente tanto lungo e argomentato, e scritto da talmente tanta gente (ci si sono messi in venti) che è stato diviso in due – vi allego, poiché sono dietro paywall, le pagine di un sito benemerito grazie al quale potete leggervelo (parte 1, parte 2).

Sintetizzando al massimo: la controffensiva è fallita, arrivano giorni duri, bisogna vedere che fare. I motivi del fallimento, o meglio, la spiegazione che lo staff del Washington Post ne dà, sono però la cosa che ci interessa.

Perché la necessità principale, ormai, è diventata quella di trovare una via d’uscita onorevole, che consenta di scaricare colpe e responsabilità lontano dagli USA e dalla NATO: ovvero in Ucraina, perché solo là le puoi scaricare.

E così apprendiamo (già lo sapevamo, ma era ovviamente “propaganda russa”):

– che la controffensiva è stata preparata congiuntamente dagli stati maggiori ucraino, statunitense e britannico, che l’hanno simulata almeno otto volte, con vari risultati (questo perché la NATO non è in alcun modo coinvolta nella gestione del conflitto, naturalmente);

– che l’idea USA-UK era quella di concentrare tutto il materiale in un unico punto (Rabotino, che doveva essere presa il secondo giorno della controffensiva) e sfondare lì le linee russe, ma gli ucraini si sono incaponiti ad attaccare in tre settori diversi, uno dei quali era Bahmut;

– che è vero che non sono stati forniti aerei, ma è stato fornito più materiale di quello che aveva richiesto l’Ucraina a gennaio;

– che la data scelta dalla NATO era aprile, ma gli ucraini l’hanno tirata troppo in lungo consentendo ai russi di trincerarsi meglio;

– che il problema insormontabile è che gli ucraini non sono stati in grado di liberarsi della “mentalità sovietica” e non sono riusciti a comprendere davvero le tattiche NATO (molto cavallerescamente viene concesso loro che in effetti le suddette tattiche NATO prevedono una quantità esorbitante di aerei e missili di precisione che non sono stati forniti, ma par di capire che, non essendo stati gli ucraini in grado di capire bene cosa ci si aspettava da loro, dargli anche aerei e missili sarebbe stato inutile);

– e sì, forse c’è stato qualche problema di intelligence.

Bisognava dunque fare come dicevano i grandi padroni bianchi, non come i nativi, nella loro confusa immaginazione, hanno voluto, e queste sono le conseguenze.

Ovviamente se si fosse seguito il piano NATO la vittoria sarebbe stata assicurata, perché l’esercito russo è sempre “scarso, male equipaggiato, col morale a pezzi” e con le unità che restano al fronte solo perché dietro ci sono i commissari politici che gli sparano se non avanzano con le famose “ondate umane”; che poi vorrei capire come fai l'”ondata umana” se stai difendendo e sono loro che ti attaccano...

Ma evidentemente a furia di studiare questa guerra sono diventato pure io un mezzo bue come questi slavi orientali, e che la Russia ha fermato l’avanzata solo perché ha messo un sacco di mine e basta. Ah, no, ha anche scavato delle trincee, ma scadenti pure quelle. E ovviamente sono morti in 300.000, ma tanto hai voglia quanti ce ne sono in Russia…

L’articolo ovviamente dice anche cose interessanti e giuste, ma i punti importanti sono quelli che, seppure facendo ironia, ho elencato sopra: il piano della NATO era buono; le armi c’erano; l’avversario era tutt’altro che irresistibile. Se è andato tutto al diavolo è solo ed esclusivamente colpa degli ucraini.

Ed era ovvio che alla fine la exit strategy sarebbe stata questa.

Intanto Chuck Schumer, il capo dei senatori democratici, ha comunicato che la diretta di oggi nella quale Zelensky avrebbe parlato al Senato USA per provare a convincerli a mandare altri finanziamenti, è stata cancellata dallo stesso presidente ucraino perché “è successo qualcosa all’ultimo minuto“. Mah...

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