In sigla è Disegno di legge 1660, nella sostanza è la concretizzazione più esplicita di un apparato legale mirato contro le lotte sociali, sindacali, ambientaliste.
Da qui l’esigenza di definirlo nel modo più appropriato e indicativo possibile, perché è una legge che introduce un regime di stato polizia “mirato” proprio contro chi occupa le case, blocca le strade, picchetta i cancelli di una fabbrica come strumenti di lotta per far pesare i propri interessi e le proprie esigenze dentro e contro un sistema organizzato per rimuoverli e opprimerli.
Questo disegno di legge in discussione lo fa alzando in modo spropositato le pene già esistenti e allargando la platea dei casi nei quali si viene colpiti dalla legge stessa, incluso il reato di solidarietà ai picchetti operai da parte di lavoratori non della stessa azienda o attivisti solidali “perché arrecano danno all’azienda”.
Centinaia di persone hanno partecipato mercoledì pomeriggio a Roma all’assemblea tenutasi su questo argomento al centro sociale Intifada. Una partecipazione significativa ed ampia a dimostrazione che, dopo la prima giornata di mobilitazione a giugno in varie città e sotto Montecitorio, sta giustamente crescendo l’allarme e l’attenzione contro questo che è il terzo pacchetto sicurezza in soli 8 anni.
Prima Minniti, poi il Salvini 1 e adesso questo al quale occorrerà trovare il nome, indicano la preoccupazione – e l’arroganza – delle classi dirigenti nel nostro paese anche in presenza di conflitti sociali non certo paragonabili a quelli degli anni dell’emergenza.
Di cosa hanno paura dunque i governi, siano essi di destra, centro-destra, centro-sinistra da dover mettere in campo continuamente leggi di polizia e liberticide? Hanno paura delle loro responsabilità di fronte alla consapevole crescita delle disuguaglianze sociali come conseguenze delle loro scelte e sanno di non avere margini per gestire il consenso sociale.
La selezione di classe – che privilegia alcuni settori e ne danneggia altri – è ormai la cifra dei governi che si vanno succedendo dal 2011 in poi. Sia quelli che hanno costruito le loro fortune sull’antiberlusconismo, sia quelli che vedono i fascisti ai posti di comando.
Nell’assemblea di mercoledì, dopo l’introduzione di Paolo Di Vetta, si sono alternati moltissimi interventi. Dal “maestro” Tano D’Amico che ha immortalato per anni con le sue foto le lotte proletarie anche nei quartieri che sabato prossimo vedranno sfilare la manifestazione per il cinquantesimo anniversario dell’uccisione del compagno Fabrizio Ceruso, a Ilaria Salis intervenuta da remoto da Bruxelles, dai giuristi Romeo, Lucentini, Crisci e Marcelli a Giuliano Granato di Potere al Popolo, dall’assessore comunale di Roma Catarci ai compagni siciliani che hanno denunciato la persecuzione e la detenzione di Luigi Spera per una azione dimostrativa contro la Leonardo, dagli universitari di Cambiare Rotta al Comitato no inceneritore di Albano a Valentina su donne e carcere, dall’Asia-Usb a compagni storici come Vincenzo Miliucci e ai disoccupati napoletani raggiunti continuamente da misure repressive e restrittive.
Una discussione preoccupata ma determinata a mobilitarsi per fermare questo ulteriore passaggio autoritario e liberticida. Tra i tanti appuntamenti locali è emersa anche la data del 19 ottobre per una manifestazione nazionale contro il Disegno di Legge 1660.
QUI e QUI vedi la diretta con gli interventi all’assemblea.
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