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28/09/2024

Netanyahu dichiara guerra al mondo

Netanyhau ha dichiarato guerra al mondo intero. Tranne alla parte che lo sostiene, foraggia, arma o semplicemente ne ha paura.

È persino difficile selezionare, tra le sue frasi, quelle più indicative di una febbre omicida senza più freni.

Ha infatti esordito affermando che i raid contro Hezbollah in Libano continueranno, così come la guerra a Gaza, “fino alla vittoria totale”. Un obiettivo buono per la propaganda, ma che ogni esperto di cose militari, di qualsiasi paese e qualsiasi regime politico, sa essere aria fritta. Perché ogni guerra ha senso se viene condotta con un obiettivo politico realistico, per quanto ambizioso o criminale possa essere.

Se invece la “vittoria totale” coincide con la distruzione – nell’ordine – di Hamas, Hezbollah, Iran, lo Yemen controllato dagli Houthi, in generale i musulmani sciiti (maggioranza anche in Iraq), con qualche allusione anche per tutti i musulmani (poco più di 2 miliardi, il 25% degli esseri umani), diventa chiaro che ci troviamo davanti a una follia comprensibile solo dentro una interpretazione suprematista di una religione decisamente minoritaria.

Ma il proclama iniziale era rivolto fondamentalmente ai suoi sponsor occidentali, a partire da Stati Uniti e Francia, che mercoledì – in quella stessa sede – avevano chiesto “un cessate il fuoco immediato di 21 giorni”. E se si parla così agli “amici”, figuriamoci cosa può essere riservato ai nemici e ai “neutrali”.

“Non intendevo venire qui quest’anno, il mio Paese è in guerra e sta combattendo per la sua vita”, ha poi detto davanti a una platea dimezzata perché molte delegazioni hanno deciso di uscire al momento del suo discorso. Chiara dimostrazione del fatto che per gran parte del mondo è Israele che sta praticando un genocidio a Gaza, un’aggressione militare contro un paese sovrano e contro molti dei paesi vicini, anche con operazioni apertamente terroristiche (come valutato anche dall’ex capo della Cia, Leon Panetta)

Ma a Netanyahu non interessa assolutamente nulla di cosa pensa il resto del Mondo, e ha minacciato tutti apertamente. In primo luogo rifiutando senza mezzi termini qualsiasi risoluzione Onu (come del resto Israele ha fatto fin dal 1947): “Israele non permetterà ad alcuna forza al mondo di minacciare il suo futuro. Ed ecco il mio messaggio a tutti i paesi qui rappresentati: qualunque risoluzione adottiate, qualunque decisione venga presa nelle vostre capitali, Israele farà tutto ciò che deve fare per difendere il nostro stato e per difendere la nostra gente. I giorni in cui il popolo ebraico rimane passivo di fronte a nemici genocidi sono finiti per sempre”.

En passant, è necessario far notare che il “popolo ebraico” (circa 13 milioni, nel mondo) non coincide affatto con gli “abitanti di Israele di fede ebraica” (circa 6 milioni e mezzo). Ma è il gioco tipico dei sionisti più estremisti, quello di far passare la parte per il tutto...

“Le Nazioni Unite – ha detto – dovrebbero finalmente liberarsi dell’ossessivo dare addosso a Israele. In quattro anni di orribili massacri in Siria, hanno perso la vita più di 250mila persone: sono dieci volte di più del totale di israeliani e palestinesi che hanno perso la vita in un secolo di conflitto tra di noi. Eppure l’anno scorso questa Assemblea ha approvato 20 risoluzioni contro Israele e una sola sulla carneficina in Siria. Contatele: venti! A proposito di sproporzione”.

Anche un asino sa che
a) i morti palestinesi in 77 anni sono infinitamente di più (41.000 solo a Gaza, nell’ultimo anno),
b) che Israele non ha mai rispettato una sola risoluzione dell’Onu e, nonostante questo, non è mai stata sottoposta a sanzioni internazionali grazie alla copertura dei paesi occidentali con diritto di veto (Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna).

La minaccia e l’odio per il resto del mondo sono diventati poi espliciti quando ha apostrofato tutta l’assemblea dell’Onu (ovvero le rappresentanze di tutti i paesi) con un “Siete una palude antisemita”, come già fatto con la Corte Internazionale di Giustizia che ha emesso un mandato di cattura nei suoi confronti. E dalla definizione insultante alla minaccia bellica il passo è spesso breve...

Ma il nemico immediato per “Bibi” è ancora e sempre l’Iran: “Settant’anni dopo l’assassinio di sei milioni di ebrei, i governanti iraniani promettono di distruggere il mio paese, di assassinare la mia gente. E la risposta di questo organismo, la risposta della quasi totalità dei governi qui rappresentati è stata uno zero assoluto, un totale silenzio. Un silenzio assordante”.

E del resto è altrettanto esplicita la strategia della provocazione perseguita da anni dal suo governo, che ha assassinato con operazioni del Mossad diversi scienziati iraniani, arrivando addirittura a bombardare il consolato iraniano (coperto da immunità diplomatica, come tutte le altre nel mondo) di Damasco. Che per il diritto internazionale esistente equivale ad un’aperta dichiarazione di guerra. La tecnica retorica del fanatico sionista è esattamente la stessa applicata anche sul piano militare: rovesciare continuamente la verità per “giustificare” la menzogna (quando parla) o il genocidio (quando spara).

Una tecnica che ha toccato vertici di ridicolo e di criminalità quando ha accennato alla sua visione del “problema palestinese”. “Il processo di pace è iniziato più di due decenni fa, ma nonostante gli sforzi di sei primi ministri israeliani, Rabin, Peres, Barak, Sharon, Olmert e il sottoscritto, i palestinesi continuano a rifiutarsi di arrivare a una pace finale con Israele e porre fine al conflitto. Avete sentito l’intransigente rifiuto dei palestinesi ripetuto ancora una volta proprio qui, ieri, dal presidente Abu Mazen. Come può Israele fare la pace con un partner palestinese che si rifiuta persino di sedersi al tavolo dei negoziati?”

Non ci sono parole in grado di descrivere tanta sfrontatezza da parte di un governante che ogni giorno ripete che “uno stato palestinese non verrà mai accettato”, alla guida peraltro di uno Stato che da 77 anni è impegnato nella “pulizia etnica” dei palestinesi perché abbandonino del tutto quelle che sono da sempre le loro case e le loro terre.

Di fatto, i palestinesi di qualsiasi organizzazione, possono al massimo dire di non voler riconoscere Israele, mentre Tel Aviv non si limita a dire che non li riconosce, ma li sfratta armi in pugno dai territori che in teoria – secondo l’obiettivo dei “due Stati” – dovrebbero in un futuro indefinibile ospitare lo Stato di Palestina.

Un bugiardo matricolato ormai col fiato corto rispetto alla realtà del mondo che cambia. Ad un certo punto ha sventolato le sue ormai famose slide che dovrebbe risultare persuasive, contrapponendo una della “maledizione” e l’altra della “benedizione”, spiegando che “la domanda davanti a noi è quale delle due disegnerà il futuro: il futuro dove Teheran e suoi alleati diffonderanno il caos e la distruzione o quella in cui Israele e gli altri paesi vivranno in pace?”.

Purtroppo per lui quella della “benedizione” conferisce un ruolo (per lui) positivo all’Arabia Saudita, la cui delegazione è tra quelle uscite al momento del suo ingresso nella sala. Forse confida ancora negli “accordi di Abramo”, che non sono però mai diventati operativi ed anzi, alla luce del genocidio in corso e dell’attacco al Libano, difficilmente lo diventeranno.

Forse non si è ancora accorto che l’Arabia Saudita sunnita è già entrata nel gruppo dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), proprio insieme all’Iran sciita (storica divisione dei musulmani, risalente ad oltre mille anni fa). Ed altri, tra cui la Turchia (peraltro membro della Nato), hanno fatto analoga richiesta.

Vero è che i Brics sono una comunità economica e non un’alleanza militare, ma rappresentano ormai una concretissima alternativa alla subordinazione rispetto agli Usa e all’Occidente (di cui Israele rappresenta la “testa di ponte” in Medio Oriente).

Netanyahu dunque minaccia il mondo, ma il mondo ormai lo disprezza. E non c’è dubbio su quali interessi alla fine prevarranno: se l’ansia di dominio suprematista o la convivenza multilaterale nella pace. E le manifestazioni che intanto si svolgevano al di fuori del Palazzo di Vetro stanno lì a dimostrare che anche nel “ventre della bestia” imperiale quel paese è considerato da sempre più persone semplicemente come uno “stati canaglia” da cui bisogna guardarsi e che va isolato.

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