Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

21/09/2024

Il voto del Parlamento Europeo mostra “la sinistra” che fa comodo all’impero

Quando, due giorni fa, il Parlamento Europeo ha votato la risoluzione per togliere ogni restrizione all’uso delle armi occidentali sul suolo russo, abbiamo avuto l’esempio lampante di come la UE non voglia più nascondere la propria proiezione bellica. E lo fa con un avventurismo pericoloso, dando il suo via libera all’impegno diretto della NATO nella guerra con la Russia.

Popolari, socialisti, liberali, ma anche molti verdi e, infine, diversi esponenti della Sinistra Europea, hanno approvato la guerra euroatlantica contro Mosca. Tra questi, i finlandesi Jussi Saramo, Merja Kyllönen e Li Andersson, gli svedesi Jonas Sjöstedt Hannah Gedin, e il danese Per Clause.

Ma in un certo senso, a sollevare maggiormente l’attenzione non può che essere il voto favorevole accordato da Carola Rackete. Ossia da una delle figure più rappresentative delle lotte portate avanti negli ultimi anni in quel grande cimitero di migranti, di disperati vittime di politiche neocoloniali e guerre sporche, che è il Mar Mediterraneo.

La Rackete è entrata in una dialettica di scontro con le autorità italiane cinque anni fa, quando al comando della Sea Watch 3 accennò lo speronamento di una motovedetta della Guardia di Finanza, per forzare il blocco dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Da allora, dopo essersi fatta anche qualche giorno di arresti domiciliari, Carola è diventata simbolo dell’accoglienza senza se e senza ma. Ebbe in quel caso anche il nostro convinto plauso.

Alle scorse elezioni europee è stata poi eletta al parlamento di Strasburgo, e ovviamente in tanti hanno pensato che sarebbe stata una spina nel fianco delle politiche europee. Come lo era stata per Frontex e tutti gli accordi che la UE (e l’Italia per conto della UE) hanno fatto con i trafficanti di esseri umani del Mediterraneo.

E invece Carola Rackete ha votato anche lei a favore dell’escalation bellica contro la Russia, perfettamente in linea con tutti quei partiti con cui si è scontrata negli ultimi anni. Sulla guerra e sulla proiezione militare della gamba europea della NATO è stata trovata un’oscena unità di intenti tra la maggioranza guerrafondaia europea e una storica rappresentante delle lotte per l’accoglienza.

Sembra assurdo che l’attivista e politica tedesca abbia dato sostegno all’incancrenirsi di una politica coloniale e bellicista che è poi uno dei motivi principali dei flussi di disperati che arrivano in Europa alla ricerca di una vita dignitosa. Ma in realtà non è così assurdo se pensiamo a questo voto dentro la cornice di un soggetto imperialistico come la UE.

Pezzi importanti delle sedicenti ‘forze antagoniste’ europee svolgono ormai da tempo la funzione che un marxista come Losurdo avrebbe definito “sinistra imperiale”. Una sinistra che non fa mai i conti con gli interessi materiali del blocco economico e geopolitico in cui si trova a vivere e ad operare, analizzandoli e riconoscendoli nel quotidiano, ma che ragionando solo con criteri morali astratti alla fin fine avalla proprio quegli interessi.

L’accoglienza è un nobile principio, che come il nostro giornale dimostra da anni, condividiamo appieno. Ma se non viene accompagnata, dentro una visione del mondo coerente e rispondente alla realtà, non tanto dall'“integrazione” (che spesso, in molti paesi, è un altro strumento di irreggimentazione e oppressione), ma dalla garanzia della tutela effettiva dei diritti sociali, civili e di organizzazione, sindacale e politica, può diventare semplicemente la co-gestione dei flussi di manodopera necessari al modello di sfruttamento dominante.

Una volta salvati ed entrati, i migranti vengono in genere lasciati in balia del “mercato”. E così, con il suo voto bellicista, Carola Rackete diventa un’ulteriore figura che legittima quell’apparato reazionario che da una parte ha creato le leggi contro l’immigrazione, dall’altra si presenta come il tutore di un “ordine” e una “civiltà” di cui è invece il principale pericolo.

Mentre industria e servizi richiedono un determinato afflusso di lavoratori facilmente sfruttabili, di cui ci si scorda una volta arrivati entro i confini europei, viene insomma rinforzata l’idea che la UE sia un “giardino” che combatte per “la democrazia” contro un'“alleanza del male”.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento