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19/09/2024

Chi vende petrolio e carburante ad Israele?

Nel febbraio 2024, Oil Change International (OCI) ha commissionato a Data Desk una panoramica delle catene di approvvigionamento che portano petrolio greggio e prodotti petroliferi raffinati in Israele, concentrandosi sulla fornitura di carburante alle forze armate del paese. Questa ricerca è stata pubblicata nel marzo 2024 [vedi I paesi e le imprese dietro le catene di approvvigionamento israeliane di petrolio greggio e carburante].

Alla luce dell’invasione israeliana di Gaza e delle sentenze della Corte internazionale di giustizia (ICJ) sulla possibilità che le azioni di Israele abbiano violato i termini della Convenzione sul genocidio e siano illegali, L’OCI ha incaricato Data Desk di fornire un aggiornamento dei dati sulle importazioni di carburante da parte di Israele per il periodo marzo-luglio 2024.

Questa nuova analisi incorpora anche ulteriori ricerche sulle forniture di carburante per jet militari da parte degli Stati Uniti pubblicate dal Center for Research on Multinational Corporations (SOMO) con sede nei Paesi Bassi nel maggio 2024. Il presente briefing, in questo modo, copre le spedizioni di carburante in Israele arrivate durante i nove mesi dal 21 ottobre 2023 al 12 luglio 2024. Alcuni paesi hanno già preso provvedimenti in merito alle spedizioni di carburante a causa della crisi di Gaza.

Nel giugno 2024, la Colombia ha stabilito un forte precedente e ha emesso un embargo sulle esportazioni di carbone verso Israele fino a quando la sentenza della CPI non sia stata confermata. Fino all’embargo, oltre il 50% delle importazioni di carbone israeliano proveniva dalla Colombia. Resta da vedere se altri paesi seguiranno l’esempio di Bogotà.

Principali risultati

• Abbiamo tracciato un totale di 65 spedizioni di petrolio greggio e di prodotti petroliferi raffinati che sono state consegnate a Israele dal 21 ottobre 2023 al 12 luglio 2024. 35 di queste, il 54%, ha lasciato il porto d’origine dopo che la Corte internazionale di giustizia (ICJ) ha stabilito che il popolo palestinese ha dei diritti plausibili ai sensi della convenzione sul genocidio.

• Responsabilità societaria: le società petrolifere private e di proprietà degli investitori sono complici nel facilitare l’approvvigionamento di petrolio greggio a Israele attraverso le loro operazioni e proprietà. Queste società forniscono collettivamente il 66% del petrolio ad Israele. Le principali compagnie petrolifere internazionali, tra cui BP, Chevron, Eni, ExxonMobil, Shell e TotalEnergies, possono essere associate al 35% del petrolio greggio fornito da ottobre ad Israele. Queste società, così come entità di proprietà statali ed altri produttori di petrolio privati e quotati in borsa, fanno profitti dalla fornitura di petrolio alle raffinerie israeliane, dove una parte è probabilmente raffinata in combustibili per la macchina da guerra di Israele.

• Aiuti militari degli USA: gli Stati Uniti continuano ad essere un fornitore chiave di carburante per aerei JP8, utilizzato principalmente per i jet militari, e di altri combustibili raffinati.

• Azerbaigian e Kazakistan: questi due paesi rimangono i principali fornitori, procurando in questo periodo ad Israele la metà di tutto il petrolio greggio. L’Azerbaigian ha fornito il 28%, mentre il Kazakistan ne ha fornito il 22%. Tutto il greggio azero è fornito tramite l’oleodotto BTC (Baku-Tbilisi-Ceyhan), di proprietà e gestione maggioritaria della BP. Questo greggio viene caricato su navi cisterna nel porto di Ceyhan in Turchia per essere consegnato a Israele.

• Fornitori dell’Africa centrale e occidentale: i paesi africani hanno fornito il 37%, con il 22% proveniente dal Gabon. Nigeria e Congo-Brazzaville hanno fornito rispettivamente il 9% e il 6%.

• Brasile: il petrolio greggio brasiliano ha costituito il 9% dell’offerta dall’inizio della guerra. Il Brasile ha anche inviato una petroliera a Israele che è arrivata in aprile. In quanto importante fornitore di petrolio a Israele, il presidente brasiliano Lula, che ha criticato molto le azioni di Israele, ha l’opportunità di contribuire a portare a termine un cessate il fuoco perseguendo un embargo petrolifero.

• Relazioni mediterranee ed europee: l’Italia, la Grecia e l’Albania si sono aggiunte alla lista dei paesi che forniscono carburante a Israele. Nonostante sia un importante importatore di petrolio, l’Italia ha inviato una nave cisterna del suo greggio e una di nafta. La Grecia ha spedito gasolio in Israele nel mese di giugno, mentre Cipro ha fornito servizi di trasbordo alle petroliere che forniscono greggio dal Gabon, dalla Nigeria e dal Kazakistan.

• Prodotti raffinati russi: Israele ha ricevuto sette spedizioni di prodotti raffinati russi dal dicembre 2023. Si tratta per lo più di vacuum gas oil (VGO) utilizzato per aumentare la resa di benzina e diesel nelle raffinerie.


Coinvolgimento di paesi e imprese

Petrolio greggio

Abbiamo monitorato 46 spedizioni di petrolio greggio dal 21 ottobre 2023 al 12 luglio 2024. Il volume totale di petrolio greggio è stato di 4,1 milioni di tonnellate, di cui 1,9 milioni di tonnellate, o 46%, sono state fornite dopo la sentenza della CIJ. Come detto sopra, sette paesi sono noti per aver fornito a Israele petrolio grezzo dall’inizio della guerra. L’Azerbaigian e il Kazakistan hanno fornito il 50%. Due spedizioni per un totale di 125.000 tonnellate, o 3%, sono elencate con origine sconosciuta. Uno di questi è stato caricato in Egitto e potrebbe essere il petrolio greggio fornito dal gasdotto SUMED, che attraversa l’Egitto, portando petrolio dall’Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi Uniti.

Collegare le aziende al petrolio greggio israeliano

Le compagnie petrolifere internazionali (IOC) detengono quote significative nella produzione di petrolio in molti paesi che riforniscono Israele. Ad esempio, in Azerbaigian e nel Kazakistan, da dove proviene il 50% del petrolio greggio, le IOC sono partner leader sia nella produzione di petrolio che negli oleodotti che trasportano il petrolio nei porti da cui viene spedito.

Nella seguente analisi, utilizziamo due serie di dati per attribuire alle singole imprese il petrolio greggio importato in Israele dall’inizio della guerra, concentrandoci sulle sei principali compagnie. In primo luogo, i dati di spedizione commissionati da Oil Change International e compilati da Data Desk forniscono il paese d’origine del petrolio e la qualità del greggio. In secondo luogo, il database di Rystad Energy fornisce dati sulla proprietà delle società della produzione petrolifera nei giacimenti e sui paesi identificati nei dati sulle spedizioni.



Laddove siamo stati in grado di identificare specifici giacimenti petroliferi collegati alle classificazioni del petrolio greggio elencate nei dati di spedizione, come nel caso del petrolio greggio azero, kazako e italiano, abbiamo utilizzato la quota di produzione delle compagnie in tali giacimenti. Altrove, per il Brasile, il Congo-Brazzaville, il Gabon e la Nigeria, abbiamo utilizzato la quota di produzione totale delle imprese in questi paesi. Abbiamo quindi diviso la quota di produzione di ciascuna società di ciascun paese (oppure i specifici giacimenti petroliferi identificati in alcuni paesi) per la quantità di petrolio importata da Israele da tali fonti. Ciò si traduce nella seguente ripartizione per le sei principali compagnie petrolifere.

Azerbaigian

L’Azerbaigian è il più grande fornitore con il 28% del totale del petrolio greggio spedito nel periodo considerato.
Il petrolio azero è spedito attraverso l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC), gestito e al 30% di proprietà della BP. Secondo la BP, l’oleodotto BTC è prevalentemente alimentato dai giacimenti petroliferi Azeri-Chirag-Guneshli Deepwater oltre che da condensato (miscelato con il petrolio greggio) del giacimento di Shah Deniz. La proprietà del petrolio e del condensato prodotti in questi giacimenti è indicata nella tabella 2. Attribuiamo quindi il 30% del petrolio azero importato da Israele alla BP e il 5% alla Exxon.


Kazakistan

Il Kazakistan è la fonte del 22% del petrolio importato da Israele. Il petrolio kazako è fornito dalla Caspian Pipeline (CPC), una joint venture parzialmente posseduta da Chevron, Eni, Shell, Exxon e altri. Il CPC trasporta greggio kazako e russo, ma le spedizioni verso Israele sono tutte elencate come originarie del Kazakhstan. Il petrolio kazako fornito dal gasdotto CPC proviene prevalentemente dai giacimenti di Tengiz, Kashaghan e Karachaganak nel Mar Caspio e sulle sue rive. La proprietà di questa produzione è indicata nella tabella 3. Attribuiamo quindi il petrolio kazako importato da Israele a queste società in base a queste quote.

Italia

Una spedizione di 30.000 tonnellate di greggio italiano è stata importata da Israele, pari all’1% del totale. È stata elencata con la classificazione di petrolio greggio Val D’Agri, provenienti dal progetto petrolifero Val D’Agri situato in [Basilicata]. Il progetto è una joint venture tra Eni (61%) e Shell (39%).

Altri paesi

Il restante 46% dell’approvvigionamento di petrolio greggio proviene dal Gabon, dalla Nigeria, dal Brasile, dal Congo-Brazzaville, mentre non è certa l’origine del 3% rimasto. Un’analisi della proprietà delle compagnie dell’intera produzione petrolifera in questi paesi ha completato la nostra ricerca, che porta alle cifre indicate nella tabella 1 e ad altre analisi di altre società discusse qui di seguito.

Corporate “Responsibility”

Le principali compagnie petrolifere potrebbero aver fornito collettivamente il 35% del petrolio greggio di Israele in questo periodo. Altre società petrolifere private e di proprietà degli investitori sono responsabili di un altro 30%, mentre le società statali hanno probabilmente prodotto il 34%. Tutto questo viene mostrato nel grafico di figura 2, insieme alla ripartizione delle compagnie petrolifere. Chevron e BP si dividono il primo posto, con l’8% del l’offerta. Ciò è dovuto al fatto che esse detengono rispettivamente la maggior parte della produzione di petrolio kazaka e azera.

Secondo la dottoressa Irene Pietropaoli, Senior Fellow in Business e Diritti Umani presso lo Human Rights at the British Institute of International and Comparative Law, “Le società e i loro dirigenti, direttori ed altri leader potrebbero essere ritenuti direttamente responsabili per la commissione di atti di genocidio, nonché crimini di guerra e crimini contro l’umanità. L’articolo VI della Convenzione sul genocidio specifica che le ‘persone’ possono essere ritenute responsabili per atti di genocidio – che includono singoli uomini d’affari o dirigenti aziendali come persone fisiche e possono includere le società come persone giuridiche.”

La dottoressa Pietrapaoli ci ha anche detto in una dichiarazione via e-mail che “Indipendentemente dalla regolamentazione dello Stato di origine, le società che vendono petrolio e carburante e altre forniture militari al governo di Israele hanno una propria responsabilità nel rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale e del diritto penale internazionale, come riconosciuto nei principi guida delle Nazioni Unite sulle imprese e i diritti umani ‘oltre il rispetto delle leggi e dei regolamenti nazionali’. Le società che forniscono carburante e petrolio per i jet a Israele possono fornire un supporto materiale ai militari, consapevoli dei suoi prevedibili effetti dannosi, e quindi rischiano la complicità in crimini di guerra, genocidio e altri crimini secondo il diritto internazionale”.

Carburante per aerei e altri prodotti petroliferi raffinati

Abbiamo tracciato 19 spedizioni di prodotti petroliferi raffinati consegnati in Israele dal 21 ottobre 2023 al 6 luglio 2024. 15 di questi, pari al 79% del totale, hanno lasciato il porto d’origine dopo la sentenza della CIJ. Il volume totale spedito è stato di 687.000 tonnellate, di cui il 79% dopo la sentenza della CIJ. I più grandi spedizionieri sono stati gli Stati Uniti, che hanno inviato quasi 250.000 tonnellate di prodotti nel periodo considerato. Gran parte era carburante per i jet JP-8 utilizzato principalmente in jet militari. Un’altra spedizione che non è stata conteggiata nei nostri dati è stata consegnati ad Israele mentre questo rapporto era in fase di stesura. Gli USA hanno fornito il 36% dei prodotti raffinati, mentre la Russia ha fornito un altro 28%. Le spedizioni non americane erano costituite da una mix di olio combustibile, gasolio e diesel, vacuum gasoil e nafta. Gli altri paesi che hanno inviato prodotti raffinati sono il Brasile, l’Albania, la Grecia e l’Italia.

Aiuti militari degli USA

Israele ha ricevuto tre cisterne di JP-8 Jet Fuel (specificamente formulato per i jet militari) dagli USA dall’inizio della guerra. Una nave cisterna ha lasciato gli USA prima dell’inizio della guerra, mentre due sono state inviate in seguito. Tutte avevano origine dalla raffineria Bill Greehey della Valero a Corpus Christi, in Texas. All’inizio di agosto 2024, l’Overseai Santorini, registrata negli Stati Uniti, una delle principali navi cisterna coinvolte nella fornitura di carburante per jet degli Stati Uniti, è stata ormeggiata in Israele per quella che si ritiene essere un’altra spedizione di JP-8. Gli assicuratori della nave cisterna, la UK Mutual Steam Ship Assurance Association e la Lloyds Slip via Wills, Towers Watson, hanno sede nel Regno Unito. Gli Stati Uniti hanno fornito anche due spedizioni di prodotti raffinati non specificati e una spedizione di diesel e gasolio, anch’essi provenienti da Corpus Christi.

I paesi del Mediterraneo

Il ruolo dei vicini mediterranei di Israele è sempre più sotto esame. A giugno una consegna di nafta è arrivata in Israele dall’Italia, e il mese successivo una piccola spedizione di petrolio greggio. La Grecia ha anche spedito una nave cisterna di gasolio.

Turchia, Cipro e Grecia sono anche centrali per fornire servizi di trasbordo a Israele. Il porto di Ceyhan in Turchia è il capolinea del gasdotto BTC ed è elencato come paese di carico per il 26% delle spedizioni in volume. Cipro è il paese di carico per il 21%, mentre la Grecia ha caricato il 5%. Questi tre paesi sono quindi responsabili della gestione di oltre il 50% dei volumi di petrolio greggio e prodotti raffinati nei nove mesi considerati. Infine, l’analisi di Data Desk mostra che delle 37 navi cisterna identificate come merci in transito verso Israele, il 41% batteva bandiera maltese e il 22% greca.

Il parere legale pubblicato dalla dottoressa Pietropaoli sugli obblighi degli Stati terzi e delle società di prevenire e punire il genocidio a Gaza delinea la responsabilità degli Stati e solleva la questione se il ruolo di questi Stati nella fornitura di combustibile da parte di Israele violi tali obblighi. La dottoressa Pietrapaoli ci ha dichiarato in una comunicazione inviata via e-mail che “L’obbligo degli Stati di conformarsi all’Ordine provvisorio della Corte deriva direttamente dall’articolo I della Convenzione sul genocidio, che richiede l’impegno di ‘prevenire e punire il genocidio’. L’ordine della Corte internazionale di giustizia, che ha stabilito ‘un rischio reale e imminente di pregiudizio irreparabile ai diritti giudicati plausibili dalla Corte’ significa che gli Stati sono ora consapevoli del rischio di genocidio a Gaza. Gli Stati devono considerare che la loro assistenza militare o di altro tipo alle operazioni militari israeliane a Gaza può metterli a rischio di complicità nel genocidio ai sensi della Convenzione sul genocidio”.

Tratto da Oil Change International.

Traduzione di Ecor.Network. Le informazioni sulle fonti dei dati e sull’analisi completa della catena di approvvigionamento condotta dal Data Desk sono disponibili qui.

Oil Change International è un’organizzazione di ricerca, comunicazione e advocacy focalizzata sull’esposizione dei costi reali dei combustibili fossili e sul facilitare la transizione in corso verso l’energia pulita.

Dati compilati dal Data Desk, su commissione di Oil Change International.

Fonte

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