Lo scorso giovedi 19 settembre una partecipatissima manifestazione di pensionati colombiani ha riempito l’intera Piazza Bolivar di Bogotà per appoggiare la riforma delle pensioni del Presidente Gustavo Petro. Il provvedimento legislativo, approvato dal Congresso lo scorso mese di giugno, oggi è sotto l’esame della Corte Costituzionale Colombiana che lo ratificherà o meno per essere poi applicata dal prossimo mese di luglio del 2025. Secondo la riforma, oltre 3 milioni di pensionati colombiani delle fasce vulnerabili della società, vedranno un aumento di 225.000 pesos (55 euro) mensili. Con questo atto legislativo, Petro vuole rafforzare il ruolo dell’amministratrice pubblica Colpensiones in un sistema misto e differente dal precedente. Il paradigma di sviluppo economico adottato dal Governo in carica d’ispirazione neo – keynesiana si vede anche da questa nuova riforma, che ha l’intenzione di bilanciare le enorme disuguaglianze economiche che vive il paese.
“La marcha de las canas” (la manifestazione dei capelli bianchi) aveva diversi obiettivi. Il primo era quello di rispondere alle destre reazionarie del paese che ostacolano qualsiasi progetto di politica sociale del Governo. Petro all’apertura del comizio ha dichiarato che questo evento rivendica il diritto del popolo colombiano di andare in pensione e di vivere la terza età in modo dignitoso e tranquillo. Il governo progressista appoggia e tutela i suoi pensionati a differenza del governo fascista di Milei che li pesta a sangue durante le proteste di piazza, cosi com’è accaduto lo scorso agosto. Petro ha affermato che bisogna dare un segnale in controtendenza non solo a livello regionale ma anche a livello mondiale dove le riforme previdenziali mirano sempre all’innalzamento dell’età pensionabile. Per il presidente colombiano invece bisogna ridurre gli anni di lavoro per potere vivere più felicemente il proprio tempo libero. Parole che ricordano l’ex presidente dell’Uruguay Pepe Mujica che ripeteva “l’umanità ha bisogno di lavorare di meno e di avere più tempo libero per vivere in piena felicità”.
L’altro obiettivo perseguito con questa manifestazione è stato quello di attaccare vari attori della società colombiana come il sistema mediatico colombiano, che occulta i successi del suo governo e che lo critica ripetutamente e in modo sistematico. Ha criticato le élite politico-finanziare che hanno governano per secoli in modo anti-democratico il paese come fosse un’impresa familiare. “Sono abituati all’idea di essere gli eredi delle élite che hanno governato per secoli questo paese e vogliono continuare a governare come se fosse una successione naturale”, ha chiosato Petro, a tal proposito. E infine ne ha dette quattro anche ai cartelli mafiosi colombiani territoriali, collusi con una parte del sistema politico, che hanno seminato violenza e morte. “Il Governo del Cambio vuole invertire la tendenza e costruire un paese di pace”.
Infine, ha dato un chiaro segnale a chi vuole farlo fuori fisicamente: “L’obiettivo è quello di uccidere il presidente, eliminare la possibilità che esista un progetto politico progressista e che vinca nuovamente le prossime elezioni per continuare a governare”, ha dichiarato con fermezza ancora il Presidente.
Per la stampa e i mezzi di comunicazione colombiani, prevalentemente gestiti dai privati, Petro è un triste paranoico. Quando lo stesso ha dichiarato qualche giorno fa di aver ricevuto informazioni dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Colombia su un chiaro piano per ucciderlo, l’hanno etichettato come bugiardo. Eppure, nella stessa giornata della grande manifestazione dei pensionati dello scorso giovedì 19, l’ambasciatore statunitense in Colombia, Francisco Palmieri, ha dichiarato in un’intervista a Radio Caracol che la situazione del Presidente è davvero molto delicata e che esiste un pericolo reale contro la sua vita. Chi ha mentito quindi? Petro, l’ambasciatore statunitense o i mezzi di comunicazione?
L’altro ieri Petro avvertiva, in un’intervista rilasciata al giornale La Semana, che esiste un rapporto della DEA (Agenzia del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti che combatte il contrabbando e l’uso di droga) dal quale si evince un piano per ucciderlo entro i prossimi 3 mesi. Petro nei dettagli denuncia: “L’idea che hanno è quella di riempirmi di dinamite ed esplosivo, e con informazioni interne sulla mia routine, farmi saltare in aria la macchina al mio passaggio. Questa è l’operazione della morte. E hanno comprato i fucili nei quartieri dove si muoveva l’M-19 e uno di loro da un avvocato gringo che ha raccontato tutta la storia alla DEA e che poteva anche parlare con la DEA, da Dubai”.
Intanto nella giornata di ieri 23 settembre il Ministro di Difesa colombiano Iván Velásquez ha avvertito che viene incrementata la sicurezza del presidente e della sua famiglia, con l’ordine di prevenire qualsiasi attentato.
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