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19/09/2024

UE - Un parlamento di guerrafondai vota per muovere guerra alla Russia

Mentre l’Ucraina afferma di aver distrutto con droni e missili dei magazzini militari russi a Toropets, una città a circa 380 chilometri a nord-ovest oltre Mosca e a circa 500 chilometri dal confine con l’Ucraina, il Parlamento europeo voterà oggi in seduta plenaria – a mezzogiorno – una risoluzione sull’Ucraina in cui, tra le altre cose, “invita gli Stati membri a revocare immediatamente le restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali consegnati all’Ucraina contro obiettivi militari legittimi sul territorio russo”.

Si tratta di una ulteriore spinta alla escalation guerrafondaia che da tre anni sta conformando la nuova politica estera dell’Unione Europea.

Secondo i partiti proponenti della risoluzione – Popolari, socialisti e liberali – le restrizioni “ostacolano la capacità dell’Ucraina di esercitare pienamente il suo diritto all’autodifesa secondo il diritto internazionale e lasciano l’Ucraina esposta ad attacchi contro la sua popolazione e le sue infrastrutture”.

Nel tentativo di “limare” un testo che di fatto spinge i paesi dell’Unione Europea alla guerra contro la Russia, al punto tre della risoluzione alcune forze propongono di scrivere di “invitare l’UE e i suoi Stati membri a lavorare attivamente per mantenere e ottenere il più ampio sostegno internazionale possibile all’Ucraina e per individuare una soluzione pacifica alla guerra, che deve basarsi sul pieno rispetto dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina”.

Sulla proposta della “risoluzione di guerra” si rilevano spaccature trasversali sia nei partiti proponenti a livello europeo che nei singoli partiti a livello nazionale. I partiti della destra di governo italiana al momento si dicono contrari, una parte del PD anche, così come M5S e Avs, ma dentro il PD c’è anche chi è d’accordo con la risoluzione.

Un linguaggio ben diverso, ma il voto di oggi ci dirà se nell’Unione Europea stiano ormai prevalendo le forze guerrafondaie e se la UE si appresta a diventare o meno cobelligerante ufficiale contro la Russia.

L’orientamento guerrafondaio dell’Unione Europea si rileva anche dalla composizione della nuova Commissione europea che la Von Der Leyen presenterà all’Europarlamento di Strasburgo. Aver affidato a due “falchi” come l’ex primo ministro estone Kaja Kallas l’incarico di Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza e al lituano Andrius Kubilius la nuova posizione di Commissario per la difesa, è un pessimo segnale.

Ieri il segretario generale della Nato uscente, Jens Stoltenberg, aveva dichiarato in una intervista al quotidiano britannico The Times che “Permettere a Kiev di sparare missili a lungo raggio in profondità in Russia non rappresenta una linea rossa”.

“Ci sono state molte linee rosse dichiarate da Putin in precedenza, e non ha avuto un’escalation, coinvolgendo anche gli alleati della Nato direttamente nel conflitto”, ha detto. “Non l’ha fatto perché si rende conto che la Nato è l’alleanza militare più forte del mondo. Si rende anche conto che le armi nucleari, la guerra nucleare, non possono essere vinte e non dovrebbero essere combattute. E noi glielo abbiamo fatto capire più volte”.

Una dichiarazione che, secondo il portavoce del Cremlino, Dmytry Peskov, è “estremamente pericolosa”. “Una tale dimostrazione di non voler prendere sul serio la dichiarazione del presidente russo è una mossa miope e non professionale”, ha dichiarato Peskov alla stampa, “si tratta di una posizione altamente provocatoria e pericolosa”.

Il presidente russo Vladimir Putin in una dichiarazione di alcuni giorni fa aveva chiarito che permettere a Kiev di lanciare missili a lungo raggio in profondità in Russia significherebbe un coinvolgimento diretto della Nato nel conflitto ucraino e ne cambierebbe l’essenza, per cui Mosca dovrebbe prendere decisioni in base alle minacce emergenti.

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