Il leader del gruppo Hayat Tahrir al Sham (Hts), principale autore del colpo di Stato che ha posto fine al regime di Bashar al Assad, ha incontrato lunedì l’inviato delle Nazioni Unite per la Siria Geir Pedersen.
Secondo quanto diffuso dal canale Telegram dell’ormai ex gruppo terroristico, nato da una costola di Al-Qaeda, al-Jawlani – all’anagrafe Ahmad al Sharaa – e il rappresentante Onu hanno discusso della risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
La risoluzione 2254 dell’Onu
Adottata nel dicembre 2015 successivamente all’intervento russo nella guerra civile siriana al fianco di Assad, la risoluzione contiene una “roadmap” per una via d’uscita politica dal conflitto, scoppiato nel 2013.
Al punto 8, la risoluzione determina di “prevenire e sopprimere gli atti terroristici commessi”, tra gli altri, “dal Fronte Al-Nusra”, l’organizzazione da cui deriva proprio Hts e per cui al-Jawlani ha formalmente ancora una taglia premio di 10 milioni di dollari per la sua cattura.
Secondo quanto riporto Nova News, al-Jawlani ha inoltre affermato l’importanza di una cooperazione rapida ed efficace per affrontare i problemi della Siria come l’integrità territoriale del Paese, la ricostruzione e lo sviluppo economico e il sicuro ritorno dei rifugiati, la maggior parte dei quali sono “ospitati” dalla Turchia.
L’Unione Europea riconosce il nuovo regime
Sempre nella giornata di ieri sono arrivate invece le parole dell’Alta rappresentante Ue degli Affari esteri, l’estone Kaja Kallas, che ha dichiarato che i vertici diplomatici dell’Ue sono stati incaricati di stabilire contatti “con la nuova leadership siriana e la gente del posto” a Damasco.
“Incontrerò rappresentanti delle nazioni arabe, così come la Turchia e gli Stati Uniti, per discutere i principi di impegno con la nuova leadership della Siria e cosa ci si aspetta da loro”, ha affermato Kallas.
“Penso che sia importante che gli attori regionali e gli attori internazionali vedano il quadro allo stesso modo, che questo Paese possa essere stabile, pacifico e con un governo inclusivo”, ha continuato.
Secondo l’Alta rappresentante, “durante il Consiglio Affari Esteri discuteremo su come impegnarci con la nuova leadership della Siria e a quale livello. La Siria affronta un futuro ottimista, positivo, ma piuttosto incerto, e dobbiamo assicurarci che vada nella giusta direzione”.
L’ipocrisia della normalizzazione di al-Jawlani
La normalizzazione in “leader legittimo” dell’ex terrorista al-Jawlani da parte dell’occidente collettivo così continua a vele spiegate e in maniera a dir poco imbarazzante.
Negli Stati Uniti, con un’intervista alla CNN l’apparato propagandistico yankee ha spazzato via in un solo colpo 20 anni di guerre e invasioni in Medio Oriente e Asia centrale contro Al-Qaeda e l’Isis, con buona pace dei caduti nell’attacco alle Torri Gemelle.
Nell’Ue invece l’ipocrisia dell’approccio “alla nuova leadership siriana”, che di fatto ha preso il potere in Siria manu militari, cozza terribilmente con la postura assunta nei confronti delle elezioni romene e georgiane.
Qui infatti i candidati usciti vincitori dalle elezioni secondo gli stessi meccanismi della “democrazia liberale” tanto cara alla borghesia europea sono stati dichiarati illegittimi perché non in linea con i desiderata di Bruxelles in politica estera.
La crisi della “democrazia borghese”
Insomma, le già fragili architravi istituzionali su cui si è retto il capitalismo occidentale continuano a scricchiolare sonoramente di fronte al repentino modificarsi degli equilibri internazionali.
La narrazione tutta nostrana delle democrazie che sfidano le autocrazie sul terreno della difesa della libertà lascia ormai il tempo che trova anche nelle coscienze ancora sopite delle popolazioni europee, la cui sola risposta tuttavia si rifugia in un ancora passivo astensionismo e ritiro dalla partecipazione dalla vita civica e politica.
Tutta l’importanza della costruzione di un’alternativa di sistema credibile e di prospettiva si innesta in questo passaggio di partecipazione e protagonismo da parte della classe degli sfruttati di ogni Paese.
Checché se ne dica, tutto quel che è mancato nel regime change occorso in Siria...
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