Forse, dopo la decisione dei vertici israeliani, chi si è fatto ingannare dalla propaganda può finalmente comprendere quale fosse il reale obiettivo della guerra contro Gaza: non la distruzione di Hamas o la liberazione degli ostaggi, ma l’espulsione dei palestinesi per occuparne la terra. Forse...
Tutto è davvero trasparente, e la decisione di Israele non ha niente di così inaspettato o incredibile. Lo sterminio dei palestinesi è l’esito di una precisa strategia coloniale. Tutto ciò che è avvenuto, tutto quanto di ripugnante e spaventoso si è materializzato in quella striscia di terra puzza di quell’attitudine allo sfruttamento di risorse e di luoghi che appartengono ad un altro popolo.
Forse, chi ha fin qui tollerato lo sterminio comincerà a riflettere sul termine “genocidio”, uscendo dalla sacralizzazione di Israele e collegandolo alle operazioni in corso. Il termine, in fondo, non rimanda all’eccezionalità di un popolo, ma a quanto di peggio possa accadere a tutti i popoli della terra, nessuno escluso. Forse...
La realtà è una preziosa miniera di sollecitazioni. Ma il guaio è dover ricorrere al linguaggio per descriverla; che è sempre opaco e, per così dire, schiavo di una appartenenza (ideologica, primariamente). Questa debolezza del linguaggio può essere affrontata solo se si riscopre il piacere della precisione, che è poi una forma della verità.
Dunque, la realtà e il linguaggio. Siamo in presenza di una quantità incredibile di elementi che rendono plausibile il ricorso al termine “genocidio” per descrivere quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza.
Questi elementi includono: la volontà esplicitamente genocidaria di molti rappresentanti dello Stato israeliano (Presidente, Primo Ministro, ecc.); i danni fisici e mentali imposti a tutta la popolazione di Gaza; le condizioni di privazione inflitte dall’esercito israeliano (carestia, esodo forzato, assedio); la distruzione di tutto ciò che permette la vita comunitaria (case, scuole, aziende, infrastrutture, luoghi di culto, siti culturali e archeologici, ecc.).
Ma anche prescindendo dall’utilizzo del termine “genocidio”, è indubbio che l’azione di Israele abbia ormai raggiunto un tale livello di abiezione da non poter più essere in alcun modo tollerata. E chissà, forse la decisione israeliana di attuare la conquista e l’occupazione totale di Gaza toglierà ogni alibi a chi mostrava, fino a ieri, tolleranza o indifferenza. Forse...
“Forse” è un termine centrale nell’opera di Samuel Beckett. Indica una probabilità che, di solito, il personaggio disattende. Ecco, il mio utilizzo del termine “forse” segnala la difficoltà a credere che qualcosa davvero cambierà. Perché ci siamo abituati all’orrore, facendolo diventare parte della nostra vita e della nostra idea di democrazia.
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