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30/05/2025

Gaza - Incertezze sulla tregua. Non bastano più accordi troppo “vulnerabili”

Sull’ipotesi di una tregua a Gaza è stata fatta un po’ di confusione da lunedì scorso, dopo che i media avevano riferito che Hamas aveva accettato un cessate il fuoco di 60 giorni proposto dall’inviato speciale statunitense Witkoff, e che Israele aveva negato che l’offerta fosse sul tavolo.

Ieri, giovedi, Hamas ha fatto sapere che sta studiando una proposta di cessate il fuoco a Gaza avanzata da Witkoff, mentre Israele ha annunciato di aver accettato.

“La leadership del movimento Hamas ha ricevuto la nuova proposta di Witkoff dai mediatori e la sta attualmente studiando in modo responsabile, in un modo che serva gli interessi del nostro popolo, fornisca sollievo e raggiunga un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato il movimento palestinese Hamas.

Witkoff parlando alla Casa Bianca mercoledì si era mostrato ottimista: “Ho delle ottime sensazioni riguardo al fatto di arrivare a... un cessate il fuoco temporaneo e una risoluzione pacifica a lungo termine di quel conflitto”. Trump giovedì ha confermato che il primo ministro Benjamin Netanyahu ha accettato una nuova proposta di cessate il fuoco da Witkoff, ma ha aggiunto che Hamas non aveva ancora accettato.

L’accordo propone il rilascio di 10 prigionieri israeliani vivi e i resti di 18 prigionieri deceduti in due fasi. Metà dei prigionieri saranno rilasciati il primo giorno del cessate il fuoco e l’altra metà il settimo giorno.

In cambio, Israele rilascerà: 180 prigionieri palestinesi che scontano l’ergastolo; 1.111 detenuti palestinesi di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre 2023, e 180 palestinesi deceduti, i cui resti sono detenuti da Israele.

Questi rilasci saranno effettuati in contemporanea, senza cerimonie pubbliche o sfilate.

Tuttavia, le notizie secondo cui Israele e Hamas si stavano avvicinando a un accordo di tregua si sono verificate regolarmente durante questi 18 mesi, per poi svanire pochi giorni dopo.

Hamas e Israele avevano raggiunto un breve cessate il fuoco in tre fasi a gennaio, ma l’accordo è saltato a marzo dopo che Israele, ricondotti a casa molti dei suoi ostaggi, aveva ripreso a bombardare pesantemente Gaza.

Secondo il sito di informazione Axios, l’ultima proposta di Witkoff è simile a quella che Israele ha infranto a marzo e cioè il rilascio degli ostaggi in cambio di 60 giorni di assenza di combattimenti. L’accordo stabilirebbe una tempistica per Hamas e Israele per iniziare a negoziare una fine permanente della guerra e il ritiro delle truppe israeliane. Da allora sono cambiati diversi fattori, ma non è chiaro come potrebbero influire sui colloqui.

Middle East Eye riferisce che a maggio, l’amministrazione Trump ha iniziato a fare affidamento su un nuovo intermediario con Hamas: l’uomo d’affari palestinese-americano Bishara Bahbah. Il presidente nazionale degli arabi americani per Trump, avrebbe stabilito un canale di collegamento diretto tra Hamas e l’amministrazione Trump, un canale che ha portato a inizio maggio al rilascio del soldato israeliano-americano Edan Alexander.

Hamas vuole la garanzia che, in cambio della restituzione dei 20 ostaggi che si ritiene siano vivi, Israele accetterà la fine permanente della guerra, mentre i media israeliani hanno riferito giovedì che Netanyahu era pronto ad andare avanti solo con una tregua temporanea. Il premier israeliano ha sistematicamente insistito sul diritto di riprendere le azioni militari e si è impegnato a disarmare ed eliminare totalmente Hamas.

Netanyahu ha anche dichiarato per la prima volta che una delle sue condizioni per porre fine alla guerra era il diritto di mettere in atto il piano lanciato all’inizio di quest’anno da Trump, che chiedeva lo sfollamento forzato dei palestinesi da Gaza. L’esercito israeliano ha riaffermato lunedì scorso che vuole controllare il 75% di Gaza e costringere circa due milioni di palestinesi in una zona ristretta nel sud, vicino al confine egiziano.

I colloqui sono in corso mentre Gaza sprofonda nella morte quotidiana, nel caos e nella fame. Fino a poco tempo fa, Israele aveva bloccato l’ingresso di tutto il cibo, l’acqua e le medicine nell’enclave. Gli Stati Uniti e Israele hanno istituito a maggio un’organizzazione estremamente ambigua negli scopi e nei mezzi, soprannominata Gaza Humanitarian Foundation, per distribuire gli aiuti alla popolazione. La fondazione è stata criticata dall’ONU e da altri gruppi umanitari per aver militarizzato gli aiuti.

Il suo centro di distribuzione a Rafah, gestito da mercenari americani, pochi giorni fa è stato assalito da migliaia di palestinesi affamati e rinchiusi in strette recinzioni per poter ottenere aiuti alimentari. Mercoledì, quattro palestinesi sono morti mentre prendevano d’assalto un magazzino delle Nazioni Unite in cerca di cibo. Mentre solo ieri i bombardamenti israeliani su Gaza hanno ucciso altri 40 palestinesi, la gran parte di cui sono ancora una volta donne e bambini.

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