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18/05/2025

I rischi di una guerra per Taiwan sono alti, occhio “agli errori di calcolo”

Mentre molti osservatori si concentrano sui conflitti in Ucraina e Medio Oriente, un interessante e inquietante articolo sulla rivista statunitense Foreign Affairs suona invece l’allarme sul rischio di una guerra con la Cina intorno alla questione di Taiwan.

Con il titolo: “I rischi di una guerra nello Stretto di Taiwan sono alti”, il lungo articolo di Bonny Lin, John Culver e Brian Hart, evidenzia soprattutto il pericolo di un “errore di calcolo” da parte di Pechino sulla possibile reazione Usa ad un attacco cinese verso l’isola.

Gli autori del saggio su Foreign Affairs scrivono tale proposito:
“Gli interlocutori cinesi notano che il team di sicurezza nazionale di Trump non è ricettivo alle preoccupazioni cinesi su Lai, e temono che quando si tratta della politica quotidiana di Taiwan, questa amministrazione probabilmente rafforzerà le relazioni con Taipei attraverso una cooperazione approfondita e un aumento delle vendite di armi.
Queste valutazioni contrastanti lasciano Pechino meno certa che gli Stati Uniti difenderanno Taiwan da attacchi su larga scala o scenari di minore intensità. Ma i funzionari cinesi ritengono che, se lasciati incontrollati, è probabile che gli Stati Uniti si avvicinino ancora di più a Taiwan. Ciò crea una dinamica matura per errori di calcolo”.

Le tensioni nello Stretto di Taiwan stanno infatti crescendo. La Cina ha manifestato una forte opposizione al nuovo presidente taiwanese, l’ultranazionalista Lai, definendolo un “separatista” e un “istigatore di guerra”. A metà marzo, il portavoce dell’Ufficio per gli affari di Taiwan della Cina aveva etichettato Lai come un “distruttore della pace tra le due sponde dello Stretto” e lo ha accusato di spingere Taiwan verso “il pericoloso orlo della guerra”.

Ma la preoccupazione degli autori è concentrata soprattutto sulla possibile errata valutazione da parte della Cina delle posizioni prevalenti dentro l’amministrazione Trump.

Da un lato la riduzione dei dazi contro le merci cinesi ha rivelato il bluff di Trump, indicando un cambiamento della linea aggressiva annunciata fino ad ora. Dall’altra le contraddizioni e l'imprevedibilità degli orientamenti dentro la nuova amministrazione USA non lasciano però trapelare una linea di condotta univoca nei rapporti con la Cina.

Osservando come gli analisti di Pechino guardano agli Stati Uniti, gli autori del saggio su Foreign Affairs segnalano che:

“Mentre la Cina aumenta le sue attività militari contro Taiwan, molti a Pechino non sanno da che parte sta Washington. Pechino è relativamente fiduciosa che l’amministrazione Trump voglia intensificare la concorrenza con la Cina, con particolare attenzione alle relazioni economiche. Anche gli analisti cinesi ritengono generalmente che Trump cercherà di usare Taiwan come carta in questa competizione, ma non c’è consenso su come lo farà. Gli esperti cinesi valutano che Trump e la sua squadra sono divisi su Taiwan. Molti credono che Trump voglia negoziare accordi con la Cina e che lui e molti dei suoi sostenitori vogliano evitare coinvolgimenti militari stranieri.
(...)
La Cina potrebbe decidere che ha bisogno di trattare Taiwan in modo più aggressivo per chiarire al team di sicurezza nazionale di Trump che non tollererà né i crescenti legami tra Stati Uniti e Taiwan né le mosse di Taiwan che considera provocatorie. Nel frattempo, la percezione della Cina che Trump non sia del tutto disposto a difendere Taiwan potrebbe portare Pechino a prendere in considerazione ulteriori azioni di escalation contro l’isola”.
Per gli analisti di Foreign Affairs l’amministrazione USA dovrebbe contrastare più apertamente la politica cinese su Taiwan prima del 2027, perché questa sarebbe la scadenza per una decisione assertiva della Cina se procedere alla soluzione di forza della questione Taiwan.

“Lo stesso Xi ha fissato la scadenza del 2027 affinché l’EPL abbia la capacità di prendere con la forza Taiwan. Data la spinta di Xi ad accelerare la modernizzazione dell’EPL, è improbabile che i suoi leader militari gli dicano nel 2027 che la Cina non è in grado di eseguire con successo operazioni militari su larga scala contro Taiwan, il che significa che Xi potrebbe sentirsi più sicuro di sé e disposto a provocare una crisi o un conflitto” scrivono gli autori sottolineando come: “La diminuita pazienza di Pechino e l’indurimento delle intenzioni rendono ancora più importante per l’amministrazione Trump garantire che la Cina comprenda chiaramente la determinazione degli Stati Uniti e la sua volontà di contrastare l’aggressione cinese”.

L’appello ad una postura più minacciosa da parte degli Stati Uniti verso la Cina diventa più esplicito verso le conclusioni del saggio ospitato da Foreign Affairs, ribadendo il pericolo che “un errore di calcolo” da parte di Pechino sulle intenzioni statunitensi, potrebbe portare ad un fatto compiuto sulla crisi di Taiwan.
“Poiché gli Stati Uniti si stanno muovendo rapidamente su più fronti, sarà importante prestare attenzione a come Pechino potrebbe collegare i punti delle diverse politiche statunitensi per mettere insieme una più ampia comprensione della strategia e delle intenzioni americane. Nella misura in cui la Cina sta fraintendendo gli Stati Uniti, sarà fondamentale per l’amministrazione Trump correggere e respingere le narrazioni cinesi, sia in pubblico che in privato. Se l’amministrazione Trump non vuole una crisi tra le mani, non dovrebbe lasciare una porta del genere aperta a Pechino”.
L’articolo di Foreign Affairs va letto e interpretato con la dovuta attenzione per almeno tre motivi:

a) il quadrante asiatico è indubbiamente diventato il più strategicamente rilevante nelle nuove relazioni internazionali. Qui si muovono le fonti e la circolazione dell’accumulazione capitalistica globale e qui le linee di faglia tra interessi contrapposti sono più profonde.

b) le priorità politiche della nuova amministrazione USA non sono sempre così decifrabili e costanti da consentire una realistica analisi tra costi e benefici di una eventuale forzatura.

c) l’insistenza con cui gli analisti di Foreign Affairs sottolineano il rischio di un errore di calcolo sulle eventuali reazioni statunitensi verso una forzatura della Cina su Taiwan, evocano molti dei fatti compiuti della storia passata che hanno reso irreversibili scelte che hanno innescato le guerre.

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