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22/05/2025

Confindustria chiede a Enel un po’ di “patriottismo” e di non pensare solo ai profitti

L’uomo in foto è Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e responsabile del Piano Mattei per Confindustria nazionale. Per qualcuno ne sarebbe stato anche la nuova guida, quando l’anno scorso venne poi scelto Emanuele Orsini, ma ad ogni modo ha ottenuto anche un’altra delega non di poco conto: quella di consigliere per l’autonomia strategica europea.

Insomma, è una voce che pesa nel sistema imprenditoriale italiano, e domenica scorsa ha deciso di rispondere alle indiscrezioni riportate da Repubblica, secondo cui dentro la dirigenza Enel ci sarebbe ormai un’insofferenza tale agli attacchi sui costi eccessivi dell’energia che qualcuno sta valutando di andarsene da Confindustria.

“Rompere non è nell’interesse di nessuno”, ha detto Gozzi, che chiede agli operatori del settore “un gesto patriottico”. Ha poi aggiunto: “il punto di equilibrio non può essere il profitto delle utility, ma la salvaguardia del sistema produttivo nazionale”. Sentire un dirigente di Confindustria dire che non si può pensare solo al profitto di fronte a un problema sistemico fa capire la gravità della crisi delle imprese.

Quello dei prezzi dell’energia Orsini lo ha definito il problema per eccellenza delle aziende italiane, e lo ha denunciato recentemente anche Draghi. L’associazione imprenditoriale ha espresso parere molto negativo sul decreto Bollette approvato dal Senato a fine aprile, lamentando il fatto che nessuna delle sue proposte è stata ascoltata.

Le attività energivore accusano i produttori di energia di speculare sulle loro necessità, facendo danno a tutto l’apparato manifatturiero nazionale. A loro volta, i produttori di energia hanno ricordato ai comparti energivori che già ricevono un sussidio pubblico da 2 miliardi di euro all’anno.

A fare le spese degli alti costi, però, sono anche le piccole e medie imprese, come afferma il delegato di Confindustria per l’energia Aurelio Regina: “nel 2024 il prezzo all’ingrosso dell’elettricità in Italia è stato dell’84% più alto rispetto alle altre grandi manifatture europee, con un costo extra per le imprese di 6 miliardi. È un tema di competitività”.

L’amministratore delegato di Enel, Flavio Cattaneo, aveva ricordato che la sua compagnia ha ridotto di molto i prezzi, in favore di tutti, ma ricordando appunto che “Confindustria rappresenta tutti gli associati”, ovvero anche l’Enel stessa: insomma, questi attacchi non vanno molto a genio a uno dei principali operatori del settore elettrico.

È bene dunque spendere un paio di parole su questa dura dialettica a distanza tra Gozzi e Cattaneo. Primo, perché non capita tutti i giorni sentire un rappresentante delle imprese rendere palese che la ricerca del profitto a tutti i costi, a lungo andare, crea scompensi irrisolvibili che fanno male all’intero sistema-paese.

Certo, lo ha affermato in maniera strumentale per garantire ulteriori sconti alle imprese. Ma c’è stata poi la denuncia reciproca da parte dei produttori di energia, che hanno svelato i 2 miliardi all’anno che gli energivori prendono dallo stato. Il re è nudo: il mondo imprenditoriale che tanto si lamenta degli scansafatiche, e ai tempi del reddito di cittadinanza, campa di sussidi.

Sussidi e rendita sulle grande infrastrutture creato negli anni di un sistema industriale misto pubblico-privato. Un altro tema di scontro è, ad esempio, il rinnovo delle concessioni idroelettriche, su cui Gozzi annuncia “anche noi consumatori parteciperemo con consorzi di energivori”, sfidando le tradizionali società che fino a ora hanno avuto in gestione le centrali.

Ma è altrettanto interessante sottolineare come, con leggerezza, un grande operatore come Enel venga dato per incline a lasciare Confindustria. Tutto ciò fa pensare a come, ormai, i consessi che contano non sono più quelli del capitalismo italiano, ma sono probabilmente altrove. Che sia stato proprio il delegato all’autonomia strategica europea a rispondere a queste voci fa capire dove.

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