02/03/2014
Ucraina e Russia mobilitano gli eserciti. Obama minaccia Mosca
Gli aggiornamenti
10.15 - Secondo la viceministra per l’immigrazione della Federazione Russa, Valentina Kazakova, nelle ultime settimane si è verificata una impennata di richieste di asilo in Russia da parte di cittadini ucraini. Il numero di cittadini di Kiev che hanno chiesto protezione a Mosca ammonterebbe attualmente a 143 mila.
La situazione alle 10.00
Come era prevedibile, il colpo di stato a Kiev fomentato da Ue e Nato ha provocato una reazione a catena che potrebbe sfociare in un nuovo sanguinoso conflitto alle porte dell’Europa. E che intanto vede passare la parola dai politici ai militari, dopo che sia la Russia sia l’Ucraina hanno deciso ieri la mobilitazione generale dell’esercito.
Dopo le richieste di intervento e protezione da parte dei leader delle comunità russe che vivono in Crimea e nelle regioni orientali dell’Ucraina, il senato di Mosca ha votato ieri praticamente all’unanimità la mobilitazione delle truppe e ha concesso al presidente Vladimir Putin la facoltà di inviarle a protezione delle popolazioni russofone di Kharkov, Donetsk, Lugansk ed altre città dove ieri centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza contro il governo centrale di Kiev dominato da forze ultranazionaliste e dall’estrema destra. In molti casi le manifestazioni popolari e antifasciste sono sfociate nella destituzione dei rappresentanti dell’esecutivo di Yatseniuk e nella nomina di nuovi governatori che hanno assunto pieni poteri e il controllo delle forze di sicurezza. Ancora più esplicita la situazione nella Repubblica Autonoma della Crimea dove negli ultimi giorni sarebbero arrivati circa 6000 militari di Mosca, trasportati in elicottero a Sebastopoli e Simferopoli o provenienti dalla flotta russa di stanza nel Mar Nero. L’aeroporto internazionale di Simferopoli ha chiuso il proprio spazio aereo mentre altri minori sono stati occupati da soldati russi, e anche molte strade dirette verso il nord sono state chiuse per ordine delle autorità del territorio che hanno anticipato dal 25 maggio al 30 marzo il referendum sull’autodeterminazione da Kiev. Da ieri le autorità di Simferopoli hanno cominciato a concedere passaporti russi ad alcuni membri della Berkut, i reparti speciali della Polizia ucraina sciolti la scorsa settimana dal ministro degli interni di Kiev.
Il governo ucraino ha risposto dichiarando a sua volta la mobilitazione generale del suo esercito e mettendo in allerta tutte le forze di sicurezza, anche se da varie basi e comandi dell’esercito ucraino di stanza in Crimea e anche nelle regioni orientali sono venuti messaggi in cui si afferma esplicitamente che i soldati non hanno intenzione di sparare “contro i fratelli russi”. Il capo di stato maggiore della Marina di Kiev ha ordinato intanto alle navi da guerra ucraine attraccate nel Mar Nero di prendere il largo per non cadere nelle mani dei russi.
Non si sono fatte attendere le minacce di Washington nei confronti della Russia. Il presidente Barack Obama ha chiesto esplicitamente al suo omologo Vladimir Putin di ritirare le truppe russe dalla Crimea e di astenersi da qualsiasi interferenza in Ucraina, avvertendo che le conseguenze internazionali per Mosca in caso contrario saranno gravi. Washington ha qualificato lo schieramento delle truppe di Mosca nella Repubblica Autonoma come “una chiara violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina”. Obama ha annunciato che gli Stati Uniti hanno deciso di sospendere la propria partecipazione alle riunioni preparatorie del vertice del G-8 in programma a giugno nella città russa di Sochi. Intanto ieri il capo del Pentagono Chuck Hagel, il capo di stato maggiore aggiunto generale Martin Dempsey, il direttore della CIA John Brennam e il direttore dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale (NSA) James Clapper si sono riuniti alla Casa Bianca con il presidente per più di tre ore.
Da parte sua Putin ha affermato che si riserva il diritto di far intervenire le sue truppe nelle regioni ucraine a maggioranza russa nel momento in cui l’incolumità di queste ultime venga messa a rischio da eventuali provocazioni o attacchi da parte delle milizie dell’estrema destra o delle forze di sicurezza di Kiev. Il presidente russo ha aggiunto che se si produce un’escalation di violenza contro la popolazione russofona nelle regioni orientali e in Crimea, Mosca dovrà proteggere i suoi interessi e dovrà intervenire nell’ambito di quanto previsto dal diritto internazionale. Concetto ripetuto anche durante una lunga conversazione con il presidente francese Francois Hollande.
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