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04/10/2014

A proposito dell’articolo di Roberto Saviano contro gli attivisti dei movimenti napoletani

Un libro di qualche anno fa di Alessandro Dal Lago su Saviano, "Eroe di carta”, lo definiva come un dispositivo: "il dispositivo Saviano".
A partire da una descrizione morale di un gruppo sociale o di una popolazione oppure, come in questo caso, di un movimento e di gruppi della sinistra radicale, il dispositivo Saviano è capace di produrre narrazioni che si reggano su degli incubi, atavici per lo più. Incubi da cui guarire. Come? Attraverso un processo dicotomico: una lotta fra bene e male, inferno e paradiso, ossia fra realtà da sanare come problema antropologico (vuoi i napoletani, meridionali, vuoi i centri sociali e la sinistra estrema). Quindi la realtà romanzata di Saviano diviene atto di fede, giornalismo come testimonianza esclusiva e autorevole (un po' come un suo predecessore, Giorgio Bocca che additava i napoletani di essere un popolo inguaribile... ma da cosa, poi, chissà...).

Aggiungo con Gramsci, ops, scusa Saviano, forse Gramsci è troppo vecchio, archeologico oppure troppo estremista? Comunque, Gramsci notava come funzionasse la formazione dell'opinione pubblica e del senso comune nei confronti dei meridionali e come agissero le forme di auto-inferiorizzazione. Funzione indispensabile è l'“intellettuale meridionale”: ossia quell'intellettuale che formatosi alla scuola crociana funge da “miglior agente del capitalismo industriale italiano”, esercitando “egemonia” proprio tra le “popolazioni” del Mezzogiorno, poiché da “burocrate” amministra il potere locale e da “giornalista” indirizza l’“opinione pubblica”.

Scrive Gramsci: “Il ceto di intellettuali riceve un’aspra avversione per il contadino lavoratore, considerato come macchina da lavoro che deve esser smunta fino all’osso e che può essere sostituita facilmente data la superpopolazione lavoratrice: ricavano anche il sentimento atavico e istintivo della folle paura del contadino e delle sue violenze distruggitrici e quindi un abito di ipocrisia raffinata e una raffinatissima arte di ingannare e addomesticare le masse contadine… Il suo unico scopo è di conservare lo statu quo. Nel suo interno non esiste nessuna luce intellettuale, nessun programma, nessuna spinta a miglioramenti e progressi".

Ecco, mi pare che Saviano rappresenti proprio questo tipo di mentalità e incarni questo modello di intellettuale e, purtroppo, ancor oggi partecipi a pieno titolo alla formazione del processo politico e del discorso pubblico nel Sud Italia.

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