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18/11/2014

La poliomielite e quei vaccini "comunisti"


Siamo abituati a sentirci raccontare di importanti scoperte scientifiche, specie in campo medico, e dei vantaggi economici giganteschi che "premiano" i ricercatori di successo. E ancor più le case farmaceutiche che ne mettono in produzione i risultati.

Proprio in questo scenario da mercanti nel tempio del sapere, può essere utile ricordare esempi di scienziati di tutt'altra pasta.

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Siamo ai cento anni dalla nascita di Salk e l’umanità gli deve essere grata, così come deve essere molto riconoscente al Dottor Sabin.

Il dottor Jonas Edward Salk nel 1955 trovò un vaccino contro quella che veniva chiamata paralisi infantile, ovvero la poliomielite. Il 12 aprile del 1955 un giornalista televisivo chiese a Jonas Salk di chi fosse la proprietà del vaccino contro la poliomielite. E lui rispose: “ Beh, la gente direi; non c’è un brevetto. Si può brevettare il sole?”. Salk è anche stato chiamato, da alcuni, “Il padre adottivo dei bambini del mondo e non pensava ai soldi che avrebbe potuto fare negando ai figli della povera gente il vaccino”. Ma ricordando Salk non dobbiamo e non possiamo dimenticare Albert Bruce Sabin.

“Un buon ricercatore deve avere una enorme curiosità, tenacia e una grande onestà”, affermava Sabin microbiologo e virologo ed uno dei più grandi personaggi della storia della medicina. Sabin era nato da una famiglia di artigiani nel ghetto di Bialystock in Russia (oggi territorio della Polonia); iniziò da odontoiatra, lesse “cacciatori di microbi” di Paul de Kruif, scrittore e microbiologo americano, ma finì medico e cacciatore di quei microscopici esseri che tante malattie provocavano.

Vista la non totale efficacia del metodo Salk, che non riusciva a proteggere completamente dalla polio, Sabin - poi insignito del premio Nobel nel 1964 - sviluppò il suo vaccino orale con il virus vivo attenuato, che provò su stesso e sulle sue figlie nel 1957. Quando Sabin presentò, negli Stati Uniti, i risultati delle sue prime ricerche alla Commissione per l’Immunizzazione dell’NFIP (National Foundation for Infantile Paralysis), istituita dal presidente Franklin Delano Roosevelt, egli stesso colpito dal male, non fu creduto. Vittima della “guerra fredda”, Sabin fu anche accusato, negli Stati Uniti, di "comunismo", così come - non ridete - il suo vaccino. Verso il quale si mostrò una grande diffidenza, cosa che non si verificò invece in Unione Sovietica e nei paesi dell’est, ove potè dimostrare la sua grande efficacia.

Fu solo allora che il “vaccino comunista” ritornò in America per essere fu definitivamente approvato. Sabin non volle mai trarre profitto dalla sua scoperta; non brevettò il vaccino per evitare speculazioni e per far sì che questo fosse a disposizione di tutti. Sabin che ricevette ben 40 lauree Honoris causa, continuò per il resto della sua vita a dar la caccia a batteri e virus e a coltivare e curare fiori.

Ricordo ancora, con dolcezza, e così tutti gli altri della mia generazione, quella mano del medico che con cura e attenzione versava poche gocce di vaccino su quella zolletta di zucchero che non ci faceva prendere “ il male”.

Un mondo senza poliomielite è ancora da venire. La poliomielite, infatti, praticamente eradicata nei paesi europei, colpisce ancora numerosi bambini di continenti come l’Africa, ad esempio; ma anche il Pakistan, l’Afghanistan, la Siria, l’Iraq, Israele.

Sulla pericolosità della presenza della malattia in alcune parti del pianeta, Oliver Rosenbauer della Global Polio Eradication (un programma dell’Organizzazione Mondiale della Sanità), del Rotare International, dell’U.S. Center for Disease Control and Prevention e dell’ United National Children’s Fund (UNICEF), è stato molto chiaro. Rosenbauer, infatti, ha ribadito che vi sarà sempre un rischio globale di polio sinché la malattia esisterà in qualche angolo della terra e che per questo “bisogna puntare sulla prevenzione su scala mondiale”.

A più di cinquanta anni, dunque, dalla scoperta del vaccino della polio, il mondo non è ancora completamente libero dal male che è presente in maniera endemica in alcune zone (tra le più povere e disagiate del globo) dalle quali potrebbero sviluppare pericolosi focolai nel resto del pianeta. Somalia (qui la situazione è esplosiva), Etiopia, Kenia, Repubblica Democratica del Congo, Guinea equatoriale, Camerun, Namibia, Niger, Yemen, Nepal, Indonesia, Bangladesh. Libero dalla polio sin dall’ottobre del 2002, il Corno d’Africa è stato reinfettato dai poliovirus provenienti dalla Nigeria, dove nello stato di Kano, nel nord del paese i capi religiosi hanno fatto sospendere la vaccinazione perché ritenuta un complotto dell’occidente per diffondere il virus dell’AIDS.

Molto particolare è stata la situazione in India in particolare nello stato dell’Uttar Pradesh e nel Bihar. Ora solo in Pakistan, Afghanistan e Nigeria la Poliomielite è endemica e a rischio sono quei paesi con una copertura vaccinale bassa quali l’Austria, la Bosnia-Erzegovina e l’Ucrania.

Povertà, scarsa igiene, sovraffollamento sono alcune situazioni che ostacolano l’eradicazione del virus; acqua e cibo contaminato da feci infette di persone ammalate potrebbero in queste situazioni “passare” la malattia ad altri. Ma per eradicare il virus della polio sarebbe anche necessaria una nuova strategia vaccinale, con una diversa modalità di somministrazione del vaccino contro la polio. Invece di somministrare il classico "vaccino trivalente", che contiene tutti e tre i tipi di virus della polio e che ha perso la sua originaria efficacia - con molta probabilità a causa di problemi di interferenze biologiche - si dovrà passare ad una vaccinazione monovalente che dia protezione contro il virus di tipo 1 (type 1 strain). The World Health Organization a settembre del 2014 ha celebrato lo straordinario risultato per cui, sia nell’Uttar Pradesh che in tutta l’India e nella regione del Sud est Asiatico, non c’era più poliomielite.

La poliomielite è una grave malattia infettiva che si trasmette per via oro-fecale (cibi, acqua, contaminata, starnuti o tosse di persone infette) è causata da tre tipi di virus (poli-virus 1,2 e 3) appartenenti al genere enterovirus. La polio colpisce il sistema nervoso centrale ed in particolare le cellule nervose motorie del midollo spinale responsabili del movimento muscolare. Se ne ammalano in particolare i bambini al di sotto dei 5 anni. Nella maggior parte dei casi l’infezione avviene praticamente senza sintomi solo con lievi malesseri, che possono essere anche simili ad una banale influenza. In altri casi però (tra il 5  e il 10%), può svilupparsi una meningite; mentre solo nell’1% dei casi si può avere la paralisi.

Un nuovo problema però emerge nelle persone sopravvissute alla polio, ad una distanza che può andare dai 10 ai 40 anni dall’iniziale attacco di paralisi dovuto ai virus. E' la cosiddetta Post-Polio Sindrome (PPS), caratterizzata da fatica, slowly progressive muscle weakness e atrofia muscolare. Allo stato attuale non esiste ancora cura o rimedio efficace della Post-Polio Sindrome che può avere gravità variabile e per la quale viene raccomandata solo un corretto stile di vita.

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