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03/03/2015

Presidente argentina Kirchner e Israele ai ferri corti

Cristina Fernandez de Kirchner © Raul Ferrari, AFP

di Michele Giorgio

E’ parecchio arrabbiata con Israele Cristina Fernandez de Kirchner, la presidente dell’Argentina che ritiene di essere vittima di una campagna orchestrata anche dalle autorità israeliane volta a colpire la sua persona e il suo Paese per i legami che hanno stabilito con Teheran. Gli attentati avvenuti in Argentina venti anni fa, ha detto la presidente ieri in Parlamento, sono diventati “terreno di operazioni politiche sulla scacchiera della politica nazionale ed internazionale” e ha accusato Israele di mancare di chiarezza riguardo al caso.

La vicenda si trascina da lungo tempo, è quella ormai nota dell’inchiesta per l’attentato contro l’ente mutualisto ebraico Amia compiuto nello Stato sudamericano nel 1994, nel quale rimasero uccise 85 persone. Attentato che Israele da sempre attribuisce all’Iran, come quello di due anni prima contro l’ambasciata dello Stato ebraico a Buenos Aires che uccise 29 persone. Attacchi che si sono tinti ancora di più di giallo in tempi recenti, dopo la morte misteriosa lo scorso 18 gennaio del procuratore Alberto Nisman – che indagava sull’attentato all’Amia – avvenuta in circostanze ancora non chiarite quando, secondo indiscrezioni, si accingeva a illustrare in Parlamento contro la Casa Rosada, cioè la presidenza, accuse di aver tramato per insabbiare la pista iraniana.

Accuse che poi sono state smontate da un giudice federale che ha respinto la richiesta di incriminazione di Kirchner presentata dal pm Gerardo Pollicita sulla scia di quanto avrebbe trovato nel “dossier Nisman”. Il giudice, Daniel Refecas, oltre a definire “allarmante e grave” l’attacco rivolto alla capo dello Stato sostiene che l’accusa sia in sostanza il frutto di un “salto d’immaginazione”. Non c’è, spiega Refecas, “un solo elemento di prova, neppure indiziario”. Il giudice ritiene inoltre che quanto fatto in questi anni dalla presidente sia anzi “coerente con la ricerca della verità e la giustizia” sulla strage all’Amia: quindi l’opposto della tesi di Nisman.

Kirchner con il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) foto Reuters

La presidente perciò è passata al contrattacco. In occasione dell’inaugurazione dell’ultima sessione legislativa della sua presidenza, Kirchner ha detto che “se ci sono ancora ritardi nell’inchiesta sui depistaggi nella causa Amia, non è da questa parte che bisogna guardare” e di “non essere mai riuscita a capire perché lo Stato di Israele reclami per l’attentato contro l’Amia e non per l’attacco contro la propria ambasciata” a Buenos Aires. Ha quindi annunciato che, “siccome non lo ha fatto nessun giudice”, chiederà formalmente a Israele che invii l’ex ambasciatore in Argentina Itzhak Aviran a testimoniare nell’inchiesta sull’Amia. Il diplomatico infatti ha dichiarato qualche tempo fa che “la maggior parte dei responsabili (dell’attentato) è già nell’altro mondo, e di questo ci siamo occupati noi”. Infine a proposito del memorandum firmato dal governo argentino con Teheran, Kirchner si è chiesta: “Gli Stati Uniti stanno negoziando un accordo nucleare con l’Iran, con una forte opposizione del Partito Repubblicano e di Israele: nessuno vede un nesso fra queste cose? Nessuno pensa un pochino, al di là di quello che dice (il quotidiano di opposizione) Clarin o quello che conviene per le prossime elezioni?”.

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