Eppure nella Turchia dai cento e uno volti, accanto alle statistiche indagate dagli analisti intenti a comporre puzzle post-voto, la modernità è tutta in questo partito che disarticola una delle retoriche pattriottarde più dure a morire. Unisce anziché proclamare separatismi. E raccoglie quelle etnìe che il vecchio kemalismo schiacciava e quello di ritorno vorrebbe evanescenti, facendo finta che aleviti, armeni, yazidi, azeri, circassi, kurdi non esistessero, oppure oblìassero il passato, mentre li lusinga col consumismo laico o islamico. L’Hdp riunisce quelle identità che osano dire no a uno Stato che resta militarista e ripropone dogmi autoritari pur su uno skyline di moschee. Il partito Democratico del popolo avvicina cittadini, credenti o meno, perché il confessionalismo non è nelle sue mire, dispiega la bandiera dell’anticapitalismo, raccoglie ideali socialisti. Mette al centro del programma questioni presenti nella società: la parità nella politica (Demirtaş dirige con Yüksekdag e il partito colloca in Parlamento 31 deputate), il ruolo della donna e le relazioni fra generi, compresa quell’omosessualità osteggiata dagli omofobi. Pone attenzione alla democrazia e alla libertà dell’individuo, ai diritti civili, all’ambiente in cui si vive. Temi importantissimi ma non nuovi; lo diventano nella Turchia a una dimensione che Erdoğan e Davutoğlu avevano confezionato in tredici anni di governo dal sapore di regime. Un regime da cui hanno iniziato a distaccarsi pezzi di elettorato islamista. Nella tabella sottostante compaiono le percentuali di voti indirizzati all’Akp in alcuni distretti del sud-est nelle due ultime consultazioni. Considerando che in quelle aree la presenza kurda è elevatissima si può notare come il partito islamico riusciva a raccogliere consensi anche fra costoro.
Politiche 2011 Politiche
2015
ŞIRNAK
20,64 %
10,63 %
AĞRI 47,54 % 18,64%
SİİRT 48,09 % 27,93
%
BİTLİS 50,62 % 31,74
%
MUŞ 42,86 % 35,25 %
VAN 40,18 % 22,78 %
BİNGÖL 67,06% 52,40
%
AMED 32,88 % 15,47 %
URFA 64,80 % 48,53 %
ELAZIĞ 67,39 % 53,28 %
ERZURUM 69,25 % 54,63
%
HAKKARİ
16,42 % 11,36 %
ERZİNCAN 57,39 % 52,92
%
ANTEP 61,85 % 47,16 %
MARAŞ
69,62 % 61,77 %
fonte UikiOra sempre meno, perché quell’illusione sta svanendo. Per ora non abbiamo cifre di restanti distretti turchi, ma forse anche lì s’è creata più di qualche crepa. Certo, un elettorato del 41% a sostegno dell’Akp è tuttora una massa immensa. Lo zoccolo duro anatolico, che non vuole distaccarsi dal paradiso di certezze che l’uomo della provvidenza islamica elargiva e prometteva, resiste. Però l’orizzonte s’oscura. Dopo il giorno del voto e la notte dei risultati, la mattinata seguente delle Borse è stata travagliata e la politica interna turca inizia a fare i conti con le ingerenze compiute dai mercati su una fase che diventa incerta. L’odierna discesa del 5% della lira, il crollo di 8 punti della Borsa turca rappresentano i prodromi di tumulti che potranno seguire. E questi possono continuare a incrinare le convinzioni d’un elettorato che si sentiva rassicurato dalla grande espansione della nuova Turchia. Con economia e mercati dovrà fare i conti anche il pezzo di società democratica oggi in festa. Il suo anticapitalismo lo troverà in sintonìa con tanto antagonismo sparso qua e là, d’opposizione o di governo, se per quest’ultimo s’intende quella sinistra europea che da Syriza a Podemos ha trovato seguito fra le speranze popolari. Sponde, confronti e paralleli li hanno finora proposti solo taluni media, prevalentemente mainstream, magari a caccia di sensazionalismo. Quello che Hdp e il panorama turco di fatto offriranno lo scopriremo direttamente dai protagonisti.
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