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05/09/2015

Anche l'organizzazione giovanile molla Syriza

"SYRIZA si è autodistrutta; le sue decisioni collettive sono state dimenticate, il suo comitato politico è convocato solo per ratificare le decisioni prese altrove e i suoi membri sono impossibilitati ad intervenire (…) Non posso tollerare lo spreco del più grande successo elettorale/parlamentare della sinistra in Europa in solo sei mesi. Non posso tollerare lo spreco del NO del 62% delle persone contro [per il dispiacere di] una élite mediatica finanziaria e politica onnipotente; né posso tollerare la retorica neutra [forse anche 'castrata'] e aclassista, l'adozione di un tipo di argomentazioni e fraseologia che appartiene ai governi precedenti e alla logica degli accordi sul salvataggio. Non posso tollerare tutto questo sia come una mossa tattica/strategica, sia come il risultato di un ricatto".

E’ questa la dura accusa lanciata ieri contro ciò che rimane di Syriza da Theodoros Kollias, uno dei responsabili del partito incaricato di scrivere alcuni degli interventi del leader ed ex primo ministro Alexis Tsipras. Kollias ha rassegnato le dimissioni e abbandonato un partito sempre più in crisi.

Ma a pesare in queste ore e a prefigurare nuove emorragie è soprattutto l’abbandono di ben 37 componenti del Consiglio Centrale dell’organizzazione giovanile di Syriza, che si sono dimessi diffondendo un duro j’accuse nei confronti della svolta moderata della formazione, quando appena dopo l’annuncio della firma da parte di Tsipras del Terzo Memorandum l’intera organizzazione giovanile aveva espresso il proprio secco no chiamando i giovani a scendere in piazza contro la decisione. «Soste­niamo il voto a liste di sini­stra, anti­ca­pi­ta­li­sti­che, radi­cali (…) e che si basino sul rifiuto del concetto di TINA (There Is No Alternative) applicato ai memoranda”», in modo che «si possa espri­mere il no, sino in fondo», scri­vono in un loro comu­ni­cato uni­ta­rio gli ex respon­sa­bili della gio­ventù dimissionari. Secondo coloro che hanno deciso di abbandonare Tsipras la sua “non è una ritirata tattica ma una sconfitta strategica, un fallimento”, causato da “l’incondizionato governiamo e dalla completa marginalizzazione e disprezzo del partito e della democrazia interna”.

A lasciare sono di fatto la maggioranza dei componenti del Comitato Centrale dell’organizzazione, che a causa delle già numerose dimissioni e dell’indisponibilità dei governisti non sono riusciti a convocare l’organismo adottando così la decisione di sancire la separazione dall’ex coalizione della sinistra radicale.

La maggior parte dei fuoriusciti annunceranno nelle prossime ore l’adesione alla formazione di sinistra radicale – Unità Popolare – fondata dalla Piattaforma di Sinistra e da altri spezzoni critici con la linea collaborazionista di Syriza con la troika.

Dopo l’eurodeputato ed ex partigiano Manolis Glezos, anche la presidente del parlamento Zoe Kostantopoulou ha ufficializzato il proprio sostegno al progetto politico radicale guidato dall’ex ministro Panagiotis Lafazanis e che finora ha convinto circa il 30-35% dei dirigenti e quadri di Syriza: “Sto dalla parte di chi nuovamente si assume una responsabilità e mi unisco, come indipendente, ad Unità Popolare, che è la prima linea difensiva alla tempesta scatenata con l’indizione delle elezioni anticipate. (…) Lo faccio con tutte le mie forze e penso che sia un dovere, così come lo è lo sforzo di creare un fronte ampio che includa coloro che storicamente, per linea politica e pratica, rappresentano la Resistenza e la Lotta per i Diritti e la Democrazia. Sono orgogliosa dei miei compagni di Syriza che hanno detto NO e che si sono assunti l’onere della doverosa iniziativa di costituire immediatamente un Partito rappresentato in Parlamento; un Partito che è in grado di strappare il mandato [esplorativo, conferito dal Presidente della Repubblica, ndr] per costituire un Governo dalle mani dei nazisti di Alba Dorata [che retrocedono a quarto Partito in Parlamento proprio in virtù della presenza di Unità Popolare, ndr]. Sono orgogliosa dei miei compagni che grazie ai loro riflessi ed alla loro prontezza, non certo per premeditazione come asserisce chi diffama, hanno difeso la causa. Continuiamo la battaglia e la lotta”.

Il lea­der di Unità Popolare Lafa­za­nis, rispondendo a domande a proposito di una possibile collaborazione postelettorale con Syriza – che intanto tratta con i centristi di To Potami e Pasok per un eventuale governo di coalizione – è tornato a smentire “qualsiasi possibile accordo con forze che sostengono i memorandum e l’austerità”, insistendo sul programma del nuovo partito che ricalcano il Programma di Salonicco abbandonato da Syriza una volta giunta al governo: la fine dell’austerità, il rifiuto dei memorandum, l’annullamento dei tagli ai salari e alle pensioni, l’aumento dello stipendio minimo, un piano di investimenti sociali. Se per poter implementare un tale programma fosse necessario uscire dall’Eurozona, oltre che dall’Unione Europea, previo un referendum popolare, Lafazanis si è detto disponibile a vagliare ogni possibile strada.

Intanto alcune indiscrezioni pubblicate dal quotidiano Efemerida ton Syntakton, il governo si starebbe preparando ad applicare il taglio delle pensioni chiesto a gran voce dalla Troika e dai creditori, e che sarebbe stato inserito – anche se non reso pubblico – negli accordi sottoscritti da Tsipras prima delle dimissioni. Alcuni dirigenti di Syriza, tra i quali l’ex ministro del Lavoro Katrougalos e l’ex speaker dell’esecutivo Kerovassili hanno smentito che sia mai stato preso un impegno in questo senso. Ma secondo il giornale i tagli decisi sono in fase di elaborazione da parte di un cosiddetto ‘comitato di saggi’ formato proprio dallo stesso Katrougalos. “Stiamo cercando di trovare delle misure per evitare le privatizzazioni e gli aumenti delle tasse che gravano su lavoratori e ceti medi” promette un deputato del partito, Nikos Syrmalenios.

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