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05/09/2015

La Russia impegnata in Siria? Mosca smentisce ma rilancia contro l’Isis

Era il 6 settembre di quattro anni fa, quando al vertice del G20 a San Pietroburgo il presidente russo Putin aveva messo in guardia Washington e le altre potenze occidentali dalle conseguenze che un attacco alla Siria avrebbe avuto sulle relazioni internazionali. Se il regime di Damasco verrà attaccato – aveva assicurato Putin – la Russia continuerà a sostenerlo come ha fatto finora, fornendo armi e tramite la cooperazione economica.

Da allora i tentativi di rovesciamento militare diretto di Assad da parte degli Usa, delle potenze europee e delle petromonarchie arabe, hanno subito seri rallentamenti, affidando però ad un nuovo soggetto emerso in questi ultimi due anni – l'Isis – il compito di fare il lavoro sporco contro la Siria.

Ma se potenze come la Francia hanno cambiato registro (anche su sollecitazione dei propri servizi segreti sul posto), gli Stati Uniti, la Turchia e l'Arabia Saudita non hanno però rinunciato all'obiettivo di rovesciare Assad e destabilizzare la Siria come già avvenuto in Iraq e Libia (caso strano tre dei pochi stati “laici” della regione).

La notizia che forze aeree e terrestri della Russia stiano sostenendo le forze armate siriane, ha cominciato a circolare nei giorni scorsi. Prima su alcuni blog che riprendevano una velina dell'agenzia israeliana Ynet News, poi a mano a mano anche su pezzi dell'informazione mainstream. Il Corriere della Sera, a firma del solito Guido Olimpio, cita come fonte i miliziani qaedisti di Al Nusra che martedì hanno diffuso via Twitter foto che mostrano nuovi velivoli nei cieli siriani di Idlib. Aerei da combattimento Su-27, Su-34, Mig-29 e droni Pchela 1T. Citato come fonte anche il giornale israeliano Yedioth Ahronoth il quale scrive che “era in arrivo un contingente di piloti russi, militari pronti a sostenere il regime di Assad in una campagna contro gli insorti. Inoltre altre fonti non hanno escluso che Mosca sia pronta ad aprire una base a Jablah, cittadina costiera ad una ventina di chilometri a sud di Latakia”.

Alla stessa fonte attingono due giornali britannici, il Telegraph e il Daily Mail. Entrambi i quotidiani scrivono che il 20 agosto scorso una nave da trasporto della marina russa è stata avvistata attraversare il Bosforo con il ponte carico di veicoli militari. Si tratta della nave da trasporto anfibio” Nikolai Filchenkov”. La sua destinazione non è nota ma gli analisti ritengono che la più probabile fosse il porto di Tartus in Siria, unico approdo della marina russa nel Mediterraneo.

Da parte sua il governo russo ha smentito la notizia, riferita dal giornale israeliano Yedioth Aharonoth lunedì, secondo il quale Mosca si starebbe preparando ad inviare ” un intero contingente” in Siria. Mosca ha anche smentito alcuni media turchi sull’invio di sei Mig-31M che sarebbero atterrati domenica scorsa all’aeroporto di Damasco.

L’origine di queste notizie è dunque una fonte israeliana, preoccupata soprattutto del fatto che una attiva presenza militare russa sul teatro siriano indichi anche un rafforzamento delle relazioni con l’Iran contro cui Israele, nonostante le brutte notizie che continuano ad arrivare dagli Usa sulla tenuta dell’accordo con Teheran, continua la sua campagna aggressiva

Sul fronte politico-diplomatico le ultime notizie riferiscono invece che Putin ha fatto sapere che occorre formare una coalizione internazionale contro ogni forma di terrorismo. Putin, parlando con i giornalisti a margine del forum economico Asia-Pacifico a Vladivostok, riferisce di averne già discusso con Barack Obama ed altri capi di stato, tra cui quelli di Turchia, Arabia Saudita, Giordania, ed altri ancora, cioè con tutti quelli che hanno agito in questi anni per rovesciare le autorità siriane. Nonostante il braccio di ferro in corso sull’Ucraina, sarà imbarazzante per Washington rispondere di no ad una proposta russa che tutti affermano di ritenere necessaria per “contrastare” l’Isis.

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