Esiste. Si chiama Italia, Piemonte, Torino, Val Susa.
L'opera è ovviamente il Tav sulla linea Torino-Lione. Che già esiste come linea ferroviaria ed è utilizzata molto al di sotto delle sue potenzialità. Perché? Per il motivo più normale: non c'è necessità di portare una quantità straordinaria di persone e merci da una parte all'altra del confine, visto che nella stessa regione esistono anche altre vie alternative.
Ciò nonostante, da oltre venti anni i governo italiani insistono: bisogna pur far guadagnare ancora qualcosa a quei costruttori così larghi di manica nei confronti dei governanti, no? Sorprendentemente, la Procura di Torino – che teoricamente avrebbe dovuto sorvegliare e indagare sulle manifeste presenze di società controllate dalla malavita organizzata all'interno della filiera degli appalti e subappalti, ha preferito inseguire gli abitanti della valle (in prima fila Bruno Perino e Nicoletta Dosio, ora inchiodata agli arresti domiciliari) e gli attivisti solidali che in questa Resistenza popolare hanno visto un buon motivo per dare una mano.
Pubblichiamo qui un articolo ripreso da TorinoOggi, in cui il senatore pentastellato Marco Scibona dà conto della maggioranza contraria al co-finanziamento dell'opera formatasi nel Senato francese. In precedenza il governo francese aveva "semplicemente" fermato i sondaggi dal suo lato delle Alpi; poi aveva declassato l'opera tra quelle "non prioritarie", congelando di fatto il finanziamento e l'avanzamento dei lavori. Ora sta per arrivare il voto parlamentare che cancellerà completamente il progetto.
Dal lato francese, almeno. Come giustificheranno, a quel punto, l'ostinazione nel voler proseguire i lavori? L'invasione della Francia non è più di moda, e soprattutto non è mai riuscita...
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“E’ di oggi la notizia che un gruppo politicamente trasversale di senatori del Senato francese intende congelare il finanziamento di tutti i progetti di grandi opere superiori ad un valore di 100 milioni di € decisi prima del 2014”. A dirlo è Marco Scibona, senatore del M5S, che prosegue:”Tra i progetti da congelare rientra anche la nuova linea ferroviaria Torino Lyon con il fine preciso di "dare priorità alla modernizzazione delle reti esistenti", manco avessero subito loro il disastro ferroviario pugliese”.
“Dopo centinaia di processi contro i NoTav”, prosegue l’esponente penta stellato, “viene data loro ragione dal Senato francese e ciò dopo che ben due note della Corte dei Conti d’oltralpe si erano espresse, con dati precisi alla mano, contro l’utilità della Torino Lyon e la sua sostenibilità economica”.
“Pure lo stesso Brinkhorst, coordinatore del progetto prioritario 6 (ove insisteva la Torino Lyon, ora corridoio mediterraneo) dovette ammettere, nella sua relazione annuale del 2013, “l’infattibilità politica di proporre la costruzione di una nuova linea senza fare tutto il possibile affinché quella esistente torni a essere la principale arteria di trasporto”.
“Ma dissero”, prosegue Scibona, “che Brinkhorst parlasse a titolo personale, non della Commissione Europea. A fronte di quanto deciso dai senatori francesi chiediamo la sospensione di tutte le attività del cantiere di Chiomonte, cantiere aperto attraverso la truffa della Legge Obiettivo e per la quale richiediamo che venga discussa anche in una Commissione parlamentare di inchiesta (già da tempo richiesta e mai istituita)”.
“Ma non solo, chiediamo che tutti i cantieri ferroviari dell’alta velocità vengano sospesi e che tutti i progetti approvati con il c.d. "Sistema Incalza" attraverso quella Legge definita “criminogena” dal Presidente dell’Anticorruzione Cantone vengano fermati, analizzati e discussi dalla nostra Corte dei Conti”.
“Chiediamo che i fondi stanziati dal C.I.P.E.”, prosegue Scibona,” per le predette opere vengano dirottati per l’emergenza terremoto, per la messa in sicurezza di edifici e territori e per il miglioramento degli standard di sicurezza dei trasporti ferroviari delle linee tradizionali a partire da quelle in concessione”.
“Chiediamo anche al Presidente del Consiglio dei Ministri di tenere a freno la lingua e di non mettere più in imbarazzo l’Italia con folli promesse in stile saltimbanco medioevale. La misura è colma, sarà la Corte dei Conti a valutare la posizione di chi "anche indirettamente" abbia concorso alle ingenti spese per la progettazione e costruzione della Torino Lyon e ciò anche attraverso erronee interpretazioni di Legge, come è puntualmente avvenuto”, conclude Scibona.
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