Penso siano davvero in pochi a sentire il bisogno dell'ennesimo riassemblamento a "sinistra", per altro, e come di consueto, con nomi che di sinistra non hanno mai fatto nulla nella propria carriera.
In ogni caso qui di seguito il commento di Giannuli, notoriamente un entusiasta, che augura il meglio alla nuova formazione, probabilmente scontandogli il fatto che una possibile scissione a "sinistra" del PD, potrebbe rapidamente segare le gambe a questi ritrovati compagni (di Giannuli...) che di visibilità finirebbero per averne decisamente meno, anche rispetto a quella già risicata di cui hanno goduto fino a oggi.
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Ce ne è voluta, ma alla fine è nata Sinistra Italiana
dalla confluenza di parte di Sel, di buona parte di quanti erano già
usciti dal Pd a fine 2015 e di una delle correnti di Rifondazione
Comunista.
È stato un parto travagliato, con il distacco di una
componente di Sel, e che forse ha consumato troppo tempo in una
discussione inutile perché aveva uno sbocco segnato sin all’inizio, ma,
alla fine, la fondazione c’è stata ed ha raccolto i primi segnali
positivi, come l’intervento di De Magistris.
Pertanto, voglio fare i
miei più calorosi auguri ai compagni che hanno avviato questa avventura.
Con la vittoria referendaria del 4 dicembre, il
sostanziale ritorno al proporzionale, la crisi del Pd si è aperta una
nuova fase politica che segna la fine della Seconda repubblica. Se ne
apre una nuova nella quale occorrerà ridefinire l’offerta politica. Lo
scrivo dal 5 dicembre: come 25 anni fa, si è aperta una fase di
turbolenze, nella quale nasceranno nuovi partiti, ne moriranno di
vecchi, se ne scinderanno alcuni, se ne unificheranno altri,
compariranno nuovi fenomeni politici e mediatici, spireranno i venti di
nuove culture politiche.
In questa situazione, Sinistra Italiana ha spazi molto ampi davanti a sé,
se saprà coglierli, perché si avverte da tempo il vuoto di una vera
sinistra in Italia e non sono affatto sicuro che gli attuali fuorusciti
dal Pd sapranno esserlo: su di loro pesano troppi errori politici,
troppa subalternità culturale alla vague neo liberista. In ogni caso,
benvenuti anche loro.
L’importante è che non si tratti della riedizione di esperienze già
fatte e che hanno avuto scarso successo: non è il caso di ricostruire i
Ds o Sel. Serve qualcosa che abbia queste caratteristiche:
-che sia una sinistra di massa;
-che non sia il solito partito di funzionari e notabili;
-che abbia capacità di produrre le idee necessarie ad una cultura politica all’altezza dei tempi;
-che sappia avere iniziativa politica.
Quello che ci lasciamo alle spalle (che DOBBIAMO lasciarci alle spalle)
è il partito che produce slogan elettorali e non idee, che vive delle
decisioni di ristrettissimi salotti e terrazze romane che poi vengono
veicolate dalla catena dei funzionari, che spende più soldi per
stipendiare inutilissimi funzionari che per l’iniziativa politica, che
non è capace di andare al di là delle liturgie congressuali e di trovare
nuove forme di partecipazione democratica, che esaurisce ogni dibattito
nella discussione delle alleanze elettorali, che non ha il coraggio
delle scelte radicali, che se fa un giornale o un sito è solo un
noiosissimo bollettino parrocchiale. Con tutto questo basta, ma una
volta per tutte.
Io penso che oggi ci sia bisogno di una sinistra che sappia
vivere nel mondo della globalizzazione, che capisca le nuove sfide che
questo comporta, che sappia suscitare conflitto e che sappia costruire
egemonia.
E questo significa un partito militante e non un a catasta di tessere
con relativi signori, un partito che faccia da lievito dei movimenti
sociali, che abbia il suo centro motore in un centro studi che sforni
quotidianamente idee, informazioni, analisi, progetti e proposte, che
faccia della discussione interna un modo per coinvolgere anche gli
altri. Soprattutto un partito in cui i dirigenti studino (abitudine che
mi sembra un po’ persa). Poca propaganda, molte idee, questo è quel che
serve.
Una forza politica che sappia meditare sui suoi errori passati
a cominciare dal non aver capito niente della crisi in atto e
dall’incomprensione della protesta contro la casta politica. Certo in
questa protesta c’è molta antipolitica, vero, ma la motivazione di fondo
è più che giusta perché le classi dirigenti di questo paese fanno
decisamente schifo (non parlo solo della classe politica ma anche del
management e della finanza, della casta giudiziaria, di quella
giornalistica e accademica) e non solo perché sono fatte da avidi e
corrotti, ma soprattutto perché sono fatte da cialtroni incompetenti ed
impreparati.
Io penso serva un partito rivoluzionario della sinistra,
il che non significa che pensi ad alcuna avventura armatista o
insurrezionale, ma che auspico un partito capace di contestare il
sistema di potere vigente e di combattere e sostituire le classi
dirigenti attuali. Il che significa produrre una classe dirigente di
ricambio (per questo non cederò mai all’antipolitica), e questo richiede
di scrollarsi di dosso il moderatismo che, dagli anni ottanta, ha
portato la sinistra a diventare l’ombra di sé stessa.
E questo pone il problema del M5s: la sinistra ha
avuto un atteggiamento isterico, interessata a condannare senza cercare
di capire. E, invece, l’esperienza del M5s ha molto da insegnare, solo
che si abbia l’umiltà di mettere da parte i pregiudizi e, senza per
questo abbandonare un atteggiamento critico, sappia cogliere gli aspetti
positivi ed i terreni di convergenza. Faccio un solo esempio molto
semplice: vi siete mai chiesti come mai i 5 stelle hanno un sito
frequentato da decine di migliaia di persone ogni giorno ed i siti della
sinistra sono sempre stati nicchie assai striminzite che parlavano (e
parlano, quando ce ne sono ancora) solo a chi già è del giro? Non sarà
il caso di rifletterci un po’ su?
So che i 5 stelle (che hanno i loro difettacci e chiunque mi legge sa
che non gliele mando a dire) sono piuttosto chiusi ad una qualsiasi
alleanza, ma perché non iniziare con un serio confronto, senza voglie
prevaricanti ma con l’idea di sostenere a vicenda battaglie in cui ci si
ritrova? Vorrei ricordare due dati: nel Parlamento Europeo il gruppo 5
stelle ha votato insieme al gruppo della Sinistra Europea nel 78% dei
casi. Nel parlamento italiano, il M5s e Sel si sono trovati fianco a
fianco nella battaglia contro la “riforma della Banca d’Italia”, contro
il jobs act, contro l’Italicum, contro la “riforma” costituzionale. E’
tutto un caso o c’è un terreno comune su cui lavorare?
Auguri fraterni compagni, con una promessa: non vi
farò mancare il mio appoggio per ogni cosa giusta che proporrete, e non
vi farò mancare una sberla per ogni bestialità che doveste fare. Sapete
che sono fatto così.
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