di Michele Giorgio – Il Manifesto
Il Bahrain precipita nell’abisso. Due
giorni fa la Camera Bassa dell’Assemblea Nazionale, di fatto
controllata da re Hamad bin Isa al Khalifa, ha approvato un emendamento
alla Costituzione che consentirà ai tribunali militari di processare i
civili.
Il voto conferma l’intenzione della monarchia assoluta sunnita di
imporre uno stato di polizia in questo piccolo arcipelago del Golfo e di
rinunciare al dialogo con il movimento per le riforme emerso in Piazza
della Perla nel 2011. Re Hamad, forte dell’alleanza di Arabia Saudita e
Stati Uniti, che in Bahrain hanno la base della V Flotta, giustifica le
misure liberticide con l’urgenza di combattere un “complotto” messo in
atto dal vicino Iran.
Continua inoltre a non riconoscere il diritto all’uguaglianza con i
sunniti reclamato dalla maggioranza sciita della popolazione. Nell’ultimo
anno in Bahrain sono stati arrestati numerosi attivisti politici e dei
diritti umani, tra i quali Nabeel Rajab (al quale ieri è stata rifiutata
la scarcerazione su cauzione). Altri sono stati costretti all’esilio.
A gennaio sono stati giustiziati tre oppositori condannati per
l’uccisione di un poliziotto – le loro confessioni, secondo i centri per
i diritti umani, sarebbero state estorte con la tortura – e quattro
ricercati sono stati uccisi dalla polizia in circostanze oscure.
Abbiamo intervistato Ibrahim Sharif, leader del partito socialista
bahranita Waad. Figura politica di primo piano, Sharif ha trascorso
diversi anni in esilio e, al rientro in patria, nelle prigioni di re
Hamad.
Quanto aggrava il quadro generale l’emendamento approvato dalla Camera Bassa?
Parecchio. In verità non ci aspettavamo un esito diverso dalla Camera
Bassa. L’approvazione dell’emendamento alla Costituzione era scontata
dal momento stesso in cui il governo aveva proposto la modifica
dell’articolo 105. Non è ancora chiaro quali reati saranno di competenza
dalle corti militari, sicuramente quelli di terrorismo. In ogni caso la
situazione sta peggiorando e non da qualche mese come pensano alcuni.
Va avanti così da anni. Dopo le aperture fatte dalla monarchia
all’inizio dello scorso decennio, le garanzie costituzionali e politiche
sono state gradualmente ritirate. Nel 2007-8 andava peggio che nel
2000, nel 2011 c’è stata la soppressione violenta del movimento di
Piazza della Perla (con l’aiuto di Arabia Saudita ed Emirati, ndr). Oggi
è persino peggio che nel 2011. Eppure il popolo bahranita non si
arrende, non si lascia intimidire.
Re Hamad denuncia una cospirazione sciita iraniana
(Ride)... La storia si ripete. Negli anni ’60 le monarchie locali
parlavano degli oppositori e progressisti in Bahrain e negli altri
Paesi del Golfo come degli agenti al servizio del presidente egiziano
Gamal Abdel Nasser. Poi sono passati a paventare altri complotti
esterni. Ora ci descrivono come agenti dell’Iran. La monarchia sfrutta a
suo vantaggio la spaccatura, più profonda in questi ultimi anni, tra
musulmani sunniti e sciiti nella regione e lo scontro tra Iran e Arabia Saudita. Questa strategia, per ora, è vincente. Faccio parte della
comunità sunnita e so che al suo interno non mancano le voci critiche al
regime. La diffidenza dei sunniti nei confronti degli sciiti però è più
forte delle critiche al re e sino a quando esisterà la monarchia potrà
agitare con successo il “pericolo sciita iraniano”.
Lanciate appelli alla comunità internazionale, senza risultati
Barack Obama ci aveva illuso. Nel 2011 aveva appoggiato le
sollevazioni in Egitto e Tunisia lasciandoci immaginare un atteggiamento
diverso degli Usa nella regione, anche qui in Bahrain. Dal 2013 in poi
Obama ha cambiato linea, ha preso le distanze dalle popolazioni arabe
per prendersi cura solo degli interessi americani e di quelli dei regimi
alleati. Questo ha dato carta bianca alla monarchia bahranita. A ben
poco peraltro sono servite le nostre proteste contro l’atteggiamento
della Gran Bretagna (ex potenza coloniale in Bahrain,ndr) che continua a
sostenere re Hamad e a vendergli armi. E siamo delusi anche dalla linea
dell’Unione europea. L’Europarlamento ha adottato qualche posizione
importante ma il braccio esecutivo dell’Ue, la Commissione, non entra
nelle vicende del Bahrain, tace sui crimini che subisce il nostro
popolo.
La vostra azione sino ad oggi è stata pacifica. I giovani
però scalpitano, sono stanchi dall’assenza di risultati politici e
cominciano a sfidare la leadership storica dell’opposizione bahranita
Sino ad oggi un solo gruppo ha compiuto operazioni armate contro le
forze di sicurezza e credo che l’opposizione resterà pacifica. Sì, tra i
giovani regna la frustrazione ma il consenso alla linea
dell’opposizione resta forte. Ci sono principi che uniscono ancora gran
parte dei bahraniti che lottano per il cambiamento: democrazia, libertà,
uguaglianza tra sunniti e sciiti, una costituzione nuova. Non ci
interessa una repubblica, anche se siamo repubblicani di natura. La cosa
fondamentale è che il potere sia nelle mani del popolo, monarchia o
repubblica in quel caso sono poco importanti.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento