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23/02/2017

Bahrain - "L'Occidente copre una monarchia liberticida"

di Michele Giorgio – Il Manifesto

Il Bahrain precipita nell’abisso. Due giorni fa la Camera Bassa dell’Assemblea Nazionale, di fatto controllata da re Hamad bin Isa al Khalifa, ha approvato un emendamento alla Costituzione che consentirà ai tribunali militari di processare i civili.

Il voto conferma l’intenzione della monarchia assoluta sunnita di imporre uno stato di polizia in questo piccolo arcipelago del Golfo e di rinunciare al dialogo con il movimento per le riforme emerso in Piazza della Perla nel 2011. Re Hamad, forte dell’alleanza di Arabia Saudita e Stati Uniti, che in Bahrain hanno la base della V Flotta, giustifica le misure liberticide con l’urgenza di combattere un “complotto” messo in atto dal vicino Iran.
 
Continua inoltre a non riconoscere il diritto all’uguaglianza con i sunniti reclamato dalla maggioranza sciita della popolazione. Nell’ultimo anno in Bahrain sono stati arrestati numerosi attivisti politici e dei diritti umani, tra i quali Nabeel Rajab (al quale ieri è stata rifiutata la scarcerazione su cauzione). Altri sono stati costretti all’esilio.

A gennaio sono stati giustiziati tre oppositori condannati per l’uccisione di un poliziotto – le loro confessioni, secondo i centri per i diritti umani, sarebbero state estorte con la tortura – e quattro ricercati sono stati uccisi dalla polizia in circostanze oscure.

Abbiamo intervistato Ibrahim Sharif, leader del partito socialista bahranita Waad. Figura politica di primo piano, Sharif ha trascorso diversi anni in esilio e, al rientro in patria, nelle prigioni di re Hamad.

Quanto aggrava il quadro generale l’emendamento approvato dalla Camera Bassa?

Parecchio. In verità non ci aspettavamo un esito diverso dalla Camera Bassa. L’approvazione dell’emendamento alla Costituzione era scontata dal momento stesso in cui il governo aveva proposto la modifica dell’articolo 105. Non è ancora chiaro quali reati saranno di competenza dalle corti militari, sicuramente quelli di terrorismo. In ogni caso la situazione sta peggiorando e non da qualche mese come pensano alcuni. Va avanti così da anni. Dopo le aperture fatte dalla monarchia all’inizio dello scorso decennio, le garanzie costituzionali e politiche sono state gradualmente ritirate. Nel 2007-8 andava peggio che nel 2000, nel 2011 c’è stata la soppressione violenta del movimento di Piazza della Perla (con l’aiuto di Arabia Saudita ed Emirati, ndr). Oggi è persino peggio che nel 2011. Eppure il popolo bahranita non si arrende, non si lascia intimidire.

Re Hamad denuncia una cospirazione sciita iraniana

(Ride)... La storia si ripete. Negli anni ’60 le monarchie locali parlavano degli oppositori e progressisti in Bahrain e negli altri Paesi del Golfo come degli agenti al servizio del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser. Poi sono passati a paventare altri complotti esterni. Ora ci descrivono come agenti dell’Iran. La monarchia sfrutta a suo vantaggio la spaccatura, più profonda in questi ultimi anni, tra musulmani sunniti e sciiti nella regione e lo scontro tra Iran e Arabia Saudita. Questa strategia, per ora, è vincente. Faccio parte della comunità sunnita e so che al suo interno non mancano le voci critiche al regime. La diffidenza dei sunniti nei confronti degli sciiti però è più forte delle critiche al re e sino a quando esisterà la monarchia potrà agitare con successo il “pericolo sciita iraniano”.

Lanciate appelli alla comunità internazionale, senza risultati

Barack Obama ci aveva illuso. Nel 2011 aveva appoggiato le sollevazioni in Egitto e Tunisia lasciandoci immaginare un atteggiamento diverso degli Usa nella regione, anche qui in Bahrain. Dal 2013 in poi Obama ha cambiato linea, ha preso le distanze dalle popolazioni arabe per prendersi cura solo degli interessi americani e di quelli dei regimi alleati. Questo ha dato carta bianca alla monarchia bahranita. A ben poco peraltro sono servite le nostre proteste contro l’atteggiamento della Gran Bretagna (ex potenza coloniale in Bahrain,ndr) che continua a sostenere re Hamad e a vendergli armi. E siamo delusi anche dalla linea dell’Unione europea. L’Europarlamento ha adottato qualche posizione importante ma il braccio esecutivo dell’Ue, la Commissione, non entra nelle vicende del Bahrain, tace sui crimini che subisce il nostro popolo.

La vostra azione sino ad oggi è stata pacifica. I giovani però scalpitano, sono stanchi dall’assenza di risultati politici e cominciano a sfidare la leadership storica dell’opposizione bahranita

Sino ad oggi un solo gruppo ha compiuto operazioni armate contro le forze di sicurezza e credo che l’opposizione resterà pacifica. Sì, tra i giovani regna la frustrazione ma il consenso alla linea dell’opposizione resta forte. Ci sono principi che uniscono ancora gran parte dei bahraniti che lottano per il cambiamento: democrazia, libertà, uguaglianza tra sunniti e sciiti, una costituzione nuova. Non ci interessa una repubblica, anche se siamo repubblicani di natura. La cosa fondamentale è che il potere sia nelle mani del popolo, monarchia o repubblica in quel caso sono poco importanti.

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