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22/02/2017

Appunti e sensazioni dal vivere in Grecia


A 13 anni dalle olimpiadi che prevedevano il primo riscatto, a due dall’ultima spiaggia: Tsipras. Avevo già potuto assaggiare nel 2014 a Salonicco la crisi profonda che attraversava questo paese, case e infrastrutture abbandonate e nuovi poveri in strada ma la crescita di Syriza e del KKE avevano fatto sperare per un futuro luminoso e di “cambiamento”.

Non è stato così, oggi ad Atene si tasta con mano quelle che sono state le decisioni del neo governo Tsipras; quelle di andare incontro agli interessi dell’Unione Europea e degli altri gruppi imperialisti. La debolezza del movimento comunista di organizzarsi ed entrare anche nelle contraddizioni di Syriza e del potere per rovesciare la faccia della medaglia.

Oggi Atene si presente in un’unica veste: difficile mascherare la povertà e la crisi anche nei quartieri bene e in quelli turistici. Ovunque affiorano case abbandonate e in avanzato stato di deperimento, mega palazzoni degli anni 70-80 in vendita, blindati in tutte le entrate per evitare che vengano occupati dai senza tetto che sono in costante aumento.

Ciò che rimane dell’antico splendore è sotto la morsa di una IVA e di imposte elevate; se capitate nella capitale greca dal 1 aprile al 30 ottobre, vi troverete a strapagare qualsiasi cosa. Dall’Acropoli, ai musei e ai vari “presidi” archeologi che anche in Italia avremmo la sensibilità di lasciare gratuiti, e non solo. La morsa stretta dell’Unione Europea impone ogni anno aumenti vertiginosi sui trasporti: se fino a qualche anno fa con 2-3 euro raggiungevate la città dall’aereoporto, oggi ci vogliono dai 6 euro del bus ai 10 della metrò per raggiungere la città e viceversa, ed anche i trasporti cittadini hanno raggiunto oramai le cifre dei trasporti dei paesi europei più ricchi.

Poco importa se poi non c’è personale che possa controllare o vendervi il biglietto, l'importante è pagare e fare felici l’Europa ed i nuovi sacerdoti della centralità dell’Euro.

Entrando in una vineria nei pressi di Piazza Omonia mi fanno notare che il consumo interno del Vino Greco è crollato sotto la morsa delle tasse, prezzi non più alla portata del popolo greco per un prodotto locale, in compenso però sono aumentate le esportazioni.

Spostandoci verso il Pireo la situazione non cambia, ciò che doveva essere la gloriosa Atene 2004 è in una condizione di macerie e abbandono, i villaggi olimpici e le infrastrutture, tutte abbandonate o non terminate. Il degrado umano e materiale regna ovunque!

Quelle che in estate sembrano gloriosi e fiorenti porti turistici come Passalimani e Mikrolimano, nella stagione invernale si presentano come “zone di resistenza economica” dove i più conosciuti e potenti riescono a mantenere il loro alto standard anche nei mesi difficili, mentre gli altri resistono, mettono una toppa, alzano i prezzi, provano e riprovano a evitare la fine dei loro colleghi più sfortunati che hanno chiuso e lasciato i resti dei loro ristoranti li dove avevano aperto.

Arrivati al Pireo c’è poco da dire, la Cosco (la società che gestisce la movimentazione internazionale dei container) e gli armatori fanno un po' quello che gli pare, alle spalle invece si presenta una località che d’inverno appare svuotata, chiusa. C’è poca gente anche se la calda giornata domenicale potrebbe indurre le persone a stare vicino al mare, a fare la classica gita fuori porta o consumare qualche aperitivo al sole.

Sono davvero in pochi per strada mentre in tanti girano attorno al mercato di roba vecchia attorno alla stazione ferroviaria. Tornando nel pieno della città, fotografia a parte merita Exarchia, quartiere storico dei movimenti di lotta urbani e nevralgico centro culturale. Sebbene oggi appare un po' imbrattato e poco curato dagli stessi abitanti, la sua natura di centro di sperimentazione della lotta non lo ha perso nonostante i colpi dei padroni e della borghesia continentale.

Qui troviamo svariate iniziative a sostegno dei rifugiati, assemblee in piazza e case occupate; forse in molte cose si sente la mancanza di organizzazione e coordinamento che a mio avviso favorisce l’autoghettizzazione e la marginalizzazione.

Eppure in quei pressi c’è il quartier generale di Syriza, non lontano da Piazza Omonia che è la piazza alle porte di Exarchia. Polizia in assetto antisommossa veglia sul quartiere ogni notte anche se con una modalità più discreta per non apparire una presenza troppo provocatoria. Stanziano lì nei pressi e vicino ai punti sensibili, uno dei quali è il già citato quartier generale.

Proprio domenica (19 Febbraio 2017) s’intravedeva una presenza più massiccia quasi inspiegabile, il governo Tsipras in questi giorni sta decidendo sulle nuove misure e riforme che da un lato allentano la morsa dell’austerity e dall’altro svendono ancor di più il paese ai creditori strozzini dell’UE. All’improvviso verso le due di notte, sirene spiegate e camionette della polizia in tenuta anti sommossa: qualcuno aveva lanciato 5 molotov contro il quartier generale di Syriza ferendo anche un poliziotto che era lì a presidiare la segreteria del partito di governo. La caccia all’uomo è massiccia, il governo spegne il fuoco dicendo che sono teppisti e non c’è nulla di politico o ideologico; intanto Exarchia è monitorata, stando li non riusciamo a spiegarci tutto.

I mass media italiani stentano a dare notizie precise. In realtà la strategia del nostro governo è proprio questo: non farci sapere nulla di ciò che accade in Grecia e in che condizione il nostro imperialismo – quello dell’UE – sta riducendo il popolo greco.

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