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20/02/2017

Iraq - La protesta silenziosa di Baghdad

Questa volta nessuno slogan gridato con rabbia né parole di accusa contro il governo centrale: dopo l’autobomba che giovedì ha devastato per l’ennesima volta uno dei quartieri sciiti di Baghdad, la comunità scende in piazza in silenzio.
 
Sul volto di tanti una sciarpa con la bandiera irachena copre la bocca: è la protesta silenziosa a cui ieri hanno preso parte migliaia di iracheni sciiti, molti dei quali sostenitori del leader religioso Moqtada al-Sadr.

Si sono ritrovati di nuovo a piazza Tahrir, lo stesso luogo dove una settimana fa la protesta contro la commissione elettorale  (accusata di favoritismo verso il rivale del blocco sciita, l’ex premier Nouri al-Maliki) si era bagnata di sangue: 6 morti di cui 5 manifestanti e un poliziotto. Ma ieri si sono commemorati anche altri morti: le 59 vittime dell’attentato di giovedì nel quartiere sciita di al-Bayya. Un camion  imbottito di esplosivo è stato lanciato contro un mercato e dei rivenditori di auto, terzo attacco in pochi giorni rivendicato dallo Stato Islamico sotto pressione a Mosul, dove la controffensiva governativa sta ripartendo dopo un breve periodo di pausa necessario alla riorganizzazione militare e seguito alla liberazione della parte est della città.

Ieri la scelta di manifestare in silenzio è stata espressamente sostenuta dagli organizzatori che hanno chiesto di non intonare slogan ma solo di portare con sé e sventolare bandiere irachene. Sia per evitare altri scontri che per dare più forza alla loro frustrazione: dall’avvento del nuovo premier al-Abadi (come al-Maliki, esponente del potente partito Dawa) le speranze in una reale lotta alla corruzione delle istituzioni e nella formazione di un governo di tecnici slegati dai legami nepotistici delle fazioni politiche sono presto evaporate. Al-Abadi si è dimostrato incapace di frenare le dinamiche clientelari interne al potere iracheno e che dal 2003 dettano e influenzano le divisioni settarie del popolo iracheno.

Al-Sadr ne approfitta da mesi, organizzando con regolarità manifestazioni partecipatissime nella capitale (dove ha spostato il suo quartier generale da Najaf, roccaforte sciita meridionale): le proteste contro il governo stanno spaccando il fronte sciita ma anche costruendo intorno ad al-Sadr e alle sue Brigate della Pace – rebranding delle milizie armate sadriste note prima come Esercito del Mahdi, impegnato nel decennio scorso contro l’occupazione Usa – un’immagine di movimento nazionale iracheno, prima che sciita.

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