Questa volta nessuno slogan gridato con rabbia né parole di accusa
contro il governo centrale: dopo l’autobomba che giovedì ha devastato
per l’ennesima volta uno dei quartieri sciiti di Baghdad, la comunità
scende in piazza in silenzio.
Sul volto di tanti una sciarpa con la bandiera irachena copre
la bocca: è la protesta silenziosa a cui ieri hanno preso parte
migliaia di iracheni sciiti, molti dei quali sostenitori del leader
religioso Moqtada al-Sadr.
Si sono ritrovati di nuovo a piazza Tahrir, lo stesso luogo dove una
settimana fa la protesta contro la commissione elettorale (accusata di
favoritismo verso il rivale del blocco sciita, l’ex premier Nouri
al-Maliki) si era bagnata di sangue: 6 morti di cui 5 manifestanti e un
poliziotto. Ma ieri si sono commemorati anche altri morti: le 59 vittime dell’attentato di giovedì nel quartiere sciita di al-Bayya.
Un camion imbottito di esplosivo è stato lanciato contro un mercato e
dei rivenditori di auto, terzo attacco in pochi giorni rivendicato dallo
Stato Islamico sotto pressione a Mosul, dove la controffensiva
governativa sta ripartendo dopo un breve periodo di pausa necessario
alla riorganizzazione militare e seguito alla liberazione della parte
est della città.
Ieri la scelta di manifestare in silenzio è stata espressamente
sostenuta dagli organizzatori che hanno chiesto di non intonare slogan
ma solo di portare con sé e sventolare bandiere irachene. Sia per
evitare altri scontri che per dare più forza alla loro frustrazione:
dall’avvento del nuovo premier al-Abadi (come al-Maliki, esponente del
potente partito Dawa) le speranze in una reale lotta alla
corruzione delle istituzioni e nella formazione di un governo di tecnici
slegati dai legami nepotistici delle fazioni politiche sono presto
evaporate. Al-Abadi si è dimostrato incapace di frenare le
dinamiche clientelari interne al potere iracheno e che dal 2003 dettano e
influenzano le divisioni settarie del popolo iracheno.
Al-Sadr ne approfitta da mesi, organizzando con regolarità manifestazioni partecipatissime nella capitale
(dove ha spostato il suo quartier generale da Najaf, roccaforte sciita
meridionale): le proteste contro il governo stanno spaccando il fronte
sciita ma anche costruendo intorno ad al-Sadr e alle sue Brigate della
Pace – rebranding delle milizie armate sadriste note prima come Esercito
del Mahdi, impegnato nel decennio scorso contro l’occupazione Usa –
un’immagine di movimento nazionale iracheno, prima che sciita.
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