Il 29 gennaio scorso, la nuova amministrazione Trump aveva ordinato un raid di forze speciali statunitensi nello Yemen. Obiettivo una postazione di Al Qaida ad Aqba. Ma il blitz è andato in malora. Un soldato Usa – Ryan Owens – è stato ucciso, tre feriti e anche diverse donne e bambini yemeniti sono stati uccisi nel raid. Insomma una debacle a tutti i livelli.
La vicenda però ha avuto uno strascico interno. In una intervista rilasciata al Miami Herald, William Owens, il padre del soldato americano ucciso in Yemen nel raid finito male, lo ha denunciato come una "stupida missione", interrogandosi sulle ragioni che hanno indotto il presidente Donald Trump a ordinarla. "Perché ha dovuto lanciare questa stupida missione in quel momento, quando la sua amministrazione si era insediata da solo una settimana? Perché?". "Negli ultimi due anni, non c'erano truppe di terra in Yemen – c'erano solo missili e droni – perché nessun obiettivo valeva la morte di un americano. E poi, dovevano tutto a un tratto dispiegare grandi mezzi?", ha aggiunto Owens in questa prima denuncia pubblica dalla morte del figlio Ryan (della quale però non è possibile ignorare l’assoluta indifferenza verso le vittime “non americane").
L’operazione militare in Yemen era stata autorizzata da Donald Trump a pochi giorni dal suo insediamento ma si è conclusa malamente con la morte del militare americano. Un funzionario yemenita aveva riferito di 57 morti nell'operazione lanciata dagli americani nella zona centrale del Paese, tra cui anche otto donne e otto bambini. Il giorno successivo l’amministrazione Trump era tornato ai metodi di guerra più tradizionali (ampiamente utilizzati dall’amministrazione Obama). Due presunti membri di al Qaida sono infatti stati uccisi nell'attacco lanciato da un drone nel Sud dello Yemen, all'indomani dell’operazione andata in malora con l’azione di un commando delle forze speciali statunitensi.
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