Vedremo se davvero l’ex gruppo dirigente del Pd avrà il coraggio di
scindersi dal partito. Un conto è sbraitare contro l’usurpatore,
ben altro è scendere dal carro del potere avventurandosi nei territori
del 5virgola qualcosa. Gente abituata ad essere nomenclatura in un
partito di massa (elettorale), difficilmente alle soglie della pensione
gli viene lo schiribizzo di rimettersi in gioco. E’ altresì vero che
dentro il Pd gli spazi di co-gestione politica si stanno riducendo
notevolmente per l’ex gruppo dirigente. Nonostante tutte le batoste
elettorali, Renzi non ha avversari al congresso. Lo sanno i vari
D’Alema, Bersani o Emiliano. Anche qui, dopo aver sbraitato del
congresso, una volta che Renzi li ha accontentati è scattato il panico.
Tutti sanno che dentro al partito Renzi è ancora l’asso pigliatutto, e
una volta rivinto per la “ditta” non ci sarà più potere da spartire.
Secondo i sondaggi, Renzi viaggia sull’80% dei consensi contro qualunque
sfidante. Questo il motivo per cui la scissione è nei fatti una
possibilità concreta. Ma tragica.
L’eventuale partito dell’odierna “minoranza Pd” verrebbe subito
identificato come il partito della “sinistra radicale”, o quantomeno di
“vera sinistra”, non quella finta à la Renzi, fagocitando tutti quei
velleitari tentativi di ricostruire una “sinistra” liberal
dirittocivilista (da Pisapia a Sinistra italiana). Non a caso
l’assemblea dei promessi scissionisti si è aperta al canto di “Bandiera
rossa”. Perché, volente o nolente, un soggetto a sinistra del principale
partito “di sinistra” sarebbe etichettato come “sinistra radicale”, e
così vissuto dal corpo elettorale del paese. Oltretutto, sarebbe la
stessa “minoranza Pd” a giocare sull’equivoco, visto che se il centro
della politica sarà occupato dal Pd renziano (a quel punto una vera e
propria Democrazia cristiana 2.0 che svuoterebbe metà dell’elettorato
berlusconiano, d’altronde già ridottosi notevolmente), l’unico spazio
elettorale possibile per continuare ad esistere sarà quello di
presentarsi come “sinistra” dura e pura, quella senza compromessi,
sociale, attenta alle diseguaglianze, amica dei poveri e degli sfigati.
Completamente inutile sarebbe spiegare che quella “sinistra” è la stessa
dei governi democratici targati Prodi prima, Letta e Monti dopo, e
infine Renzi. Che quella “sinistra” è in realtà una destra liberista
acclamata. Che quella “sinistra” è la stessa del Pacchetto Treu, della
riforma delle pensioni, del Jobs act, della legge Turco-Napolitano,
della guerra in Jugoslavia e in Kosovo, e un’altra sfilza di eccetera
che faremmo notte. Lo schiacciamento mediatico non fa prigionieri. E la
vittima designata sarà proprio la sinistra radicale, questa volta senza
virgolette. D’Alema e il sempiterno Vendola, una volta egemonizzato il
campo narrativo della “sinistra”, produrranno di converso l’estinzione
di ogni sinistra a sinistra della “sinistra Pd”. Quante (false) sinistre
può reggere questo paese? Difficilmente potrà sopravvivere (cosa che
già non fa, peraltro), una “sinistra radicale” a sinistra di un’altra
“sinistra radicale”. Sarebbe, ancor prima che paradossale, farsesco.
Tutto ciò, inevitabilmente, produrrà smottamenti anche dalle nostre
parti. Quanti cascheranno (volentieri) nell’abbocco, nella convergenza,
nell’ammiccamento, con questa “sinistra-non-sinistra”? E quanti invece
sapranno resistere alle sirene del partitone del 5virgola che assicura
posti in municipio, al Comune, alla Regione, al Parlamento, in Europa,
nell’universo? Facile bollare i Bersani di turno come “destra”, oggi. Ma
il rassemblement anti-renziano, esattamente come il ventennio
anti-berlusconiano, funzionerà da calamita politica molto più
efficacemente dei pensosi distinguo da salotto. Partiranno gli accorati
appelli al “fronte unico” contro il duce Renzi. Ma anche per quella
sinistra che ha chiaro il suo posizionamento antitetico a quello
liberista in salsa rosa, le cose non potranno procedere come prima, come
se niente fosse.
Insomma, la scissione del Pd è, purtroppo, una cosa seria, che
riguarda – volente o nolente – tutto il campo della sinistra. A
prescindere dalle reali posizioni in campo, a prescindere dalla qualità
dei suddetti personaggi e delle loro idee. Se ci sarà (e non è detto),
travolgerà tutti.
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