Con sei candidature ai prossimi premi Oscar, Manchester by the sea sembrerebbe essere l’unico ostacolo alla prevedibile incetta di statuette di La La Land. Nonostante il fastidioso battage massmediatico,
che ha costruito attorno al musical di Chazelle un consenso trasversale
quanto sospetto, meriterebbe il film di Lonergan più di una
considerazione. La trama è semplice: la morte di Joe Chandler impone
l’affidamento del figlio (Patrick) allo zio Lee Chandler. Lee ha però
una tragica storia alle spalle, che ha determinato il fallimento del
matrimonio e il suo trasferimento a Boston. L’irruzione di Patrick nella
vita di Lee comporterà una riflessione sulla propria vita e il proprio
destino, costringerà Lee a fare i conti con un passato che gli impedisce
una vita normale. Riuscirà il protagonista a liberarsi del peso del
passato tornando, grazie al rapporto col nipote, alla serenità?
Le tematiche non sono certo originali: il rapporto tra marito e
moglie e il fallimento matrimoniale; il rapporto-scontro
genitore-figlio; la capacità di rifarsi una vita dopo la tragedia;
eccetera. Stupisce piacevolmente però il controllo che il regista
dispone su tutta la narrazione, votata a un minimalismo maturo, non
forzato, in cui la storia di Lee si sviluppa attraverso flashback, forse
un po’ ridondanti, ma chiarificatori. Sulla scia di Paterson di
Jarmusch, prosegue questo interessante filone del cinema statunitense
distante volutamente dalle retoriche hollywoodiane della Grande storia.
Sono le piccole vicende a informare questa America senza orizzonti né
bussole. E’ la perdita di orientamento che costringe certi registi a
rifluire nello scandagliamento dell’intimità. Può rivelarsi, questa
sottrazione, un impedimento alla comprensione della realtà. Eppure, Manchester by the sea si
ferma un attimo prima dell’autocompiacimento. Aiutato, in questo, dalla
notevole recitazione di Casey Affleck (fratello del più noto Ben), già
notato in Interstellar, ma senza lasciare particolare ricordo. E
invece, sorprendentemente, se il film rimane contenuto e, in qualche
modo, realistico, è proprio grazie alla recitazione di Affleck,
fastidioso e scostante, mai compiaciuto, e senza redenzione possibile.
Non c’è serenità possibile dopo la tragedia. Ciò non toglie che la vita
può essere ripresa, con una cicatrice in più. Questo il messaggio, che
ci sentiamo di condividere.
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