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20/02/2017

Visioni Militant(i): Manchester by the sea, di Kenneth Lonergan

Con sei candidature ai prossimi premi Oscar, Manchester by the sea sembrerebbe essere l’unico ostacolo alla prevedibile incetta di statuette di La La Land. Nonostante il fastidioso battage massmediatico, che ha costruito attorno al musical di Chazelle un consenso trasversale quanto sospetto, meriterebbe il film di Lonergan più di una considerazione. La trama è semplice: la morte di Joe Chandler impone l’affidamento del figlio (Patrick) allo zio Lee Chandler. Lee ha però una tragica storia alle spalle, che ha determinato il fallimento del matrimonio e il suo trasferimento a Boston. L’irruzione di Patrick nella vita di Lee comporterà una riflessione sulla propria vita e il proprio destino, costringerà Lee a fare i conti con un passato che gli impedisce una vita normale. Riuscirà il protagonista a liberarsi del peso del passato tornando, grazie al rapporto col nipote, alla serenità?

Le tematiche non sono certo originali: il rapporto tra marito e moglie e il fallimento matrimoniale; il rapporto-scontro genitore-figlio; la capacità di rifarsi una vita dopo la tragedia; eccetera. Stupisce piacevolmente però il controllo che il regista dispone su tutta la narrazione, votata a un minimalismo maturo, non forzato, in cui la storia di Lee si sviluppa attraverso flashback, forse un po’ ridondanti, ma chiarificatori. Sulla scia di Paterson di Jarmusch, prosegue questo interessante filone del cinema statunitense distante volutamente dalle retoriche hollywoodiane della Grande storia. Sono le piccole vicende a informare questa America senza orizzonti né bussole. E’ la perdita di orientamento che costringe certi registi a rifluire nello scandagliamento dell’intimità. Può rivelarsi, questa sottrazione, un impedimento alla comprensione della realtà. Eppure, Manchester by the sea si ferma un attimo prima dell’autocompiacimento. Aiutato, in questo, dalla notevole recitazione di Casey Affleck (fratello del più noto Ben), già notato in Interstellar, ma senza lasciare particolare ricordo. E invece, sorprendentemente, se il film rimane contenuto e, in qualche modo, realistico, è proprio grazie alla recitazione di Affleck, fastidioso e scostante, mai compiaciuto, e senza redenzione possibile. Non c’è serenità possibile dopo la tragedia. Ciò non toglie che la vita può essere ripresa, con una cicatrice in più. Questo il messaggio, che ci sentiamo di condividere.

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