Giovedì sera, alla sala della ex Circoscrizione 1 in via Gobetti, si è svolta l’assemblea cittadina per la presentazione del percorso “Potere al popolo”, come sta accadendo in diverse città d’Italia (per ora circa 45). La relazione principale è stata quella di Salvatore Prinzi dell’ex-Opg occupato “Jè so pazzo” di Napoli.
La partecipazione della serata è stata davvero buona con circa 150 presenti, basta vedere le foto pubblicate su facebook nel profilo dell’evento. Un tipo di partecipazione che mostra come la sinistra dal basso sia comunque attenta ai temi della ricomposizione politica. Certo, il tema, rilanciare una aggregazione elettorale di sinistra a partire dal conflitto territoriale, è di quelli da far tremare i polsi, ma è anche vero che il pubblico è attirato proprio da questi temi. Del resto il flop del percorso del Brancaccio, aggregazione di sinistra che intendeva coalizzare dal basso (fallendo) su temi che sono anche di potere al popolo, ha lasciato improvvisamente uno spazio politico. Per questo c’era e c’è curiosità, per capire quali sono le proposte politiche in campo. Prima di Prinzi c’è stata l’introduzione, a cura del comitato organizzatore della serata, sui temi non solo nazionali, oggetto della convocazione, ma anche locali. Quelli di una forte depressione economica che, nelle intenzioni dei promotori, può essere superata solo con una forte mobilitazione permanente dal basso.
A una sala attenta Prinzi ha parlato della spinta che l’ha portato a proporre il progetto a Livorno in rappresentanza dell’ex Opg: dallo specifico locale a quello nazionale. Prinzi ha parlato di ricomposizione da operare, prima ancora che sul piano politico, sul piano sociale autenticamente prepolitico. Poi, nelle intenzioni dei promotori della piattaforma, si tratta di trasformare e mettere a rete nazionale tutte le esperienze territoriali di conflitto e di tessitura del legame sociale. In quel modo una lista elettorale può essere perlomeno rappresentativa di parti significative della società italiana. Per quanto riguarda il programma, la cui bozza è apparsa in rete pochi giorni fa, è stato definito emendabile e da discutere. Del resto l’assemblea nazionale del 17 dicembre a Roma, serve proprio a questo. Dopo Prinzi c’è stata una serie di interventi piuttosto miscelata. Interventi più tradizionali, o legati a organizzazioni già conosciute, si sono alternati a interventi più attenti all’analisi della situazione politica attuale o a quella della condizione sociale che stiamo attraversando.
Le impressioni
Che questo percorso incontri sia attenzione che scetticismo non è una novità. Anzi, è un classico dei percorsi che, giocoforza, nascono da situazioni di movimento per collocarsi altrove pur mantenendo le radici originarie. Del resto l’Italia, dei tanti laboratori politici che è stata, può fregiarsi il titolo di laboratorio politico dei fallimenti di questo tipo di percorso. Allo stesso tempo una reale spinta dal basso c’è, altrimenti l’assemblea non sarebbe riuscita nonostante i pochi giorni di preavviso. Decisive, per capire il successo dell’iniziativa, saranno le prossime settimane. Sia sul piano nazionale che locale. Dall’assemblea nazionale del 17 a Roma, alle prossime territoriali, si capirà se l’articolazione del movimento messo in piedi è solida e in grado di tenere sul piano della campagna elettorale. Certo, il vuoto pneumatico che esprime la sinistra ufficiale è spaventoso. Paradossalmente mette in condizione chi sa operare politicamente di poterlo fare. Perché il livello di rigor mortis della sinistra ufficiale è così esteso da non poter rappresentare un ostacolo per i movimenti di base e le sue istanze.
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