Il Senato argentino ha respinto con 38 voti contro 31 il progetto di legalizzazione dell’aborto mentre nelle strade sfilava una enorme manifestazione – definita “marea verde” – che ha mobilitato milioni di persone in tutto il paese a sostegno della legalizzazione dell’aborto.
Dopo quasi 17 ore di dibattito e, mentre a milioni di donne sfidavano la pioggia esigendo la fine di aborto clandestino e i loro diritti, il Senato ha respinto la proposta di legalizzazione dell’aborto che aveva avuto l’approvazione preliminare del deputati. Fuori dal Senato era pochi gli oppositori alla legalizzazione dell’aborto, definiti come “i celesti” (come Formigoni in Italia, ndr).
Il risultato non ha suscitato troppe sorprese: il rigetto del progetto di legge ha potuto contare su 38 voti, mentre il sì su 31. Assente per gravidanza la senatrice Eugenia Catalfamo e due astensioni. La vicepresidente Gabriela Michetti, fuori dal microfono, ha definito il presidente dell’intergruppo conservatore Cambiemos, Luis Naidenoff, “stronzo”, che gli aveva chiesto di essere flessibile sui tempi degli interventi in aula.
Il senatore della regione di Salta, Rodolfo Urtubey Salteño al quale era stato chiesto di chiarire le sue dichiarazioni sugli aborti in caso di stupro, è stato definito dalla senatrice Anabel Fernandez Sagasti di possedere la “bestialità di un uomo delle caverne”. Interventi durissimi da parte dei senatori Beatriz Mirkin, Pino Solanas e Miguel Pichetto. La senatrice Gladys González, è scoppiata in lacrime.
Il dibattito sulla legalizzazione dell’aborto al Congresso argentino è durato quattro mesi. Dopo 13 anni dalla sua prima presentazione, il 14 giugno scorso, dopo 700 interventi in commissione e una maratona di 23 ore, una coalizione trasversale di deputati e deputate, sostenuta da una folla per le strade, aveva reso possibile il passaggio della discussione al Senato con un impulso sorprendente. Ma la pressione dei settori politici conservatori e religiosi era riuscita prima ad ottenere un allungamento dei tempi e poi una pioggia di emendamenti facendo passare settimane fino alla bocciatura della legge.
Nelle strade milioni di donne hanno manifestato in attesa di un risultato che sembrava irreversibile. Concludendo il suo intervento, il senatore Pichetto aveva auspicato che: “Prima o poi, in un giorno più luminoso di questo giorno grigio e di pioggia, le donne avranno la risposta di cui hanno bisogno.”
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