La decadenza da presidente dell’Assemblea Nazionale e la squalifica politica per 15 anni del deputato Juan Guaidó, sono la conseguenza delle violazioni della legge organica del Controllore Generale del Venezuela, un ente costituzionale simile alla nostra Corte dei Conti, che ha il compito di vigilare e sanzionare i casi di corruzione o di scarsa trasparenza sui finanziamenti dei rappresentanti istituzionali venezuelani.
La sanzione è arrivata dopo che il Guaidò si è rifiutato di giustificare le fonti delle proprie entrate. L’accusa è di frode fiscale per non aver dichiarato più di 310 milioni di bolivar in viaggi e 260,4 milioni di bolivar in hotel all’interno e all’esterno del territorio venezuelano.
Il Controllore Generale dello Stato, Elvis Amoroso, ha indicato che la sanzione è stata applicata secondo la legge contro la corruzione del Venezuela.
Amoroso, aveva avviato un audit nel febbraio scorso, ed ha documentato come Guaidó abbia effettuato oltre 91 viaggi all’estero con un costo di oltre 310 milioni di bolivar (circa 100.000 dollari) “senza giustificare la fonte di reddito” per pagarli.
La decisione è stata presa “considerando che il deputato Juan Guaidó ha rifiutato di presentare la sua dichiarazione giurata, ha sistematicamente violato la nostra Magna Carta, ha usurpato le funzioni pubbliche e ha commesso azioni con governi stranieri che hanno danneggiato il popolo del Venezuela”, ha dichiarato Elvis Amoroso.
Legalmente, i poteri di questo organismo sono stati stabiliti nella Legge Organica del Controllore Generale della Repubblica e nel Sistema Nazionale di Controllo Fiscale, la quale stabilisce nell’articolo 78 la possibilità di richiedere dichiarazioni giurate di beni ai dipendenti pubblici.
Per l’avvocato Ana Cristina Bracho, Guaidó come vice è un funzionario che ha le sue funzioni, i suoi diritti particolari e i suoi divieti assoluti. Il suo ruolo è quello di elaborare leggi, controllare il potere esecutivo e rappresentare il popolo venezuelano nel suo complesso nell’assemblea nazionale.
I deputati prestano giuramento alla Costituzione per rispettarla e far rispettare le sue leggi; rispettare le istituzioni pubbliche. Inoltre, hanno il divieto assoluto di accettare onori, accuse e premi da paesi stranieri.
L’articolo 187 della Costituzione del Venezuela afferma che i deputati sono obbligati a svolgere solo compiti esclusivi a beneficio del popolo del Venezuela e non possono ricevere entrate aggiuntive o detenere posizioni diverse dalle loro funzioni parlamentari.
Guaidó ha trascorso più di otto mesi fuori dal paese con spese di alloggio superiori a 260,4 milioni di bolivar, anche senza dichiarare o spiegare da dove venissero i soldi per pagarli.
Sul piano dello scontro Juan Guaidó aveva annunciato mercoledì scorso i dettagli di un nuovo “D Day”, in particolare il quarto di quest’anno dopo quelli falliti il 23 gennaio, il 12 febbraio e il 23 febbraio scorsi.
Dal quartier generale di Azione Democratica Guaidò aveva svelato i passi successivi della sua agenda per il regime change per rovesciare il legittimi governo che, nelle parole del congressista Usa Marco Rubio (uno degli oltranzisti), “ha provocato un periodo di sofferenza che nessuna nazione ha affrontato nella storia moderna”.
La cosiddetta “Operazione Libertà” messa in campo da Guaidó con il sostegno esplicito degli Stati Uniti, mira ad aumentare l’escalation di minacce e reintrodurre i momenti di caos diffuso e violenza nelle strade sotto l’apparenza banale di “proteste dei cittadini”. I ripetuti black out elettrici di questi giorni, hanno il compito di esasperare proprio questa situazione.
“È arrivato il momento di scatenarsi in tutte le comunità. Fate degli striscioni chiedendo che arrivi il gas, che si fermi l’usurpazione, chiedendo che arrivi la luce, via Maduro. Dobbiamo trasformare ogni richiesta sociale nel nostro obiettivo di fermare l’usurpazione “, ha ripetuto Guaidò.
Dopo aver denunciato che a due mesi dalla sua auto-proclamazione non ha il controllo della pubblica amministrazione e quindi non ha il potere di nominare un gabinetto, Guaidó ha proposto ai suoi seguaci di organizzare una “simulazione di Operation Freedom” per il prossimo 6 di Aprile, un annuncio che ha causato una esplosione di commenti nei social network contro Guaidò, ridicolizzando la sua proposta e sbeffeggiando la tanto attesa richiesta di intervento militare statunitense promessa dai leader della destra venezuelana.
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