di Michele Giorgio – il Manifesto
«L’ideologia
esclusivista ed estremista di ogni inclinazione disumanizza ‘l’altro’
usando malintesi e distorsioni intenzionali. È una minaccia comune che
mette in pericolo le società e le comunità di tutte le fedi». Hanan
Ashrawi, storica portavoce palestinese, cristiana anglicana, commenta
con tono fermo il massacro nelle due moschee di Christchurch.
Ashrawi sa bene quanto l’islamofobia venga usata ad arte, nel modo più
strumentale e bieco, per negare i diritti del suo popolo, formato in
larga maggioranza da musulmani, che pure sono sanciti dalle risoluzioni
internazionali.
Ashrawi parla dopo aver appreso, da un comunicato diffuso
dall’ambasciatore dell’Olp in Australia e Nuova Zelanda, che tra le
vittime dell’attacco terroristico c’è almeno un palestinese.
«Sfortunatamente – aggiunge – l’istigazione all’odio è stata tollerata
troppo a lungo. Bigottismo e razzismo sono stati normalizzati. Non pochi
personaggi politici sfruttano l’ignoranza, accendono le fiamme
dell’odio e seminano il timore per una cinica convenienza politica».
Invece di tollerare l’istigazione e il pregiudizio, esorta Ashrawi,
«dobbiamo lavorare per promuovere la tolleranza, la dignità e
l’accettazione come valori umani condivisi». Sulla stessa linea la
condanna della strage da parte del presidente palestinese
Mahmoud Abbas che chiede alla comunità internazionale «di mostrare
tolleranza zero nei confronti dei gruppi razzisti che incitano alla violenza, all’odio razziale e alla xenofobia».
Sono state molteplici le condanne giunte dal mondo islamico e
dai Paesi arabi. Su tutte svetta quella dell’università Al Azhar del
Cairo, la più importante istituzione dell’Islam sunnita, per
bocca di Ahmed el Tayyeb, il Grande Imam che a inizio anno è stato
protagonista negli Emirati di un abbraccio con papa Francesco per
sancire la fratellanza tra cristiani e musulmani e il rifiuto della
violenza in nome della religione. La disamina di el Tayyeb è netta: «Il
massacro di Christchurch è un chiaro indicatore delle conseguenze dei
discorsi di odio e xenofobia e del diffondersi dell’islamofobia in
diversi paesi europei, anche in quelli noti per la forte coesistenza tra
le diverse comunità». Per questo, aggiunge, l’attacco terroristico
dovrebbe costituire «un campanello d’allarme contro la tolleranza verso
gruppi estremisti e razzisti». El Tayyeb chiede di
criminalizzare l’islamofobia e non nasconde il disappunto per il
trattamento iniziale riservato all’autore della strage di Christchurch
definito da molti «estremista di destra» e non «terrorista»
mentre in casi di attacchi commessi da musulmani si parla sempre di
terrorismo e si prende subito di mira la religione islamica.
Dura la reazione dell’Iran, paese a maggioranza sciita, che denuncia «l’ipocrisia occidentale».
A puntare il dito verso Ovest è stato il capo della diplomazia,
Mohammad Javad Zarif. «L’ipocrisia occidentale che difende la
demonizzazione dei musulmani con il pretesto della libertà d’espressione
deve cessare. L’impunità nelle democrazie occidentali per promuovere
l’ipocrisia conduce a questo», ha scritto il ministro degli esteri su
Twitter. Meno severo il re giordano Abdallah che si è
limitato a sottolineare la gravità «di un terribile crimine compiuto dai
terroristi» e a sollecitare una maggiore unità della comunità mondiale
«contro l’estremismo, l’odio e il terrorismo che non conoscono
religione». Da segnalare la condanna del massacro giunta dal presidente
israeliano Reuven Rivlin e dal premier Benyamin Netanyahu che hanno
inviato le condoglianze ai parenti delle vittime.
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