di Michele Giorgio – il Manifesto
Buona parte dei
media italiani, a cominciare dalle agenzie di stampa, ha liquidato la
vicenda come un battibecco tra l’attrice Gal Gadot nota per aver
interpretato Wonder Woman e Benyamin Netanyahu che aveva attaccato la
modella Rotem Sela. Invece andava approfondito il senso delle frasi
scritte domenica dal primo ministro. «Israele non è uno Stato di
tutti i suoi cittadini. In base alla legge sullo Stato-Nazione che
abbiamo approvato, Israele è lo Stato-Nazione del popolo ebraico, e di
nessun’altro», ha postato Netanyahu sui social redarguendo
Sela. Quest’ultima – commentando l’allarme lanciato dalla destra sulla
possibilità che gli avversari di centro dopo le elezioni del 9 aprile
possano formare un governo grazie ai voti dei partiti arabi, non
sionisti – aveva appoggiato questa opzione e descritto Israele come «uno
Stato di tutti i suoi cittadini». In soccorso di Sela è giunta Gal
Gadot ma questo è secondario. Il punto vero, peraltro tra i temi della
campagna elettorale, è lo status delle minoranze non ebraiche, dopo
l’approvazione lo scorso anno, da parte della Knesset di una legge
fondamentale che definisce Israele come Stato della nazione ebraica e di
fatto conferma che gli arabi, pur godendo di diritti politici, sono
cittadini di serie B.
Le frasi di Netanyahu, scritte per guadagnare il consenso della
maggioranza degli israeliani che diffida dei cittadini arabi (ai quali
non pochi israeliani ebrei, secondo alcuni sondaggi, vorrebbero togliere
il diritto di voto per la Knesset), hanno suscitato reazioni immediate.
La destra ha difeso compatta il premier ma non sono mancate voci critiche e di condanna.
«La verità brutta e nuda è stata esposta – sottolineava ieri un
editoriale sul quotidiano Haaretz – Anche se nessuno contesta che
Israele sia la casa nazionale del popolo ebraico, Netanyahu ha
ora ammesso che la legge dello Stato-nazione sancisce la supremazia
ebraica e dichiara che lo Stato appartiene più a un ebreo americano o
belga rispetto a un cittadino arabo nato in questo paese». Edo
Konrad, giornalista del sito progressista +972, su Twitter ha posto un
interrogativo agli attivisti della hasbarà impegnati in Europa e negli
Usa a spiegare le ragioni di Israele contro quelle dei palestinesi.
«Come risponderete quando le persone accuseranno Israele di essere uno
Stato etnico razzista? È più difficile rispondere quando lo stesso primo
ministro afferma che i cittadini arabi non saranno mai uguali a quelli
ebrei». Secondo il capo dello stato Rivlin non esistono «cittadini di serie A e di serie B».
Conta più di tutto il giudizio di gran parte della maggioranza
ebraica di Israele e, con accenti diversi, su questo punto è schierata
con Netanyahu. A confermarlo è anche il silenzio di “Blu e
bianco”, la lista centrista che potrebbe vincere le elezioni. I suoi
leader, che pure hanno detto di voler “migliorare” la legge
Stato-nazione, ieri nel timore di perdere consensi si sono astenuti dal
commentare le parole del primo ministro.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento