21/03/2019
La disgregazione del blocco occidentale
Mentre ascoltiamo gli Alti Lai ipocriti contro l’accordo Italia-Cina lanciati dai nostri partner europei la spaccatura tra Germania e USA appare sempre più netta. Ormai non si tratta di una disputa – pur importantissima – in materia di rapporti commerciali ma di una vera e propria rottura di natura geopolitica, militare e diplomatica.
Le polemiche tra Berlino e Washington si sono infiammate negli ultimi giorni. Elenchiamo i vari terreni di scontro in ordine cronologico:
1) Washington chiede di non costruire le reti 5G con componenti acquistati dalla cinese Huawei per motivi di sicurezza. Berlino risponde che invece utilizzeranno questi strumenti.
2) Washington chiede ai propri alleati europei di accollarsi tutte le spese di mantenimento delle truppe USA in Europa più un 50% di bonus mantenimento da dare agli USA. Silenzio e gelo dai paesi europei.
3) Il Wall Street Journal scrive un articolo dove si riporta che la Germania nella sua programmazione di bilancio non intende ottemperare a quanto promesso a Washington in materia di spese militari ovvero portarle al 2% del Pil. Ciò è considerato un’aperta sfida della Merkel a Trump.
4) L’ambasciatore USA a Berlino a proposito di quanto al punto 3 rilascia dichiarazioni molto forti contro il governo tedesco. Il vice presidente del Parlamento tedesco risponde che l’ambasciatore dovrebbe essere dichiarato “persona non grata”.
Tutte queste polemiche degli ultimi giorni si inseriscono in un quadro già problematico.
a) Germania e Francia lavorano per la costituzione di un esercito europeo.
b) Germania e Francia lavorano (come da Trattato di Aquisgrana) per superare l’ordine post seconda guerra mondiale concedendo a Berlino un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza Onu.
c) Germana e Francia acquisteranno gli “europei” Eurofighter anziché gli americani F35 (secondo gli esperti di cose militari ciò crea problemi di compatibilità tra le aeronautiche di Francia e Germania con le altre della Nato).
Infine Trump ieri dichiara che sosterrà l’entrata del Brasile nella Nato. Un vero e proprio cambio di paradigma dell’Alleanza Atlantica che sposterebbe il suo baricentro dall’Europa.
La politica estera dell’Italia va valutata inserendola all’interno di questo contesto generale. Vedremo se Roma riuscirà nel Caos Globale a ritagliarsi spazi di autonomia per tutelare l’Interesse Nazionale come avvenne nella Prima Repubblica e dunque con una cesura netta rispetto alla Seconda che sarà ricordata come l’epoca della Grande Sudditanza verso Berlino e Bruxelles.
Fonte
Bah mi pare un giudizio troppo netto quello espresso.
Da una parte perchè a fronte dei contenziosi istituzionali, Germania e USA dimostrano anche di avvicendarsi in un'opera, certamente non concertata, di contenimento della penetrazione cinese nella UE.
Si pensi in proposito al fuoco di sbarramento comune rispetto all'intesa Italia-Cina (con il porto di Gioia Tauro che passa dalle mani tedesche a quelle statunitensi).
In secondo battuta il processo di emancipazione militar della Germania oltre ad essere a livello assolutamente embrionale è pure contraddittorio perché:
- manca la struttura industriale per sostenerlo (il caso aerospaziale è abbastanza emblematico in tal senso, con la diarchia franco-tedesca, che probabilmente, nel militare sta accumulando ritardo anche nei confronti di Russia e Cina);
- entra in conflitto con un il principale partner energetico tedesco, cioè la Russia.
I problemi di compatibilità dell'Eurofighter nelle fila NATO è una balla, dal momento che il velico in questione è perfettamente integrato da un decennio abbondante nelle medesime linee, dove per altro convive con il concorrente francese Rafale.
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