L’abbiamo intervistata sul tema perché ci sembra assolutamente necessario uscire da un linguaggio (e un’ideologia) per cui si collocano forzosamente in un concetto indefinito (“sinistra”, appunto) soggetti sociali e progetti politico-culturali molto diversi, spesso antagonisti tra loro, come se fossero solo degli slittamenti progressivi dello stesso filone di senso.
Un equivoco interessato – anche “grazie” ai sistemi elettorali maggioritari che hanno costretto a forza la dialettica politico nello schema del “bipolarismo obbligato” – utile soltanto a ricondurre sotto il controllo del Pd tutto ciò che disperatamente si agita alla sua “sinistra”.
Ed Elisabetta – grazie alla sua esperienza diretta a contatto sia con il nostro “blocco sociale” (le “donne del popolo” che si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche) sia con il milieu del “precariato qualificato” (protagonista assoluto del micromondo chiamato “terzo settore”, totalmente dipendente dall’apertura o chiusura dei rubinetti del finanziamento pubblico) – restituisce plasticamente l’intreccio tra interessi “personali e collettivi” e sottomissione a un sistema di rapporti che si connota come “sinistra” solo alla luce dello scambio tra voto e possibilità di sopravvivenza.
E’ una faccia particolare della “guerra tra poveri” – lo sono sia quelli che hanno bisogno di un servizio pubblico essenziale, sia i precari perenni che dovrebbero fornirlo, lavorando però per società private che vivono abitando nelle anticamere delle segreterie partitiche – che ha distrutto sia le condizioni di vita delle classi popolari, sia la credibilità sociale della ex “sinistra” italiana.
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1) Qualche sera fa, in un dibattito pubblico, ti sei soffermata su una interessante diagnosi sull’ascensore sociale bloccato a metà. Si dedica parecchia attenzione ai pochi che sono saliti e ai molti che sono precipitati. Minore attenzione si dedica a quelli per i quali si è bloccato a metà. Quali sono i segmenti sociali rimasti bloccati?
A mio parere una parte di piccola e piccolissima borghesia di impiegati e insegnanti, di lavoratori del pubblico impiego, ma anche di operai e lavoratori salariati, ha fatto studiare ora come in passato i figli sperando di inserirli in una carriera che, anche se non prestigiosa, avrebbe però potuto garantire loro un lavoro fisso, come si dice, con la sicurezza di poter godere anche delle protezioni delle quali hanno goduto molti lavoratori del ceto medio e medio basso in passato.
Penso alle case degli enti per la casa di abitazione, alle condizioni favorevoli di pensione, a orari di lavoro ragionevoli, alle vacanze al mare.
Negli anni il lavoro fisso è venuto a mancare, la protezione per la casa d’abitazione pure, la pensione è stata divorata dalla legge Fornero, l’articolo 18 è stato abolito, e molti lavoratori hanno cominciato a vagare con contratti di precari, con licenziamenti e assunzioni casuali, senza nessuna garanzia.
Per queste categorie l’ascensore sociale è rimasto a metà. Un diploma, una laurea, ma nessun modo per trarne beneficio in un progetto di vita.
2) Nella tua diagnosi, in questi settori sociali individui molti appartenenti o ex appartenenti al “personale politico” della sinistra. Secondo te questi settori come influenzano il dibattito e le scelte politiche di oggi?
Penso che in questo colossale e drammatico “si salvi chi può” molti hanno cercato in un’appartenenza politica la soluzione. Niente di nuovo, per carità, quando ero giovane si diceva “una raccomandazione di Andreotti non si nega a nessuno”. Ma se prima era una raccomandazione che andava dal posto di usciere all’anagrafe fino alla direzione di un ufficio, attualmente il lavoro dipende spessissimo dai fantomatici “progetti” e dagli ancora più fantomatici “finanziamenti”.
I giovani di cui sopra quindi, sospinti in alto dai propri genitori, non hanno potuto e voluto – ahimè – fare altro che cercare delle soluzioni improvvisate, sospingendo indietro le classi inferiori, cioè tutti quei cittadini che non sapevano proprio dove cominciare a farsi raccomandare dalla politica e che sono rimasti privati di tutto.
Molti di questi sommersi e non salvati sono i giovani delle piccole partite IVA, che aprono e chiudono continuamente, impossibilitati a pagare tasse da liberi professionisti mentre cercano un’attività di mera sopravvivenza; altri sono i risucchiati dalle agenzie immobiliari e da altre attività di vendita e marketing, a 14 ore al giorno senza nessuna garanzia, costretti a cercare la percentuale sugli affari. Altri avvocati e architetti sfruttati da grandi studi che li spremono. E poi ci sono i più che molti, i moltissimi, gli abitanti delle periferie, i più disagiati che ai figli spesso non riescono a far prendere nemmeno la terza media, quelli che dell’ascensore sociale non vedono nemmeno la bottoniera, lavorando precariamente negli ipermercati e nelle cooperative di servizi quando va bene e sennò niente.
Questa ultima parte di popolazione quindi vede in quei soggetti politici della “sinistra” qualcuno che in questo ha trovato un’identità lavorativa, diciamo “comoda”, e così si conferma nella propria scelta di votare a destra.
Per fare un esempio pratico, se non si aiutano gratuitamente i bambini delle famiglie in difficoltà a scuola perché i precari hanno bisogno di lavorare con le lezioni private, ma poi si aprono ovunque corsi di alfabetizzazione per stranieri prendendo un finanziamento pubblico, poi non mi potrò certo lamentare se i genitori di questi bambini votano a destra.
3) In questa sorta di malattia, ravvediamo un sintomo che si ripresenta spesso: quello della catarsi. Le azioni concrete – e i danni provocati – durante l’azione di governo, vengono rapidamente dimenticati quando si torna all’opposizione. Qualsiasi riferimento al neosegretario del PD Zingaretti è puramente casuale...
Purtroppo io non lo chiamerei catarsi, nobile parola, ma menzogna. Il PD, soprattutto quello di Zingaretti, pensa che questo distribuire fondi, prebende, posti di comando e finanziamenti a questa generazione di pseudosinistra in cerca di sistemazione (per carità, aspirazione legittima ma tragica per il destino della “sinistra”) in cambio della loro propaganda, possa convincere qualcuno a votare per loro.
Così innumerevoli musicisti, architetti, diplomati, insegnanti, giornalisti, psicologi e altre categorie si prestano a dare un’identità di sinistra-sinistra a Zingaretti, mentre danno luogo ad iniziative delle quali ahimè sono gli unici beneficiari.
Questo purtroppo, ma logicamente, innesca l’odio (che a me sembra perfettamente spiegabile) nei confronti di chi ha fatto della “sinistra”, invece che un motivo di sacrificio del personale a favore del collettivo, esattamente il contrario.
E questo spiega a mio parere perché la “sinistra a sinistra del PD” stenti a diventare un’alternativa credibile. E’ un po’ come se la gente dicesse “Io non credo che vi interessiate davvero ai lavoratori, vi vedo benissimo, quello che fate lo fate per voi stessi”.
4) E’ possibile, e se è possibile come, irrobustire le difese immunitarie contro questa malattia?
Bisogna essere diretti, sinceri. Bisogna ripristinare quella dote dei comunisti che è l’amore per la verità e rinunciare all’omertà nei confronti di chi, complice la distruzione delle nostre pubbliche istituzioni con le responsabilità dell’Europa, trasformano questo paese nel regno dell’incertezza e della compravendita dei voti per sbarcare il lunario.
5) Il movimento delle donne, ad esempio, ha difese immunitarie più alte?
A volte sì a volte no. E’ soggetto alla necessità di finanziamenti da parte del pubblico, e questo lo rende spesso fragile, e lo costringe a parlare di massimi sistemi (fondamentali!!!) ma a perdere di vista a volte i diritti concreti delle donne che non si affacciano sulla politica. Ora le donne che lottano poi migliorano la vita anche delle altre, quindi qui il risultato alla fine è comunque migliore. Ma gli anticorpi in un mondo così liquido sono sempre a rischio di sparire improvvisamente.
6) Con l’esperienza di Potere al Popolo, stiamo cercando di alzare le difese immunitarie. Come stiamo andando?
Potere al Popolo nasce proprio come alternativa a questo stato di cose, e qui sta la spiegazione anche delle ambivalenze più volte narrate dai suoi portavoce sulla parola “sinistra” e sul preferire la parola popolo. La gente ci guarda e ci vorrebbe dire, e spesso ci dice “Non siete come gli altri, giusto? Voi vi battete per i lavoratori. Non pensate alla vostra carriera personale.” Ci guardano le persone di sinistra che hanno votato cinque stelle per vedere se di noi ci si può fidare.
Il mutualismo, pilastro importante dell’attività di PaP, dice proprio questo. Anche qui ci sono giovani laureati e diplomati, ci sono migranti, donne, gente che lotta. Noi divideremo quello che abbiamo, quello che sappiamo, quello che abbiamo imparato dalle lotte, con le persone. Il nostro sarà di tutti e nessuno comprerà il nostro silenzio. Se sapremo farlo, faremo di nuovo la sinistra. E chissà che un giorno non potremo recuperarne con orgoglio anche il nome.
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