Lavo le ascelle in un secchio che teniamo sul piatto della doccia. Ci lavo anche le mani. Tutti ci laviamo le mani nello stesso secchio. Poi usiamo l’acqua per lo scarico, dopo aver pisciato a turno – a me tocca farla per ultimo. Devo stare attento agli schizzi. Cerco di indirizzare il flusso sul margine della tazza più prossimo al coperchio. Da seduti è più facile. Il culo lo laviamo con una bottiglia di plastica – basta un po’ di pratica.
Siamo a Crosìa – u paisi e a ciutìa, dice mia figlia, ridendo.
Su Crosia meglio stendere un velo pietoso.
Come tutti i Comuni del tratto di costa compresa tra Sibari e Crotone, Crosia vanta ascendenze magno grecali. Di più, nel suo caso è stato scomodato persino Enea.
Le biblioteche locali scoppiano di testi e studi e ricerche e tesi di altrettanti storici laureati, esperti filologi, archivisti, eccetera.
Sul sito bibliotechecalabria.it, che si presenta come un catalogo generale delle biblioteche calabresi, cercando Crosia vengono fuori 62 testi. Quasi tutti hanno titoli tipo, Cenni sulle origini di Crosia, Le chiese di Crosia, Breve Storia di Crosia, Ipotesi sull’origine di Crosia, Poesia di Crosia, Crosia dalle origini al duemila, Raccolta di canti tradizionali, Poesie e proverbi, eccetera.
Quando cerco David Foster Wallace escono fuori 17 titoli – 17, in tutta la Calabria! Se cerco la stessa cosa nel catalogo della biblioteca del solo Comune di Seregno, escono 40 titoli di libri. Seregno batte Calabria 40 a 17.
Va meglio con Althusser: Calabria united batte Seregno 47 a 21. Su Darwin Seregno recupera e batte Calabria 441 a 401. Però su proverbi e poesie e detti e modi di dire non c’è pezza. La Calabria fa mangiare la polvere a Seregno e a ogni altro comune della Brianza – Briosco escluso.
Il problema principale a Crosia non è l’acqua. Anche se manca ormai da due giorni, e i secchi della riserva sono quasi vuoti.
Per due giorni si può fare, è anche divertente, sembra di stare in Free Camping sulla Piana di Navelli o di essere in missione con le giovani marmotte. Ma quando ritorna per 6 ore, e poi va via per altri due giorni, e non puoi fare la lavatrice, non puoi fare una doccia come si deve, non puoi lavare i piatti per bene, e quel gonfiore della pancia insinua strani sospetti, allora le cose si fanno serie.
Non è più un gioco divertente, non è una vacanza, non è come andare a piedi per chilometri e chilometri e sputare alle auto in fila ai semafori e alla civiltà dei consumi – ma per una settimana; non è come andare in bici da Budrio a Venezia e fare l’esperienza fricchettona, tutto compreso, pure la ascelle che puzzano.
Non è l’esperienza culturale che americani e inglesi si aspettavano di fare sulle colline della «Beautiful Toscana» di Frances Mayes; o il delirio acustico dei Mamuthones di Peter Gabriel o la trance della tarantola di Georges Lapassade.
Qui la gente vive con questo disagio – usiamo pure questo eufemismo – tutto l’anno. Manca l’acqua anche a Rossano Calabro, 35 mila abitanti.
A Schiavonea – il paese di Gattuso – hanno fatto un nuovo pozzo, ma insieme all’acqua pompano terra e fango, e la gente usa i bidoni per approvvigionarsi di acqua per cucinare e lavare i piatti – tutto l’anno.
Non siamo più in grado di costruire nemmeno un misero pozzo, figurarsi un intero acquedotto. Siamo fermi agli anni '70, a quando lo Stato costruiva condotte e invasi senza batter ciglio, e venivano chiusi i fontanili pubblici e i cessi en plein air. E ogni paesino forniva acqua gratis a tutti i cittadini.
Siamo su una collina, circondati da ulivi e fichi d’india. La Calabria è bella e misteriosa, il mare è profondo e i tramonti mozzafiato, e i chiari di luna o il cielo stellato fanno impazzire gli innamorati. Qualcuno ancora prepara in casa la conserva di sugo di pomodoro. Fa bollire le bottiglie in un grosso barile di lamiera. Tutto come negli anni '70, a parte l’acqua, che lo Stato crede di non sapere più dove trovare.
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