Le tensioni nelle relazioni internazionali pare che si vadano accumulando più sui mari che sulla terraferma. Mentre è in corso un braccio di ferro tra Grecia e Turchia sulle zone economiche esclusive nel Mediterraneo orientale, il Centcom statunitense (comando centrale) ha denunciato che la Marina iraniana ha bloccato una petroliera nello Stretto di Hormuz. “Oggi, in acque internazionali, le forze iraniane, comprese due navi e un elicottero iraniano del tipo Sea King, hanno raggiunto e abbordato una nave chiamata Qila" afferma il Centcom.
Secondo l’agenzia Bloomberg, la petroliera era in navigazione nei pressi dello Stretto di Hormuz, uno snodo strategico in cui passa circa un terzo del traffico petrolifero mondiale. La nave batte bandiera liberiana a luglio aveva attraccato nei pressi di Bassora, in Iraq.
Nello Stretto di Hormuz, le forze speciali iraniane nelle ultime settimane sono intervenute più volte a sequestrare navi petroliere accusate di contrabbando di petrolio e idrocarburi.
Il 14 luglio i Pasdaran hanno infatti catturato una nave che trasportava un milione di litri di carburante nel sud dell’isola di Larak. La nave, battente bandiera panamense, era appartenuta a una compagnia degli Emirati, ma non è chiaro a quale Paese e compagnia fosse attualmente collegata. Cinque giorni dopo, il 19 luglio, le forze iraniane hanno sequestrato la nave cisterna britannica Stena Impero per aver violato le regole di navigazione, cosa che Londra e la compagnia di navigazione smentiscono con decisione
Ai primi di agosto le forze speciali iraniane hanno sequestrato un’altra nave cisterna – la terza – sostenendo che faceva contrabbando di greggio verso alcuni, non meglio precisati, Paesi arabi. Secondo le autorità iraniane, la petroliera trasportava 700 mila litri di greggio. Trasferita poi nel porto iraniano di Bushehr, il carico sarebbe già stato consegnato alla Compagnia nazionale di distribuzione del petrolio. In un primo momento non erano stati resi noti né il nome, né la destinazione né la bandiera del mercantile sequestrato: solo successivamente la televisione di Stato iraniana ha affermato che si tratta di una petroliera irachena. L’Iraq ha però negato di avere a che fare con la petroliera sequestrata nel Golfo Persico dai Pasdaran. Il ministero del Petrolio di Baghdad in una nota ha affermato che il Paese non a niente a che vedere con navi “di dimensioni così piccole”.
L’agenzia iraniana Irna aveva affermato che la nave sequestrata fosse la petroliera “Hita”, che stava trasportando 700 mila litri di diesel “illegale”, destinato al contrabbando. Baghdad ha replicato che il ministero per il Petrolio iracheno limita il proprio commercio all’export di greggio e altri derivati del petrolio sulla base delle regole internazionali del commercio e ai conseguenti controlli.
La nuova escalation di tensioni nello strategico stretto di Hormuz è iniziata nel 2018, dopo che il presidente americano Donald Trump aveva annunciato il ritiro unilaterale degli Usa dall’accordo sul programma nucleare iraniano, ma soprattutto a causa delle nuove sanzioni economiche contro l’Iran basate sulla pretesa che queste coinvolgano anche paesi diversi dagli Usa. Nel senso che chi non attua le sanzioni contro l’Iran viene sanzionato a sua volta impedendogli attracchi o affari negli Stati Uniti. Una forzatura evidente delle leggi internazionali che aveva portato la Gran Bretagna a sequestrare una petroliera diretta in Iran davanti a Gibilterra.
Se a questi scenari più prossimi all’Europa aggiungiamo anche il crescete braccio di ferro tra Cina e Stati Uniti nel Mar della Cina, dove sono aumentate vertiginosamente le navi militari in navigazione, appare evidente come sia proprio sui mari che si vanno accumulando gran parte delle tensioni internazionali. È evidente come nell’epoca della prevalenza della circolazione delle merci, siano i corridoi di trasporto a diventare sempre più decisivi. È uno scenario che porta la storia a ritroso, al tempo delle guerre mercantili sui mari, anche condotte con la pirateria legalizzata.
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