Mercoledì 9 dicembre, presso il Palazzo dell’Eliseo, si è tenuta una nuova riunione del Consiglio di difesa della salute per prendere le decisioni finali sul cosiddetto “deconfinamento”, ovvero il piano di alleggerimento delle disposizioni restrittive introdotte a fine ottobre contro la seconda ondata di contagi, sottovalutata durante l’estate dal governo che non ha messo in campo le misure preventive necessarie.
“La partita è lungi dall’essere vinta”, ha riconosciuto il Primo Ministro Jean Castex, durante la conferenza stampa sull’evoluzione dell’epidemia di Covid-19 in Francia ieri, giovedì 10 dicembre. Infatti, nelle ultime 24 ore, secondo i dati pubblicati da Santé publique France, si sono registrati 13.750 nuovi casi positivi, mentre 25.199 persone affettate da Covid19 sono ricoverate in ospedale, con il numero di pazienti in terapia intensiva che cala al di sotto della soglia simbolica dei 3.000 (2.949, per la precisione), e 297 decessi supplementari negli ospedali.
Alla fine di ottobre, il Presidente Emmanuel Macron aveva condizionato l’inizio della “fase 2” di questo deconfinamento a diversi criteri, tra cui la soglia di 5.000 casi di Covid-19 rilevati al giorno. Ovviamente, con misure scarsamente efficaci nel contrastare efficacemente i contagi – migliaia di persone continuano ad andare ogni giorno a lavoro affollando i mezzi di trasporto pubblico – non ci si può aspettare, né tantomeno si può pretendere, che l’andamento dell’epidemia si adatti ai desideri del governo.
È vero che il numero di contagi è sceso drasticamente rispetto ai picchi toccati tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, quando si viaggiava in media tra i 50 e 60mila nuovi casi al giorno. Nella prima metà di novembre, si sono registrati complessivamente circa 470.000 positivi, mentre nella seconda metà poco più di 200.000, con il tasso di positività sceso dal 15% ad un ormai stabile 6% da un paio di settimane.
Tuttavia, è da notare come si sia considerevolmente ridotto il numero di test giornalieri realizzati, nonostante l’attivazione dei tamponi antigenici rapidi sia negli aeroporti che nelle stazioni ferroviarie: si è passati da una media giornaliera di circa 250.000 test nella prima metà di novembre a poco più di 180.000 test al giorno nella seconda metà.
Altro indicatore rilevante per l’attuazione del de-confinamento da parte del governo è il numero di pazienti in rianimazione. Aumentato fino a metà novembre, quando è arrivato a 5.000 ricoverate per Covid-19 in terapia intensiva, nelle ultime due settimane si sta lentamente riducendo, ma non abbastanza per raggiunge l’obiettivo prefissato dal governo (tra 2.500 e 3.000).
Il tasso di occupazione rimane particolarmente elevato in regioni come Bourgogne-Franche-Comté (106%) e Auvergne-Rhône-Alpes (93%), mentre tornano a respirare i reparti di rianimazione dell’Ile-de-France (59%) e del Grand Est (57%), dopo aver conosciuto periodi di saturazione particolarmente intensi.
Oltre agli annunci e alle promesse, il Ministro della Salute Olivier Véran non ha fatto praticamente nulla di concreto per rispondere alle necessità e alle rivendicazioni avanzate dal personale sanitario; medici ed infermieri in lotta già da prima dell’inizio della pandemia e durante tutta la prima ondata.
In questi dieci mesi in cui la sanità pubblica francese ha più volte lanciato messaggi di allarme e ha toccato l’orlo del collasso, i progetti di “ristrutturazione ospedaliera” (leggasi eliminazione dei posti letto e taglio del personale) sono stati mantenuti e altri sono ancora all’ordine del giorno, come quello che riguarda il Centre Hospitalier Régional Universitaire (CHRU) di Nancy. Il quotidiano online Basta! ha recentemente pubblicato una mappa delle chiusure dei letti degli ospedali negli ultimi anni.
A fronte di una situazione meno favorevole del previsto, ieri il Primo Ministro Jean Castex ha annunciato una nuova serie di misure che si applicheranno all’intero territorio nazionale a partire dal 15 dicembre e per tutto il periodo delle vacanze di Natale.
Invece di interrogarsi sul perché le misure adottate finora non hanno centrato gli obiettivi e le previsioni, il governo francese preferisce continuare a “navigare a vista”, nella speranza che le acque si quietino da sole fin quando non arriveranno i vaccini.
“Siamo su una sorta di plateau”, ha evidenziato Castex in conferenza stampa, aggiungendo che “il numero di nuovi contagi non è più in diminuzione e tende addirittura ad aumentare leggermente negli ultimi giorni”.
Le misure sembrano essere a tratti contraddittorie: se da un lato sarà possibile viaggiare ovunque in Francia, a partire da mercoledì, senza più alcun bisogno di certificazione motivante lo spostamento, dall’altro si rinvia di tre settimane (forse al 7 gennaio) l’apertura di cinema, teatri e musei.
Inoltre, dal 15 dicembre il coprifuoco scatterà alle ore 20:00, invece che alle 21:00 come previsto finora, e sarà necessario giustificare gli spostamenti notturni. Questo coprifuoco sarà revocato per la vigilia di Natale, ma non per la veglia di Capodanno.
Proprio per il 31 dicembre, il Ministro degli Interni Gérald Darmanin ha annunciato un rafforzamento dei controlli, con più di 100.000 poliziotti e gendarmi dispiegati e mobilitati sul territorio nazionale. Inoltre, il ministro ha reso noto dall’inizio del secondo confinamento, che le forze dell’ordine hanno effettuato 2,9 milioni di controlli per un totale di 285.000 multe.
Ancora una volta il governo francese evidenzia come le sue priorità siano legate agli interessi economici di pochi a scapito della salute di tutti, perseverando in maniera ostinata nella logica del “produci, consuma, crepa”, addobbata con qualche ghirlanda o lucina di Natale per l’occasione.
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