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03/01/2021

L’aiutino americano alle campagne regionali del PD

Anno nuovo, nuova campagna elettorale in arrivo per alcune delle più importanti città italiane.

Ma tra PD e Lega ormai non ci si scontra più davvero tra idee ed ideologie. Priorità di investimento per lo sviluppo del territorio, priorità di tutele dei settori sociali ed economici, ecc. – e relativi “gruppi di interesse” – sono i temi su cui si scontravano candidati e liste di partito ma ora la differenza appare davvero flebile.

Per cui finisce che le campagne elettorali possono risultare un po’ banali, senza passione, o addirittura noiose, e quando la politica è alla frutta in termini di consensi attivi e militanti, non resta che affidarsi a qualche “esperto di comunicazione”, che sappia trasformare una battuta in polemica, una polemica in un caso di stato, ecc.

Sostanzialmente in un balletto di comunicazione social e fuori social, appaltate a questa o quella agenzia di social media manager.

Con qualche migliaia di euro si può fare tutto, anche convincere un po’ di elettori su come e cosa votare!

Ed è così che, in chiusura dell’anno, il Corriere rivela che l’attuale governo dell’Emilia Romagna – dal PD di Bonaccini alla “Coraggiosa” di Elly Schlein – è stato sostenuto da “Social change”, la società statunitense che ha come direttore il videomaker di Barack Obama, Arun Chaudharye.

Una società made in USA che ha come mission quella di “mettere insieme attivisti, attraverso oceani e settori diversi, […] per costruire una sinistra transazionale in grado di battere la destra”. O comunque qualcuno...

Sostegno per modo dire, insomma, perchè non solo è l’agenzia che si propone ai candidati, ma si fa anche pagare! Solo a Bonaccini l’operazione pare sia costata 20.000 euro.

Così in Emilia Romagna la compagnia americana ha dato man forte alla campagna elettorale non solo per lui, ma anche per la complementare Elly Shlein, campionessa di preferenze, paladina della lista “Coraggiosa”, che ha raggiunto la vicepresidenza dell’Emilia Romagna grazie a una campagna cucita ad hoc per il suo personaggio e che doveva portare il sostegno “dal basso” alla lista del PD.

In questo modo, però, si è anche saputo che i paladini della “territorialità”, dell’”Emilia che lavora” e dell’”Emilia dei diritti sociali e civili”, hanno vinto le elezioni anche grazie all’”aiutino” made in USA.

Dopo l’Emilia Romagna, Social Change è sbarcata a sostegno del PD anche in Toscana, con il sostegno social alla livornese Federica Benifei, giovanissima candidata PD al consiglio regionale; mette mano allo staff della campagna del bergamasco Gori, e per il 2021, già diversi candidati alle prossime amministrative sono stati contattati per iniziare a costruire la loro “nuova faccia” che potrebbe assicurare loro qualche migliaia di voti in più (in base a quanto potranno pagare, ovviamente).

E sì, avete capito bene: non sono i candidati che stanno contattando e chiedendo l’aiuto di “esperti della comunicazione”, ma il contrario! Il che fa legittimamente pensare che quella “società di comunicazione” svolga un ruolo “tecnico” – ben retribuito – a supporto di uno schieramento politico multinazionale considerato più “affidabile”. Non male, per dei campioni della “territorialità”...

Sappiamo che oggi la comunicazione social, la comunicazione non verbale e il “saper comunicare” ad un pubblico sempre più costretto all’analfabetismo funzionale è diventato essenziale per “farsi capire” e per raggiungere i propri obiettivi.

Sappiamo anche che oggi “saper comunicare” è diventato un mestiere più complesso e multidisciplinare rispetto al passato, soprattutto se si tiene conto dell’enorme potere che la realtà virtuale e la comunicazione web ha assunto nella vita di ognuno, soprattutto negli ultimi mesi. Ma fa ridere che certi candidati facciano finta di sputare addosso ai candidati dell’altra faccia della medaglia accusandoli di farsi aiutare da esperti dei social (ovviamente di una società diversa, magari anch’essa statunitense).

Da questo punto di vista, si ricostruisce bene l’immagine di un sistema politico che si regge sulla fuffa, a cui non servono nemmeno gli attivisti, ma solo degli sceneggiatori, una telecamera e un copione.

Il dato vero, dopotutto, è che lasciandosi appaltare da un agenzia di esperti social, non si capisce più se l’immagine (e la sostanza?) del politico prescelto sia autentica o una proiezione alla Matrix.

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