A quanto pare la terza guerra mondiale è già cominciata, l’esercito italiano sta preparando le truppe, ma ufficialmente il governo ancora non ne sa nulla. O per lo meno non ha ritenuto necessario spiegarlo al Parlamento né tanto meno alla popolazione.
È quanto risulta dal documento che l’Ufficio Generale del Capo di Stato Maggiore ha inviato a tutta una serie di comandi militari.
In due striminzite paginette si ordina – non “si dice” – di modificare radicalmente lo stato di allerta delle truppe, dettagliando in modo chiaro cosa dovranno fare.
Per quanto riguarda il “personale” – ossia ufficiali e graduati – vanno “valutate con attenzione le richieste di congedo anticipato”. Ossia possono essere autorizzate fuoriuscite dai ranghi militari solo in casi molto particolari (personale non essenziale per gli scopi operativi).
Tutti gli uomini e donne “in ferma prefissata” (con una data di scadenza certa del servizio militare) dovranno essere assegnati in primo luogo ai “reparti che esprimono unità in prontezza per i prossimi due anni”. Ovvero ai reparti pronti per il combattimento.
Tutte queste “unità in prontezza” debbono essere “alimentate con personale ready to move” – pronti a partire – senza altri vincoli di impiego operativo.
Pronti – insomma – per essere mandati là dove la battaglia ormai imminente richiederà.
Anche l’addestramento cambia radicalmente priorità.
Tutte le attività di questo tipo dovranno essere “orientate al warfighting” – combattimento di guerra, non da “operazione di polizia internazionale” – e quindi vengono sospese tutte le attività diverse da questa.
I reparti di artiglieria sono tra i primi a dover essere velocemente resi disponibili sul terreno di battaglia.
Anche i reparti addetti alla comunicazioni (non le chiacchiere giornalistico-pubblicitarie, ma i collegamenti radio, ecc.), tradizionalmente meno “reattivi”, vanno messi in grado di cooperare velocemente con i reparti operativi.
Il capitoletto finale, sull’”impiego”, chiarisce definitivamente che la guerra è alle porte.
“Occorre garantire maggiore omogeneità delle forze che contribuiscono alla condotta di operazioni [di guerra]. Evitando per quanto possibile il frazionamento delle unità”.
E quindi i reparti della sanità – si prevedono evidentemente perdite, morti e feriti – che “costituiscono una capacità essenziale per l’operatività” dei contingenti combattenti debbono raggiungere al più presto lo stesso livello di “prontezza”.
Il 52° reggimento di artiglieria “Torino”, in particolare, va messo al più presto in condizioni di poter combattere.
Non manca la nota sui “sistemi d’arma”, che vanno ovviamente revisionati e messi in condizioni ottimali per l’impiego in battaglia. Cominciando dai mezzi cingolati, dagli elicotteri, l’artiglieria e i “sistemi di autodifesa” (contraerea, ecc.).
Difficile poter dire che il governo non ne sappia nulla. A mano che la Nato operi ormai in modo totalmente svincolato dai governi nazionali, utilizzando i relativi eserciti a loro insaputa.
Magari saranno capaci di dire anche questo, nelle prossime ore.
Il documento dello Stato Maggiore.
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