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22/03/2022

Guerra in Ucraina - Emergono dettagli sui negoziati. A Mariupol sarà la battaglia decisiva. Presidente commissione esteri invita il M5S a uscire dal governo

Lo stato dei negoziati

“C’è un qualche processo negoziale in corso con l’Ucraina ma la Russia vorrebbe colloqui più attivi e sostanziali”. Questo è quanto ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, parlando ai giornalisti. Peskov ha affermato che “la posizione di Mosca è ben nota alla controparte ucraina perché Mosca le aveva comunicato le sue condizioni in forma scritta molti giorni fa”, ha detto Peskov. “Vorremmo una risposta più rapida e di sostanza”.

A proposito dell’ipotesi di un referendum in Ucraina sul trattato di pace, Peskov ha dichiarato che “l’Ucraina è uno Stato sovrano, e potrebbe e dovrebbe esserci qualche procedura nazionale ma, a parte questo, ci sono questioni che sono allo stato di negoziato tra le due delegazioni”. “Non posso addentrarmi nei dettagli”, ha proseguito il portavoce del Cremlino, “siamo convinti che renderli pubblici in questo momento potrebbe solo danneggiare il progresso negoziale, che sta andando in modo molto più lento e molto meno sostanziale di quanto vorremmo”.

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è tornato a chiedere colloqui diretti con il leader russo, Vladimir Putin, dicendosi pronto al “compromesso” sull’impegno di Kiev a rinunciare all’adesione alla Nato in cambio del cessate il fuoco, del ritiro delle truppe russe dall’Ucraina e di garanzie di sicurezza per il suo Paese. “È un compromesso per tutti: per l’Occidente, che non sa cosa fare con noi riguardo alla Nato, per l’Ucraina, che vuole garanzie di sicurezza, e per la Russia, che non vuole un’ulteriore espansione dell’Alleanza”, ha detto Zelensky nel suo ultimo video messaggio di questa notte.

Senza un incontro con Putin, ha avvertito, è impossibile capire se la Russia voglia o meno fermare la guerra.

Il fronte militare

Le forze armate russe e le unità della Repubblica di Donetsk “hanno liberato” circa la metà dell’area di Mariupol. Lo ha detto al Primo Canale della tv russa, Daniil Bezsonov, primo viceministro dell’informazione della Repubblica popolare di Donetsk, riferendo che gli ucraini “stanno subendo pesanti perdite” a Mariupol, ma ammettendo perdite anche nelle milizie filorusse. Bezsonov ha poi denunciato che ci sono prove di “miliziani nazionalisti ucraini che hanno cercato di lasciare la città camuffandosi da civili”.

“La sensazione che ho avuto oggi è che il crescendo degli scontri corrisponda al tentativo ucraino – a mio avviso piuttosto velleitario – di rompere dall’interno l’accerchiamento russo: unica possibilità, del resto, rinunciando ad ogni tipo di accordo e non trovandosi altri reparti ucraini nella condizione di forzare l’accerchiamento da ovest” scrive da Mariupol Maurizio Vezzosi che si trova sul posto.

“Tutti i giornalisti presenti – me compreso – sono stati fatti allontanare in fretta pochi minuti dopo l’arrivo nella periferia della città. Nei pochi minuti di permanenza ho potuto osservare una situazione generale addirittura peggiore di quella delle 48 ore precedenti”.

Completamente diversa la valutazione dei servizi di intelligence britannici secondo cui “Nonostante i pesanti combattimenti, le forze ucraine continuano a respingere i tentativi russi di occupare la città meridionale di Mariupol”. Questo è quanto riporta l’ultimo rapporto dell’intelligence militare britannica, diffuso dal ministero della Difesa di Londra.

I miliziani della Repubblica Popolare di Donetsk e le forze armate russe dichiarano di aver trovato una prigione segreta dopo aver catturato l’aeroporto di Mariupol dove i miliziani del battaglione “Azov” avevano torturato le persone, ha riferito martedì il servizio stampa della Milizia Popolare della DPR. Si suppone che sia la famigerata prigione segreta “Biblioteka” (Biblioteca).

“Le forze di liberazione alleate DPR-Russia sono riuscite a prendere il controllo dell’aeroporto di Mariupol che i nazionalisti ucraini avevano usato come unità militare”, ha detto il servizio stampa. “Ogni terminale mostrava segni di uso militare dei suoi locali. Vi tenevano grandi quantità di armi, munizioni e cibo”.

È ormai evidente che la battaglia per Mariupol sia diventata ancora più importante che l’assedio di Kiev. Ci sono enormi conti in sospeso e la caccia capillare ai miliziani del battaglione Azov è la molla motivazionale assai inferiore sugli altri fronti.

A Kiev almeno una persona risulta uccisa nell’attacco di un drone russo contro il palazzo dell’Istituto per i materiali superduri a nord-ovest della città, parte dell’Accademia Nazionale delle Scienze dell’Ucraina. Un funzionario dell’intelligence del ministero della Difesa ha detto che tre persone erano morte, ma non c’è stata altra conferma del bilancio. “Nel raid le forze armate russe hanno usato i droni Orlan, uno dei quali ha sganciato una bomba, in seguito alla quale i locali hanno preso fuoco”, ha detto all’AFP il funzionario.

Le vittime civili

Sono almeno 925 i civili uccisi in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa, secondo i dati in possesso dell’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani (Unhchr). Un totale di 2.421 vittime civili sono state registrate nel paese, di cui 925 morti e 1.496 feriti. Tra i morti ci sono 11 ragazze, 25 ragazzi e 39 bambini. Secondo l’agenzia Onu è probabile che le cifre effettive siano “notevolmente più alte” soprattutto negli ultimi giorni “poiché la ricezione di informazioni da alcune località è stata ritardata e molti rapporti sono ancora in attesa di conferma”.

Videomessaggio di Zelenski al Parlamento italiano

Intervento questa mattina in videoconferenza davanti al Parlamento italiano del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Una cerimonia sobria, senza alcun dibattito, che ha visto intervenire, oltre a Zelensky, il capo dell’esecutivo, Mario Draghi, interrotto anche lui dagli applausi dell’Aula. Un’iniziativa che si è aperta con i brevi saluti introduttivi dei presidenti delle Assemblee di palazzo Madama e Montecitorio, Elisabetta Casellati e Roberto Fico. Presenti i principali leader di partito, pieni i banchi del governo, con la sola eccezione del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, impegnato in una visita allo stabilimento della Ferrari a Maranello.

Assenti per protesta dall’aula i parlamentari della componente di Alternativa ma anche il presidente della commissione Affari esteri del Senato, Vito Petrocelli, del Movimento cinque stelle, il quale invita a “stare fuori da questo governo interventista, che vuole fare dell’Italia un Paese co-belligerante”. “Penso che per il M5S sia arrivato il momento di ritirare ministri e sottosegretari dal governo Draghi. Questo governo ha deciso di inviare armi all’Ucraina in guerra, rendendo di fatto l’Italia un paese co-belligerante” ha dichiarato all’AGI Vito Petrocelli, presidente della Commissione Esteri del Senato. “Che senso ha confermare la fiducia ad un governo interventista? La maggioranza degli italiani non vuole alcun coinvolgimento del nostro paese in una guerra dagli esiti imprevedibili. Invito tutti i colleghi 5 stelle ad una riflessione su questa proposta” aggiunge Petrocelli.

“L’intervento di Zelensky di oggi non contribuisce in alcun modo al cessate il fuoco, né tantomeno è di aiuto nel processo diplomatico dei negoziati fra Russia ed Ucraina” affermano le parlamentari del gruppo ManifestA – “Il presidente ucraino fa delle richieste specifiche ai leader europei e Nato: invoca incessantemente l’invio di armi ed una no fly zone che gli è stata puntualmente negata”.

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