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30/03/2022

Una salutare crisi di governo (che non ci sarà)

Fu Matteo Renzi, nel 2014, a sottoscrivere l’impegno a portare la spesa militare in Italia al 2% del PIL. Poi ovviamente questa scelta criminale fu difficile da realizzare, in piena crisi economica.

Tuttavia l’aumento delle risorse pubbliche a favore delle armi fu costante. A danno della scuola e soprattutto della sanità, con un costo sociale e anche di vite umane che abbiamo visto esplodere nella pandemia.

Ora Mario Draghi, grazie alla guerra in Ucraina, può passare alla realizzazione di questo obiettivo che Donald Trump prima, e Biden poi, avevano brutalmente imposto ai paesi della NATO.

Per l’Italia sarebbe una mazzata terribile: 14 miliardi all’anno – 140 in dieci anni – in più per la guerra sottratti alle spese sociali e civili.

Sì, perché contemporaneamente il Presidente del Consiglio rifiuta lo scostamento di bilancio, cioè torna all'austerità. Cioè ogni centesimo che va alle armi viene sottratto ad altre spese.

Il partito di Giorgia Meloni, nuova fan di Draghi, ha proposto di finanziare l’aumento delle spese militari con il taglio del reddito di cittadinanza. I poveri pagano i carri armati, sembra una vignetta antimilitarista dei socialisti di fine '800, invece è la tremenda realtà della classe politica italiana di oggi.

Ma siamo davvero così disarmati al punto da non poter rinunciare alle nuove spese NATO? Non pare proprio. Secondo i dati del SIPRI di Stoccolma la spesa militare USA è di circa 800 miliardi di dollari all’anno. Quella dei paesi della UE di 235 miliardi. Insomma i paesi NATO e UE spendono per armi ogni anno più di 1000 miliardi.

La Russia spende invece circa 70 miliardi. Quindi la spesa della NATO, che da sola è la metà di TUTTA la spesa militare mondiale, è QUATTORDICI volte superiore a quella della Russia. Sarebbe ragionevole diminuire quella spesa, non aumentarla. Anche perché questo incremento si tradurrà soprattutto in un colossale affare per il sistema industriale degli USA, come è stato per i famigerati F-35.

Non è casuale dunque che i due capi di governo italiani più dipendenti dagli USA e il PD, primo partito della NATO, siano i protagonisti della folle corsa al riarmo del nostro paese. Corsa al riarmo che ha fatto indignare e vergognare il Papa, per questo censurato dalla RAI e dai principali giornali.

Se il governo Draghi cadesse proprio sull’aumento delle spese militari sarebbe un fatto salutare per la nostra democrazia e per la pace nel mondo.

La volontà della grande maggioranza degli italiani, contraria a questa decisione, sarebbe finalmente rappresentata nelle istituzioni politiche. Purtroppo non credo che questo avverrà.

Sì, Giuseppe Conte minaccia sfracelli, ma aggiunge anche che gli impegni andranno rispettati, solo un poco più in là, magari dopo le elezioni.

La crisi del governo più guerrafondaio dal 1945 ad oggi sarebbe una buonissima cosa, ma non credo che questa classe politica indecente, che vota tutto al 98%, abbia ora uno scatto di dignità. Troveranno il trucco per stare assieme e continuare a farci pagare tutto.

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