L’aumento delle spese militari fino al 2 per cento del Pil, opportunamente a nostro avviso, sta agitando da giorni la maggioranza del governo di Mario Draghi.
Nel Movimento 5 stelle cresce l’opposizione a questa misura dal sapore guerrafondaio ed emergono dubbi anche nella Lega.
Pesa anche il discorso piuttosto esplicito del Papa che ha parlato di “vergogna per quei paesi che stanno decidendo di aumentare le spese militari” riferendosi, pur senza esplicitarlo, ai paesi dell’Unione Europea.
Il provvedimento va votato martedi al Senato e sono già in corso le grandi manovre di Palazzo Chigi per evitare rischi. E’ prevista oggi una riunione online tra il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà e i gruppi parlamentari delle commissioni Esteri e Difesa impegnate sul decreto Ucraina per provare a raggiungere un’intesa. Un aumento della spesa in ambito militare (già oggi a quasi all’1,6 per cento del Pil) è infatti quanto previsto d’intesa con la Nato.
Alla Camera, la scorsa settimana, era stato votato da tutta la maggioranza, più Fratelli d’Italia, un ordine del giorno al decreto Ucraina che impegnava appunto il governo ad aumentare le spese per la difesa.
Conte, che in queste ore sta affrontando una nuova votazione da parte degli iscritti al Movimento per confermare la sua leadership, ha però ribadito la sua netta contrarietà. “La mia posizione e quella del M5s è contraria all’incremento massiccio delle spese militari in questo contesto e a carico del bilancio statale”. Conte si è detto pronto a confrontarsi con Draghi nei prossimi giorni, in sede governativa e parlamentare. “Questo governo di unità nazionale – ha spiegato – è nato con un patto per contrastare l’emergenza economica e sociale, e ora energetica, e per attuare Pnrr. Se oggi qualche forza politica o del governo vuole aggiungere a questo patto l’incremento delle spese militari sarebbe un elemento nuovo, e il governo dovrebbe ascoltarci” perché “se il governo ci mette davanti a un fatto compiuto farebbe una forzatura”.
Conte ha precisato che il M5s “non pensa assolutamente in questo momento a una crisi di governo” ma che l’esecutivo “ci deve ascoltare o si dovrà assumere la responsabilità di mettere in fibrillazione” la maggioranza.
Freddezza anche da parte della Lega. “Stiamo entrando nel secondo mese di conflitto in Ucraina. Ci sono uomini di Stato e di governo che parlano con troppa facilità di utilizzo di armi, bombe e missili, dall’altra parte dell’oceano addirittura di nucleare”, ha dichiarato Salvini. Ma si segnalano anche posizioni diverse nella Lega con il capogruppo leghista al Senato, Massimiliano Romeo, il quale afferma che il Carroccio è pronto a votare l’odg presentato da Fratelli d’Italia al Senato, che in sostanza ribadisce l’impegno di portare la spesa militare al 2% del Pil.
Ma anche svicolando sul voto sul Decreto Ucraina, il problema si ripresenterà tra poco quando la maggioranza potrebbe spaccarsi a inizio aprile quando dovrà essere approvata la risoluzione al Documento di economia e finanza (Def), che il governo punta a varare entro giovedì. Sarà nel Def che il governo dovrà mettere nero su bianco il pesante aumento delle spese militari, con 12 miliardi in più all’anno da raggiungere entro il 2024.
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