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29/03/2022

La strana alleanza asimmetrica tra USA e Ucraina

Anche il recente discorso di Joe Biden, – che delegittima un tavolo di trattative con Putin e dipinge la Russia come “il regno delle tenebre” – non è bastato al governo ucraino. Anzi, il portavoce di Zelensky ha fatto filtrare, sui media anglofoni, il disappunto del suo governo per l’assenza di “misure concrete” che per il presidente ucraino si traducono in finanziamenti, armi e, se possibile, soldati e aviazione NATO subito.

Una domanda sorge spontanea: Ucraina e Usa devono chiarire i rispettivi rapporti? Si, oltretutto la natura asimmetrica dei loro rapporti spiega molto dell’avvitamento di questa crisi. Eppure nel corso degli anni i rapporti tra USA, NATO e Ucraina sembravano essere organici tanto da far pensare, nel momento in cui l’Ucraina accettava la sfida a visto aperto con Mosca, che Zelensky avrebbe potuto esibire truppe e armamenti in misura più consistente. Ciò non è accaduto, nonostante alcuni passaggi importanti. Alcuni meritano di essere riassunti

- Nonostante il rifiuto, nel 1991, della NATO a far entrare l’Ucraina, appena nata, nell’alleanza (per motivi di opportunità politica) l’Ucraina già dal 1996 ha contribuito attivamente a tutte le operazioni e alle missioni a guida NATO, a partire da quelle in Bosnia, in Kosovo, in Afghanistan, alle operazioni anti-pirateria nell’Oceano Atlantico.

- Fin dal 1997 la NATO è presente a Kiev con un NATO Information Documentation Center (NIDC) e sin dal 1999 con una rappresentanza ufficiale, il NATO Liaison Office (NLO: Ufficio di Collegamento della NATO). Gli interlocutori chiave del NLO sono i locali Ministeri degli Affari Esteri e della Difesa, l’Ufficio Presidenziale, il Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale e il parlamento ucraino. La Rappresentanza della NATO in Ucraina fornisce consulenza a livello strategico nell’ambito del Pacchetto di Assistenza Globale della NATO per l’Ucraina fissato a partire dagli anni ’90.

- A partire da quel periodo gli alleati occidentali dell’Ucraina cominciano a supervisionare una riforma globale nel settore della sicurezza e della difesa ucraina. Il Summit dei Capi di Stato e di Governo NATO di Varsavia nel 2016 ha, così, avviato questo “pacchetto di assistenza globale” per l’Ucraina per sostenere gli sforzi di riforma dell’Ucraina relativi alle sue aspirazioni euro-atlantiche per l’adesione alla NATO. Tale “pacchetto di assistenza globale” è composto da cinque capitoli incentrati su: questioni politiche ed economiche; questioni militari e di difesa; risorse; problemi di sicurezza; e questioni legali. Come si vede la costituzione di un’alleanza prevede l’omogenizzazione dell’Ucraina, sul piano economico e legale-amministrativo, agli standard occidentali: una alleanza militare che è una riforma economica.

Quando, nel 2020, il governo Zelensky vara la procedura di accesso vero e proprio alla NATO il tutto sembra solo una formalità. Tanto più che nel marzo 2021 Zelensky emette un decreto che preannuncia il “recupero” delle zone della Crimea e del Donbass che hanno operato una secessione dal 2014. L’operazione è talmente forte, dal punto di vista politico, da far chiedere ad alcuni osservatori se l’Ucraina non volesse, di fatto, dichiarare guerra alla Russia. Tre mesi dopo il decreto Zelensky, il summit dei capi di Stato e di Governo NATO del giugno 2021 sancisce che “Georgia e Ucraina diverranno membri della NATO”.

Pochi mesi dopo, nei drammatici giorni di fine febbraio 2022, l’Ucraina si trova, di fatto, sola ad affrontare lo scontro con la Russia accusando gli “alleati” della NATO di fare poco o, se si preferisce, di parlare molto e di fare poco. Cosa è accaduto in questi mesi da far saltare quello che, dall’esterno, sembrava un accordo organico, costruito nel tempo, tra Ucraina, USA e NATO?

Sono le stesse frasi incendiarie di Biden sulla presidenza Putin a chiarire cosa non torna, almeno da parte USA. Secondo diverse fonti USA, Biden nel momento che ha dato del “macellaio” a Putin, facendo capire (poi ritrattando) che intende trattare con altro interlocutore dall’attuale presidente russo, ha preso le posizioni del complesso militare-industriale, del Congresso, dei media e di una parte di Wall Street che spingono per una recrudescenza della crisi. Dall’altra sia il dipartimento di stato americano (sostanzialmente, il ministero degli esteri) che il Pentagono sono, al momento, fermamente contrari a un ulteriore precipitare della crisi. Questa divisione, interna al potere USA, che Biden sta cercando di governare è alla radice del rapporto asimmetrico attuale tra USA e Ucraina e che, di fatto, ha gettato nella guerra il governo Zelensky quasi come un acrobata senza rete di protezione. Allo stesso tempo, nell’Unione Europea, la posizione dei vari paesi UE oscilla tra il trasformare l’Ucraina in un soggetto pieno di una guerra per procura e il salvaguardare, prima di tutto, gli interessi che ci sono, ancora oggi, con Mosca.

Secondo diversi osservatori una Ucraina vicina alla NATO, come oggi, ma non ancora nell’alleanza, dove ci sono europei e USA, avrebbe queste funzioni:

1) non implicherebbe un coinvolgimento diretto occidentale;

2) potrebbe rappresentare, per la Russia, una Siria, cioè un pantano, direttamente alle porte di casa trascinando, potenzialmente, Mosca in una lunga crisi.

Certo, non è quello che desidera Kiev che solo spingendo Washington ad azioni più incisive, e più pericolose a livello globale, può scongiurare di diventare la Siria degli anni ’20 trascinando, in questo disegno, anche gli europei. Allo stesso tempo gli USA devono fare i conti con diverse tendenze al loro interno e alcune, a livello di esteri e difesa, non proprio favorevoli all’Ucraina e ai suoi disegni. Insomma gli USA hanno lanciato, come si è visto preparandolo negli anni, il sasso ucraino ma a un certo punto hanno nascosto la mano. Allo stesso tempo, l’impronta americana sul sasso non si può certo nascondere. Cosa accadrà? In Georgia, nel 2008, è accaduto qualcosa di simile a quanto successo in queste settimane e il “sasso” georgiano è stato metabolizzato bene dalla Russia. Quello che accadrà invece nelle relazioni asimmetriche tra Usa e Ucraina determinerà una parte del destino europeo, e globale, dei prossimi anni.

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