Intorno al Donbass la battaglia tra Ucraina e Russia sarà simile alla Seconda guerra mondiale. Ad affermarlo è stato il ministro degli Esteri ucraino, Kuleba, dopo aver partecipato a una riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles.
“Mi dispiace dirlo, ma è vero: la battaglia per il Donbass vi ricorderà la Seconda guerra mondiale, con grandi manovre, migliaia di carri armati, mezzi corazzati e aerei”, ha sostenuto il diplomatico. “La Russia ha il suo piano, noi abbiamo il nostro e il risultato di questo scontro sarà deciso sul campo di battaglia”, ha dichiarato Kuleba.
Il giudizio di Mosca su questa significativa dichiarazione di guerra totale sul Donbass non si è fatto attendere.
“L’Ucraina è controllata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, i quali stanno spingendo il presidente ucraino Zelensky a proseguire le ostilità”, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, aggiungendo che Kiev vuole ritardare e persino sabotare i negoziati attraverso un allontanamento dalle intese raggiunte.
A tal proposito il diplomatico russo ha osservato che l’Ucraina ha presentato ieri a Mosca una bozza di intesa che si discosta dalle posizioni finora concordate nei negoziati ad Istanbul del 29 marzo.
In particolare, secondo Lavrov, l’Ucraina aveva inizialmente convenuto che le garanzie di sicurezza non si sarebbero applicate alla Crimea e a Sebastopoli e che eventuali esercitazioni militari potranno essere svolte dall’Ucraina solo con il consenso di tutti i paesi garanti, inclusa la Russia.
Tuttavia, nella nuova bozza di documento, questo paragrafo è sostituito dalla necessità di ottenere il consenso solo della maggioranza dei paesi garanti.
“Mi dispiace dirlo, ma è vero: la battaglia per il Donbass vi ricorderà la Seconda guerra mondiale, con grandi manovre, migliaia di carri armati, mezzi corazzati e aerei”, ha sostenuto il diplomatico. “La Russia ha il suo piano, noi abbiamo il nostro e il risultato di questo scontro sarà deciso sul campo di battaglia”, ha dichiarato Kuleba.
Il giudizio di Mosca su questa significativa dichiarazione di guerra totale sul Donbass non si è fatto attendere.
“L’Ucraina è controllata dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, i quali stanno spingendo il presidente ucraino Zelensky a proseguire le ostilità”, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, aggiungendo che Kiev vuole ritardare e persino sabotare i negoziati attraverso un allontanamento dalle intese raggiunte.
A tal proposito il diplomatico russo ha osservato che l’Ucraina ha presentato ieri a Mosca una bozza di intesa che si discosta dalle posizioni finora concordate nei negoziati ad Istanbul del 29 marzo.
In particolare, secondo Lavrov, l’Ucraina aveva inizialmente convenuto che le garanzie di sicurezza non si sarebbero applicate alla Crimea e a Sebastopoli e che eventuali esercitazioni militari potranno essere svolte dall’Ucraina solo con il consenso di tutti i paesi garanti, inclusa la Russia.
Tuttavia, nella nuova bozza di documento, questo paragrafo è sostituito dalla necessità di ottenere il consenso solo della maggioranza dei paesi garanti.
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La Russia sta avendo gravi perdite in termini di soldati nel corso della guerra in Ucraina e questa “è una grave tragedia per il Paese”. Ad affermarlo questa volta non sono i rapporti dell’intelligence britannica ma il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, in un’intervista all’emittente britannica Sky News.
La storia dell’Ucraina, secondo il portavoce russo, è cambiata nel 2014 con “il colpo di stato illegale” ed è diventata una nazione “anti Russia”.
Le autorità russe “per decenni sono state preoccupate per la propria sicurezza”, considerando che la Nato è vista da Mosca come “una macchina per lo scontro”.
“Non è un’alleanza pacifica. È stata costruita per lo scontro e il suo principale obiettivo è l’opposizione al nostro Paese”, ha detto Peskov.
Il portavoce del Cremlino ha poi evidenziato come il bombardamento contro l’ospedale per la maternità di Mariupol fosse “un falso”, mentre il massacro avvenuto a Bucha, vicino Kiev, “è un’insinuazione ben messa in scena, nient’altro”.
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L’Assemblea Generale dell’Onu ha approvato con 93 voti a favore la richiesta degli Usa di sospendere la Russia dal Consiglio dei diritti umani di Ginevra. Nella bozza di risoluzione approvata si chiedeva di “sospendere il diritto della Russia di far parte” del Consiglio esprimendo “grave preoccupazione per la crisi umanitaria in Ucraina, in particolare per le notizie di violazioni e abusi del diritto internazionale umanitario da parte di Mosca“.
La risoluzione per sospendere la Russia dal Consiglio per i diritti umani è stata approvata con 93 voti a favore, 24 contrari e 58 astenuti.
Per il via libera serviva la maggioranza dei due terzi dei Paesi votanti (dei 193 paesi membri delle Nazioni Unite). Nel conteggio contavano però solo i “Si” e i “No”, le astensioni non hanno valore ai fini della percentuale di consensi o meno sulla risoluzione.
L’agenzia Prensa Latina riferisce che diverse delegazioni diplomatiche di paesi del Sud hanno denunciato che il testo non era stato discusso preliminarmente con gli stati membri delle Nazioni Unite.
L’ambasciatore cubano all’Onu, Pedro Luis Pedroso, ha motivato il voto contrario alla risoluzione spiegando che un tale meccanismo è facilmente utilizzabile in modo selettivo: “oggi è la Russia, domani può essere chiunque, in particolare le nazioni del sud che non si piegano agli interessi del dominio e difendono la propria indipendenza”.
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