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02/09/2022

Unione Popolare all’assalto degli extraprofitti e stop alla guerra

Alle spalle dei candidati campeggia il grattacielo dell’Eni, davanti – per una singolare coincidenza – c’è un palazzo con uffici dell’Acea. A entrambe devono essere fischiate le orecchie durante la conferenza stampa di presentazione dei candidati di Unione Popolare di Roma e del Lazio.

La richiesta di tassazione al 90% degli extraprofitti accumulati dalle società energetiche a causa della speculazione dei prezzi del gas, viene declinata con precisione da Luigi De Magistris e dagli altri candidati.

Nel caso dell’Eni si tratta di 8 miliardi ma l’azienda su cui lo Stato esercita la golden share sembra aver pagato regolarmente la prima rata del prelievo previsto sugli extraprofitti. Non l’ha fatto invece Acea, la multiutility romana diventata una multinazionale, in cui il Comune di Roma ha il 51% delle azioni. Fatto sta che alla prima scadenza prevista dalla legge lo Stato ha incassato solo 1,1 miliardi sui 4 previsti dalle varie società che forniscono e vendono energia nel nostro paese.

“La guerra insieme alla speculazione e alle privatizzazioni è la causa di tutto questo” ha detto Luigi De Magistris, il front man dell’Unione Popolare, ovviamente più ricercato e intervistato dai giornalisti sempre più a caccia del “personaggio” che dei contenuti che rappresenta ed esprime.

Unione Popolare a Roma e nel Lazio ha messo in campo una squadra di candidati molto articolata che hanno preso via via la parola. Ci sono i veterani come Paolo Ferrero ma anche giovani attiviste come Beatrice Gamberini, c’è una personalità preziosa come l’ex console Enrico Calamai e attiviste delle periferie come Maria Vittoria Molinari. E poi l’ex europarlamentare Eleonora Forenza, intellettuali come Raul Mordenti e giovani precarie come Margherita Cantelli, medici di prima linea come Elisabetta Canitano e tanti altri/e.

I candidati e gli attivisti sotto il palazzo dell’Eni esibiscono le riproduzioni di due bollette del gas. Sulle cause di una emergenza prezzi che sta diventando l’ipoteca sulle elezioni e sul dopo elezioni, la denuncia sulle responsabilità da parte dell’Unione Popolare sono chiare, tra queste il suicida coinvolgimento dell’Italia nella guerra voluto da Draghi e dai “draghiani” (Letta, Di Maio, Calenda ma anche l’atlantica Meloni). Una ipoteca pesante che si va ad aggiungere alla spaventosa e insopportabile crescita delle disuguaglianze sociali che richiede ormai terapie d’urto nella redistribuzione della ricchezza.

“Va revocato subito l’indecente aumento delle spese militari” afferma Beatrice Gamberini, “le risorse servono alla sanità non alla guerra, abbiamo visto durante la pandemia cosa ha significato avere una sanità pubblica al collasso”. Esplicito su questo anche Paolo Ferrero secondo il quale le guerre non si vincono ma si fermano. “Le sanzioni vanno tolte e va ripreso il negoziato, anche con la Russia” sostiene Ferrero.

La conferenza di presentazione di Unione Popolare e dei suoi candidati a Roma si è intersecata con una diretta televisiva su La 7. Ma i sondaggi e gli spazi televisivi continuano a negare l’esistenza e le proposte dell’Unione Popolare esercitando una manipolazione fin troppo spudorata che perimetra chi viene ammesso alla competizione politica e chi ne deve essere escluso.

È ancora una strada tutta in salita, ma l’ottimismo della volontà non scarseggia tra le attiviste e gli attivisti dell’Unione Popolare. È nata per essere nelle strade e probabilmente in esse cercherà quella visibilità e consensi che il sistema del Partito Unico degli Affari continua a negargli in tutti i modi.

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